«Ganja Fiction è un progetto ricco di talenti. La somma fa il totale, e se ognuno dimostra almeno ciò che ha già dimostrato… beh, le aspettative possono essere davvero ottime. » Claudio Caminito, organizzatore generale di “Ganja Fiction”, presenta così il film, l’uscita prevista per quest’anno. Girata tra Roma ed Amsterdam, la pellicola nasce da un’idea del giovane regista Mirko Virgili che ne cura personalmente anche il montaggio, lavorando al progetto con la versatilità e il dinamismo che rendono il suo uno stile molto personale.
E proprio Mirko Virgili svela da dove è nata l’idea di un lavoro come questo: «Dopo aver girato, in precedenza, due corti che affrontavano il tema della droga (“Matrioska-La morte apparente” nel 2005, in co-regia con Samuel Masi, e “Spacciamorte” nel 2007), volevo girare un terzo corto per farne una trilogia: stavolta, però, con sfumature diverse dai precedenti. A differenza dei primi due che erano di genere thriller-horror, “Ganja Fiction” è una commedia pulp, come è stato definito da alcuni.» Una commedia che lo stesso regista si auspica possa confermare l’impatto più che positivo che il corto ha avuto nei confronti di pubblico e critica.
Due giovani italiani ad Amsterdam, e tanti guai in cui districarsi bene. In fuga da un coffee-shop si vedono correre lungo i canali di Amsterdam: la vicenda inizia così, e il motivo è ignoto. Ma, quando al centro di tutto c’è “lei”, la marijuana, sembra che tutto abbia un inizio e una fine. Sembra, appunto. Un viaggio indietro nel tempo sarà per Becchino, il protagonista (A. De Rosa), l’inizio di un susseguirsi di situazioni ad alto rischio, come in un film pulp che si rispetti. Con lui altri personaggi: da Sasà (R. Solpietro) a Spadino (C. Caminito), passando per Bianca (C. Stafida), Er Conte (G. Tocci) e O’ Varano (E. Mahieux, vincitore in passato anche di un David di Donatello) che con cinismo ma anche tanta goffaggine, danno il giusto “mood” alla vicenda. Nel cast anche Francesco Venditti (nei panni di Mr. Nice), Francesco Primavera (Bazuka), G. Max dei Flaminio Maphia (Bomba), Ciro Petrone (Foglia); infine, Duke Montana dei Truceklan veste i panni di uno dei cugini Rotella (banda di spietati killer napoletani), Gabriele Reale interpreta Baracchetta e vediamo Eros Barbieri interpretare il ruolo di Mr. Grady. Completano il cast, Matteo Vezza, Raffaele Vannoli e Alfio Sorbello, nei panni degli abili imbroglioni al tavolo da poker. Tra le colonne sonore del film, citiamo il brano “High grade” di Raina feat Lion D (nell’album di Raina “Che colpa ne ho”), “No Police” dei Quartiere Coffee; partecipano, infine, Giulia Mazzoni col brano “Death March” e Radici nel Cemento con il brano “Sognando Jamaica” e “Menevojoannà”. Inoltre si vedrà la collaborazione di importanti artisti di fama internazionale che hanno voluto essere nel progetto, ma che non possono essere ancora noti. Il film, la cui sceneggiatura porta la firma di Guido Ludovici, è sponsorizzato da Green House e prodotto dalla Spoilt, casa di produzione di Samuel Masi (qui anche direttore della fotografia) e Mirko Virgili, in co-produzione con Davide Di Pasquale. Per concludere, proprio Mirko Virgili affronta il tema più caldo del suo lavoro: il rapporto tra piccola produzione e grande distribuzione: «Fortunatamente per le piccole produzioni indipendenti come la nostra i tempi sono cambiati, e la tecnologia moderna ci dà possibilità di lavorare anche a budget molto ridotti, cosa che invece non era possibile fino a qualche anno fa, e in qualche caso, nonostante il budget ridotto, alcune produzioni riescono a tirare fuori un buon prodotto. In America, ad esempio, a differenza del nostro Paese, alle distribuzioni interessa che il prodotto sia commerciale, che susciti l’interesse del pubblico al fine di dare buoni riscontri al botteghino e, di conseguenza, fare soldi! In Italia, invece, non è cosi: molto spesso i giovani registi indipendenti vengono ignorati del tutto. Personalmente conosco registi in gamba che, purtroppo, in Italia non hanno trovato ancora il loro spazio. Nonostante tutto mi auguro che prima o poi le cose possano cambiare anche qui da noi, arrivando così ad un punto di incontro con la produzione.»
Fonte: CorriereInformazione.it