“Adamo era semplicemente un essere umano e questo spiega tutto. Non voleva la mela per amore della mela. La voleva soltanto perché era proibita. Lo sbaglio fu di non proibirgli il serpente, perché allora avrebbe mangiato il serpente.” (Mark Twain – Scrittore, Filosofo del secolo scorso).
E’ opinione comune che il proibizionismo ha come fine quello di far sradicare le ‘droghe’ dalla società, e vietandone la vendita, l’acquisto, la produzione e la detenzione, e infliggendo sanzioni per il semplice uso, si pensa che questi metodi possano funzionare da deterrente per una diminuzione dei consumi.
La storia ha dimostrato che niente è più falsa di questa credenza, ed infatti da quando esiste il proibizionismo sulle droghe, fatto relativamente recente, il suo uso non ha fatto che aumentare rispetto a quando tali sostanze non erano vietate. Anzi analizzando anche la sociologia, la psicologia e nonché la cultura popolare si può dimostrare senza ombra di dubbio, che il proibizionismo sortisca un effetto esattamente opposto.
Già nella Roma del 40 a.C., il poeta romano Publio Ovidio Nasone scriveva “Nitimur in vetitum semper cupimusque negata”: Tendiamo sempre a ciò che è vietato e bramiamo ciò che ci viene negato.
Per i “sovrani” di qualsiasi epoca il desiderio di avere un popolo apparentemente ‘virtuoso’ e realmente sottomesso è viscerale e per tramutare il desiderio in fatti concreti, fin dai “tempi del Paradiso Terrestre” furono introdotti dei divieti, anche senza senso, ma ben sapendo che questi divieti sarebbero stati violati, la paura e la minaccia scattano automaticamente, giustificando in tal modo la forza del Potere verso i criminali inventati per l’occasione … partendo dai poveri Adamo ed Eva!
Niente di più semplice, per sottomettere al proprio controllo un popolo e chi mal sopporta i divieti inutili, che continuare a proibire usi e costumi non convenzionali al Potere stesso: “Il proibire una moltitudine di azioni indifferenti non è prevenire i delitti che ne possono nascere, ma esso è un crearne dei nuovi”, scriveva infatti Cesare Beccaria, nel famoso Dei delitti e delle pene, “Le cose vietate fan crescerne la voglia”, diceva Luigi Alamanni nel XVI secolo, e visto che le cose non sono mai cambiate nei comportamenti umani circa i divieti, da quando è stato posto il divieto della cannabis nel 1937 negli USA, il suo uso non ha fatto che aumentare nonostante gli Stati Uniti continuino ad essere il Paese più proibizionista e contemporaneamente il maggiore al mondo, come percentuale di ‘adepti’, per consumo della sostanza.
L’Italia in base ai dati dell’ Emcdda (Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze), diffusi qualche giorno fa, nell’ultimo anno ha raggiunto il primo posto per consumo di cannabis in Europa: “L’Emcdda ha preso in esame la popolazione compresa nella fascia che va dai 15 ai 64 anni ed ha rilevato che l’Italia ha la medaglia d’oro in Europa per consumo di cannabis nell’ultimo anno (14,3%)”.
Sono quindi poco credibili (per non dire assolutamente inconsistenti) gli annunci ‘trionfanti’ di Giovanardi sulla diminuzione dei consumi, che non possiamo non definire “l’ennesima bugia” per giustificare le attuali politiche esageratamente proibizioniste.
Secondo alcune stime, ci sono in Italia circa 5 milioni di consumatori di cannabis, che secondo alcuni calcoli arriveranno a 12 milioni nei prossimi anni, ma comunque sia, queste cifre danno l’ampiezza del fenomeno a dimostrazione ed evidenza di una parte della società che esiste e che può e che deve reclamare i suoi diritti alla libera scelta e per la tanto sacralizzata “privacy”.
Fare propaganda sull’uguaglianza fra tutte le sostanze come hanno fatto Giovanardi e il DPA con la cannabis e l’eroina, non ha fatto che far crescere la curiosità verso le sostanze ritenute più ‘trasgressive’ ma notevolmente più pericolose, e da quando è stata introdotta questa comparazione è aumentato infatti il consumo di eroina.
Da questo punto di vista che riteniamo ‘pericoloso’, l’iniziativa del Dipartimento Politiche Antidroga, che ha avviato un programma ‘educativo’ che dovrebbe, già dalle scuole elementari, educare (incuriosire) sui danni (effetti) delle sostanze stupefacenti, non fa altro che stimolare la curiosità di bambini inconsapevoli, con tutte le dannose conseguenze che possono provocare la paura e le minacce senza un’adeguata informazione ed educazione sull’uso e sull’abuso.
Consideriamo ora anche l’enfasi che pongono i media sulla lotta alla droga, elencando giorno per giorno le ‘incredibili’ operazioni delle forze dell’ordine che il più delle volte finiscono per acciuffare piccoli spacciatori o ancor peggio dei semplici consumatori che detengono una quantità di poco superiore a quella consentita e increduli continuiamo a constatare che nessun giornalista degno di questo appellativo si ponga il quesito se e che cosa possono risolvere, se non anzi danneggiare, queste operazioni?
La droga, qualunque essa sia, è il bene di più facile reperibilità, si trova in ogni luogo, in qualsiasi ora, e viene offerta a tutti indifferentemente dall’età, e quindi, se le droghe, tutte, rappresentano un pericolo per i minori, che senso ha far rimanere il fenomeno nel monopolio del mercato illecito senza controllo, vista l’ampiezza di tale mercato?
Oltretutto è evidente di come le operazioni si riducano a poca cosa nel reale contrasto della diffusione, pur provocando migliaia di inutili carcerazioni ogni anno, ed anche quando i sequestri riguardano notevoli quantità, anche di droghe pesanti, non ‘impensieriscono’ in alcun modo il ‘mercato’ degli stupefacenti ‘appaltato’ alla criminalità organizzata, che anzi attraverso la commistione dei mercati possono essere disponibili contemporaneamente nella medesima piazza con il massimo profitto e il minimo rischio d’impresa, senza rendersi conto che con gli attuali sistemi, arrestando qualche sfortunato che incappa nelle maglie della legge, è come se volessero evitare che un terreno grande 10 ettari, si bagnasse dalla pioggia utilizzando un ombrello.
Citando Winston Churchill: “Se due persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” gli fai la multa, se venti persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” chiedi loro di spostarsi, se duecento persone fumano sotto il cartello “divieto di fumare” togli il cartello”……. e noi quel cartello glielo faremo togliere!
Vi lasciamo con un serie di proverbi della cultura popolare:
“I frutti proibiti sono i più dolci.”
“In mare vietato volentieri si pesca.”
“L’aceto rubato è più dolce del latte comprato.”
“Cosa vietata è più desiderata.”
“Più da noi è bramato quel che più ci vien negato.”
“Quel che è lecito dispiace, e quel che è vietato piace.”
Davide Corda – ASCIA
Pubblicato anche su: www.legalizziamolacanapa.org