Fratelli, sperimento in prima persona ciò che tenterò di dirvi. La trave portante di questo numero di “Dolcevita” è “Povera Italia” e sebbene non manchino gli argomenti per poter sviluppare il tema . . . mi accorgo che nulla di quello che potrei dire avrebbe l’impatto sufficiente a far riflettere una mosca, su quanto sia stato svuotato anche il concetto di militanza civile attraverso l’espressione delle proprie opinioni, anzi, se ci penso bene non esistono più nemmeno opinioni, al massimo pareri personali; le prime sono ad appannaggio dei professionisti televisivi con la qualifica appunto di “opinionista” ed i secondi non contano nulla, sono come i coglioni, ognuno ha i propri.
Cazzo fratelli, ce lo siamo presi in quel posto e pare che ci piaccia pure, o meglio, che non faccia poi così male. Tutto è stato trasformato in una merce, dai sentimenti alla passione, dalle idee alle rivoluzioni culturali e tutto è disponibile sugli scaffali dei supermercati come la maionese ed il dentifricio. Chi mi legge in “Oltre il cancello” ha l’opposto del privilegio e sperimenta sulla propria persona quanto sia vero che la civiltà di un popolo si misuri dalla qualità delle proprie prigioni. Per fortuna il nostro Paese ha dato i natali a tante di quelle persone eccezionali da cui attingere la linfa vitale che ci possa mantenere in una condizione cerebrale degna di essere chiamata vita, ho scelto un testo dell’indimenticabile Sig. G. e ve lo propongo senza censure (cosa che diventerà sempre più rara e che oltre il cancello vive nella sua forma più atroce): Godiamone fin che possiamo!
Io G. G. sono nato e vivo a Milano.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.
Può darsi che mi sbagli
che sia una bella idea
ma temo che diventi
una brutta poesia.
Mi scusi Presidente
non sento un gran bisogno
dell’inno nazionale
di cui un po’ mi vergogno.
In quanto ai calciatori
non voglio giudicare
i nostri non lo sanno
o hanno più pudore.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
se arrivo all’impudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi
e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo
per essere orgogliosi.
Mi scusi Presidente
ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere
al tempo del fascismo.
Da cui un bel giorno nacque
questa democrazia
che a farle i complimenti
ci vuole fantasia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
pieno di poesia
ha tante pretese
ma nel nostro mondo occidentale
è la periferia.
Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po’ sfasciato.
E’ anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che tutto è calcolato
e non funziona niente.
Sarà che gli italiani
per lunga tradizione
son troppo appassionati
di ogni discussione.
Persino in parlamento
c’è un’aria incandescente
si scannano su tutto
e poi non cambia niente.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
dovete convenire
che i limiti che abbiamo
ce li dobbiamo dire.
Ma a parte il disfattismo
noi siamo quel che siamo
e abbiamo anche un passato
che non dimentichiamo.
Mi scusi Presidente
ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui mi incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos’è il Rinascimento.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio.
Mi scusi Presidente
ormai ne ho dette tante
c’è un’altra osservazione
che credo sia importante.
Rispetto agli stranieri
noi ci crediamo meno
ma forse abbiam capito
che il mondo è un teatrino.
Mi scusi Presidente
lo so che non gioite
se il grido “Italia, Italia”
c’è solo alle partite.
Ma un po’ per non morire
o forse un po’ per celia
abbiam fatto l’Europa
facciamo anche l’Italia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
GIORGIO GABER
Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore, 1 gennaio 2003
Jazzon
Pubblicato su Dolce Vita n°23 – Luglio/Agosto 2009