Non è uno scherzo: in Svizzera è arrivato il primo corso terapeutico per chi si sente sopraffatto dall’eccesso di tv, internet, mail etc. Perché essere raggiungibili ovunque e sempre sarà anche comodo, ma provoca pure un bello stress.
Ogni droga ha la sua terapia. Per l’eroina c’è il metadone. Per l’alcolismo i gruppi di auto-aiuto. Per il tabagismo, l’astinenza e le sigarette elettroniche.
Ma per l’overdose da informazioni, ora che al bombardamento quotidiano a base di televisione, radio e giornali si è aggiunto quello proveniente dagli strumenti connessi alla Rete – pc, smartphone e tablet – non si conosce ancora un rimedio.
Al Museo della Comunicazione di Berna , ne hanno sintetizzato uno mai visto prima: la “Comucaïne”. Si assume sotto forma di libretto di consigli, somministrati al termine del percorso espositivo della mostra “Warnung: Kommunikation gefährdet” (attenzione, la comunicazione fa male). La mostra è stata inaugurata pochi giorni fa, e rimarrà aperta fino al 15 luglio 2012.
«Oggi il problema dell’information overload ci riguarda tutti»,s piega la direttrice del museo Jacqueline Strauss: «Siamo tutti comunicatori. I progressi sociali e nella tecnologia hanno accelerato la globalizzazione, la liberalizzazione e l’individualismo. Siamo tutti costantemente raggiungibili, dovunque e a qualsiasi ora».
Bisogna stare attenti a non raggiungere il punto di rottura, che è diverso per ognuno, come è diverso il modo di rapportarsi allo stress. Vigilare. Controllare i sintomi e porsi delle domande. «Cosa voglio? Di cosa ho davvero bisogno? Cosa può servire?», elenca Strauss. «E ultimo, ma non meno importante: cosa posso cambiare? Fare una cernita fra quello che è utile e quello che non lo è. Ma è più facile a dirsi che a farsi».
All’ingresso della mostra, i visitatori si trovano immersi nella penombra, circondati da una serie di scaffali che corrono lungo le pareti e su cui sono disposti 12 mila libri: tanti quanti ciascuno di noi dovrebbe leggere per mettersi in pari con il diluvio di messaggi a cui viene sottoposto quotidianamente. Se si considera che una persona normale in un giorno e senza concedersi altre distrazioni, può leggere al massino un libro di 350 pagine, si comprendono meglio le dimensioni del carico informativo a cui siamo sottoposti. Su un televisore, una ragazza si rivolge ai visitatori: «La pubblicità trabocca dalle nostre buche delle lettere, lo spam intasa la posta elettronica. Vi sentite stressati, sopraffatti, sbiaditi?».
Se la risposta è sì, non resta altro da fare che seguire il percorso espositivo che, come in una “clinica” passa prima per un check-up volto ad accertare le condizioni del paziente, a cui seguono i trattamenti veri e propri. «E’ difficile consigliare un’unica strategia, non ci sono soluzioni pronte per l’uso», commenta Strauss. «Qualche dritta: prendere del tempo per sé stessi e gli altri, fare una pausa, pianificare in anticipo per capire quello che deve essere fatto, non darsi al multitasking (non funziona, anzi causa ancor più stress), pigiare il pulsante “off” e concedersi del tempo per rigenerarsi».
Dopo il check-up, inizia la terapia vera e propria: prima la ‘sala di meditazione’ in cui rilassarsi e chiudere gli occhi, fermando i pensieri. Poi quella dedicata al riequilibrio. Assi di legno alle pareti e pietre sul pavimento, simula un’immersione nella natura, un piccolo Eden, dove ascoltare il canto degli uccelli e il rumore dell’acqua che scorre.
«La calma, la pace della mente», prosegue la direttrice, «aiutano molto a raggiungere una forma di comunicazione bilanciata. Aiuta entrambi: mittente e destinatario della stessa. Il processo per raggiungere un simile stato può essere lungo e condurre a dei cambiamenti fondamentali nel vostro stile di vita».
All’uscita, da un dispenser, si ritira la Comucaïne. E se i consigli contenuti nel libretto non dovessero bastare, c’è pure una pagina Facebook (in tedesco) a cui chiedere assistenza.
Ricordandosi però di spegnere il computer subito dopo.
Federico Guerrini
Fonte: espresso.repubblica.it