E’ con grande piacere che vi presentiamo la nuova rubrica “New Rave world” del mitico Alessandro
Cola, neo autore fresco di pubblicazione, grande conoscitore della cultura Rave-underground, oltre che
uno dei fondatori di “kernel panik sound system”, leggendaria “crew” della scena teknorave; la quale facendo scuola di free tekno-music ha esportato e fatto conoscere la cultura Rave, sia in Europa che attraverso tutta l’America latina. Finalmente dopo qualche tentativo mal riuscito una rubrica ed una persona degna di Dolce
vita, ma soprattutto degna di questa importantissima cultura giovanile, che ha di fatto segnato la vita di moltissimi giovani e non solo.
Lo tzunami che scosse, verso la metà degli anni ’70, l’isola della Gran Bretagna, in particolare Londra e la East Coast del Nord America con il black out di New york, altro non era che quell’irascibile e destabilizzante controcultura del Punk. L’arte di arrangiarsi, di autoprodursi e autogestirsi, il “D.I.Y” ( do it yourself, fatto da solo) erano i principi su cui si basava l’intero movimento. Poi c’era la dissacrazione di ogni forma di controllo, di ogni autorità, di ogni religione. In poche parole, anzi, in una sola, ANARCHIA. Dopo pochi anni questa sub-cultura veniva inghiottita dallo show business, che non fece altro che trasformarla nell’ennesima pagliacciata all’interno del grande circo del Rock’n Roll, facendogli perdere quell’energia e quel potenziale fortemente presente all’inizio. Invece, proprio grazie a quelle radici piantate in quei riottosi periodi, prendeva forma un altro grande fenomeno che fece da smussamento, deragliamento e rottura verso quella statica e odiosa tendenza che nel frattempo era nata, si era sviluppata e cristallizzata allo stesso tempo, la Disco Music. Questa nuova ondata di spontaneità, gioia, sperimentazione e puro delirio prendeva il nome, appunto, di RAVE’S PARTY!!!
Prima che nacque un vero e proprio movimento, i primi raduni che caratterizzavano la seconda metà degli anni ’80 nascevano in una delle città culla della rivoluzione industriale, la ferragliosa e ruggente DETROIT. Anche Chicago fece da centro nevralgico agli albori della scena, visto l’elevata presenza di afroamericani che cominciarono a mixare di tutto, dal Soul al Funk, dai Kraftwerk alla Disco Dance, riprendendo proprio dal punk il principio di farsi da soli la musica che volevano mixare. Questo fu l’inizio della ACID-HOUSE. Piccoli clubs, poco più che adatti per far ballare qualche centinaio di persone, con un ritmo inconsueto e nuovi suoni, frutto di mescolamenti di generi musicali diversi, campionamenti di tracce famose sparse un po’ ovunque all’interno delle selezioni dei dj, facevano ballare e scalpitare i primi inconsapevoli RAVERS. I fattori che determinarono la nascita e la diffusione della “RAVE SCENE”, non si limitarono soltanto a questioni musicali. In questa circostanza oltre allo svilupparsi di nuove tecnologie che facilitarono nuove sperimentazioni sonore sempre più alla portata di tutti con nuovi hardware sempre più efficienti, una parte di primaria importanza la fecero anche la diffusione di nuove sostanze chimiche psicotrope. L’XTC e l’MDMA; che insieme a bpm elevati, ballo sfrenato, ripetizioni di beat lungo tutta la durata della notte, luci stroboscopiche, riuscivano a trasmettere quella fondamentale empatia, per la riuscita dei “parties”. Quello che sperimentavano quei giovani in quelle notti sfrenate era molto simile ad una sorta di rituale “psicomagico”, raduno “tec-neo-pagano”, dove l’alterazione di coscienza e l’annullamento spazio temporale la faceva da padrone. Ovviamente un qualcosa di così potente necessitava di spazi più ampi, non solo fisicamente. Tutta questa energia che si sprigionava non poteva essere certo rinchiusa nelle quattro mura di un club , magari ubicato sotto palazzi di condomini. La necessità e il potenziale insito della nuova scena nascente portò ad organizzare questi raduni in delle “Warehouse”, capannoni in disuso, abbandonati o presi in affitto per una notte. Di certo, una città come DETROIT non aveva problemi ad avere spazi consoni a queste nuove tribù che si andavano formando. Ed ecco che dagli Stati Uniti d’ America cominciano ad arrivare i primi segnali al vecchio continente, grazie anche ai dj che viaggiando si portavano dietro le loro selezioni rigorosamente su vinile.
In Europa la scena prende piede in un batter d’occhio, dove migliaia di giovani si lasciano portare in queste metaforiche, poi neanche tanto, terre di confine, dove tutto può accadere. La vecchia Europa, con la sua storia di sangue, guerre, devastazioni e brutalità di ogni sorta, esige da subito un livello più impegnativo in
questo nuovo gioco. Ed ecco che i suoni si induriscono, si fanno più cupi, il beat si fa più martellante. Siamo negli anni ’90. La nascita della TECHNO. Da Londra ad Ibiza, da Rotterdam a Berlino fino ad arrivare a Roma, che avrà un posto di primo piano nella storia della musica elettronica, nel movimento dei Rave’s party e nel “Techno-nomadismo.” Anche da noi queste feste vengono svolte in semi-legalità nei dintorni delle città, prime fra tutte la capitale. Ma il potenziale della scena ancora una volta vuole manifestare tutta la sua indomabilità e anche la semi-legalità gli va stretta. Ed ecco così che i Rave’s approdano in pieno nel mondo underground. Dopo un inizio contrastato da diversi episodi di intolleranza da parte degli stessi ambienti alternativi più ortodossi, che storcevano il naso ad accogliere quella musica fino ad allora, “dominio di bori, coatti e fasci”, si cominciano ad organizzare Techno Party all’interno dei centri sociali e veri e propri Rave’s completamente autorganizzati e autogestiti, che prenderanno il nome di “ILLEGAL RAVE” o nel nord Europa “Free Party”! Il diffondersi di questo virus non lascia impassibile i tutori dell’ordine costituito; in Inghilterra, dove il fenomeno raggiunse livelli abbastanza preoccupanti per l’estabilishment, visto che si crearono connessioni e coesioni tra le varie realtà borderline presenti in U.K., venne fatta una legge speciale ad hoc, il CRIMINAL JUSTICE BILL, poi diventata effettiva, quindi CRIMINAL JUSTICE ACT, varata il 4 novembre del 1994. Questa legge dava poteri speciali alle forze di polizia nei confronti di RAVERS, SQUATTERS, TRAVELLERS.
A cura di : ALESSANDRO KOLA aka: “ak77” featuring FILO GREEN
Pubblicato su Dolce Vita n° 22 – Maggio/Giugno 2009