Il gruppo hip hop californiano si è esibito il 12 luglio assieme a Public Enemy e House of Pain. Ne abbiamo approfittato per parlare con l’mc Sen Dog di cultura hip hop, impegno sociale, marijuana e progetti discografici. LEGGI L’INTERVISTA
Negli anni ’90 i Cypress Hill si imposero all’attenzione mondiale per il loro stile particolare, definito da molti hip hop hardcore, e per i loro divertiti inni alla legalizzazione delle droghe leggere. Nel tempo sono diventati una delle formazioni rap più influenti e, grazie al proprio approccio eclettico e alle commistioni sonore con cui hanno arricchito i propri dischi, sono riusciti a farsi amare anche da chi di hip hop non è propriamente appassionato. Il 12 luglio, la band formata dagli mc Sen Dog e B-Real, da dj Muggs e dal percussionista Eric Bobo si è esibita all’Arena Civica di Milano, la stessa sera di altri due gruppi che, in misura differente, hanno fatto la storia del rap: si tratta dei Public Enemy, che a partire dagli anni ’80 amalgamarono hip hop e politica come nessun altro prima di loro, e degli House of Pain, forti negli anni ’90 della hit incendiaria Jump Around e tornati oggi a calcare i palchi assieme dopo un lungo periodo di pausa. Abbiamo parlato di questo e di molto altro con uno dei protagonisti di questo evento, Sen Dog dei Cypress Hill, che ci ha salutato al telefono con un festoso “Yo yo yo! This is Sen Dog, man!” e ha farcito la chiacchierata di “You know what I mean” che per comodità non riporteremo.
A Milano avete suonato sullo stesso palco di altri due leggendari gruppi hip hop, i Public Enemy e gli House of Pain…
Ogni volta che abbiamo la possibilità di suonare assieme ai Public Enemy, che sono i veri dei dell’hip hop, per me è un sogno che diventa realtà. Assieme ai Run DMC e ai Beastie Boys sono stati i gruppi che per noi hanno avuto un’influenza maggiore, perché hanno sperimentato di più con sonorità differenti e hanno mischiato l’hip hop con il rock’n’roll. Chuck D per me è stato importantissimo non solo perché sono un suo fan, ma anche come amico, perché mi ha sempre dato consigli utili e sinceri. Quindi suonare al fianco suo e degli altri Public Enemy, che non sono stati solo un gruppo hip hop, ma un vero e proprio movimento, mi emoziona ancora tantissimo.
Avete arricchito spesso i vostri dischi con suoni rock: questo influenza anche i vostri live?
Proprio così, amico, hai centrato in pieno. Nei nostri live facciamo canzoni da un po’ tutti i nostri album, ci mettiamo tutto il repertorio Cypress Hill, perciò puoi stare sicuro che ci sarà sempre anche del rock’n’roll.
Parlando della scena hip hop americana di oggi, non trovate che, salvo le dovute eccezioni, sia venuta meno l’attenzione nei confronti delle tematiche sociali tanto care ai rapper che hanno cominciato negli anni ’80 e ’90?
Sì, le cose sono cambiate. In molti si sono dimenticati di quella che è la vera cultura hip hop, delle tematiche che l’hanno resa forte, e hanno cominciato a parlare solo della loro bella macchina o delle ragazze che si fanno. È uno stile che non mi è mai andato a genio, perché al di là della sperimentazione sonora io sono un purista del rap, la mia radio suona ancora i pezzi di Grandmaster Flash e di tutti i grandi dell’hip hop. È come per il rock, che negli anni ’80 si è impantanato nel glam rock: credo che oggi si possa parlare di glam rap. Ma sono sicuro che ci sarà una rinascita della cultura hip hop.
Una delle tematiche che affrontate più spesso è la legalizzazione delle droghe leggere: non trovate che però negli anni non si siano fatti molto passi avanti in questo senso?
Sai, in realtà credo che ci siano stati dei progressi. In molti stati americani la marijuana è stata legalizzata per scopi terapeutici e man mano che si va avanti sono convinto che altri stati si adegueranno. Il fatto che la marijuana non sia ancora stata legalizzata per tutti non significa che non ci siano stati dei successi. Ora la gente non guarda alla cannabis solo come una cosa negativa. E finché la nostra battaglia non sarà vinta, noi andremo avanti a lottare!
Cantate sia in inglese che in spagnolo: in quale lingua vi sentite più a vostro agio?
In inglese. Sai, noi abbiamo origini latine ma siamo comunque cresciuti negli Stati Uniti. Ci piace rifare le nostre canzoni in spagnolo, ma solo per arrivare ad ancora più gente. Ma finisce lì. E finché io sono Sen Dog dei Cypress Hill, mi sentirai fare solo hip hop hardcore, non mi metterò certo a fare reggaeton! [ride]
State già lavorando a nuove tracce?
Assolutamente sì, stiamo lavorando con il dj dubstep inglese Rusko, e sono molto soddisfatto di quel che ne sta venendo fuori.
Avete superato tutti i quaranta: è più facile fare hip hop, finché si è ventenni?
È sempre lo stesso anche oggi, perché continuiamo a fare quello che amiamo e quindi ci mettiamo sempre la stessa passione e lo stesso impegno. Ve ne accorgerete quando ci vedrete sul palco a Milano!
Bene, direi che è abbastanza…
Aspetta, volevo aggiungere una cosa! Grazie a tutti i nostri fan che ci hanno supportato finora, siamo in giro da vent’anni ed è solo grazie a voi. Per noi i fan sono la nostra famiglia, per cui se qualcuno di voi volesse fermarci per chiederci “come va?”, noi saremo sempre contenti di scambiare due chiacchiere. Ricordatevi che vi vogliamo bene!
Fonte: sky.it