Olimpiadi, Scherma: Ecco l’Italia che tira
Un po' retorico, ma utile per capire che non esiste solo il calcio e il businnes sullo sport. Sarebbe ora di togliere qualche zero a certi stipendi, non trovate?
PIERO GUERRINI
I CAMPIONI di un giorno ogni quattro anni sono tre donne, per altro diversissime per età ed esperienze, una squadra di uomini vera e compatta, più un ragazzo sorprendente. Con entusiasmo ora diciamo che non lo dimenticheremo. Ma se anche fosse, sarebbe meglio se memorizzassimo definitivamente la leggera allegria portata e il messaggio trasmesso.
L'incapacità di arrendersi, per dire, la voglia di esserci, la resistenza all'anonimato costante e alle fatiche, a sacrifici certo non ripagati appieno da stipendi non faraonici. Per vivere un giorno come farfalle. Più che tenero rimedio alla depressione, l'Olimpiade londinese è un meraviglioso stimolante per Italia nostra. Che s'intrufola un giorno – ma che giorno, per di più è il primo – tra la Cina padrona del mondo anche sportivo e gli Stati Uniti che gli assegnano, come la Gran Bretagna, un valore fondante della loro cultura.
Da noi, comunque vada a finire quest'edizione, possiamo dire che lo sport è e resta un miracolo. Perché quasi inspiegabile, senza legame vero con la scuola, dimentico della base, alle prese con risorse ridotte. Eppure capace di cogliere risultati clamorosi. E questa lItalia che tira, alla faccia dell'aria che tira. E questa limmagine di un Paese comunque sorprendente, nel bene e nel male.
ARGENTO Sono flash del tutto diversi tra loro, quelli che arrivano da Londra. Comincia Luca Tesconi da Pietrasanta, argento in rimonta nella pistola ad aria compressa, quell'arma (vabbé, come chiamarla altrimenti?) che già aveva stupito l'Italia ad Atlanta 1996 con Roberto Di Donna . Argento che sorprende giacché sinora il toscano aveva come miglior risultato un 10° posto in Coppa del Mondo e un 15° all'Europeo. Passo dopo passo, colpo dopo colpo è arrivato davvero a un soffio dal coreano Jin Jong-oh. Con un pizzico di incoscienza, visto che non si era accorto di essere giunto all'ultimo tiro. Al punto da ammettere candido: «Altrimenti sarei stato più teso». E poi ricordare che «è vero, viviamo una vita per un solo giorno. Senza sapere se questo giorno arriverà».
ARCO Era già arrivato in passato il giorno di Michele Frangilli e Marco Galiazzo e Mauro Nespoli , Atlanta e Sydney per il primo, Atene e Pechino per il secondo. Loro che al cospetto degli americani, ma anche di molti campioni da vetrina, reality, lustrini ed eccessi sembrano due orsacchiotti, due che per strada si confonderebbero nella massa. Ma non è da gente comune, nel giorno più importante, dover centrare un 10 per vincere e riuscirci. Così. Loro che si abbracciano, si rincuorano, lasciando a ciascuno l'attimo della concentrazione assoluta. Loro che si affidano luno all'altro. Ed è bello immaginare che non sia soltanto perché devono. Qui e ora olimpionici, capaci di portare sempre sul podio, per quanto in gare diverse, il tiro con l'arco da 16 anni in qua. Adesso persino nella terra di Robin Hood. In fondo lo sono anche Frangilli e Galiazzo e Nespoli, perché rubano la scena ai nostri soliti campioni. I ricchi.
PARAGONI Detto questo è del tutto inutile fare paragoni con i soliti calciatori. Un altro mondo e un altro modo di vivere. Qui le pressioni sono ben altre da quelle imposte dai riflettori e da partite che sono sempre eventi. Anche le amichevoli. E una via diversa, la loro. E diversa anche la vita di Elisa Di Francisca , Arianna Errigo , la ben più nota e alfiera d'occasione Valentina Vezzali . Stavolta non unite in squadra, ma in un podio tutto azzurro, il primo al femminile della nostra storia olmpica. Con Valentina sul gradino più basso. Fermata a un passo dal record, eppure capace di non abbattersi, di riprendersi persino quando è sotto nella finale per il bronzo, dall'alto della sua classe infinita, con una foga e una temerarietà commoventi. Il derby, certo che lo sapete, è poi dell'esperienza di Elisa, contro l'arrembaggio di Arianna.
Ma ciò che conta è il quadro globale che induce ovviamente a pensieri retorici quanto edificanti ed esemplari. Riflessioni su un'Italia non così brutta e derelitta come talvolta sembra o vuole apparire. Nomi e facce comuni. Non modelli da passerella, ma modelli veri per i nostri giovani. Pure capaci di recepire i messaggi. Quello del Presidente Napolitano alla vigilia, soprattutto quello degli organizzatori inglesi. Cè una generazione da ispirare, giovani da lanciare? Bisogna avere fiducia? E allora Valentina Vezzali-la-portabandiera, cede il passo ad Arianna Errigo di 14 anni più giovane. E a Elisa già Mondiale 2010, sempre contro la Errigo e sempre con la Vezzali terza. Vezzali che indica la via.
SECONDA SETTIMANA Ora il segreto è non illudersi per non ritrovarsi a vivere al di sopra delle nostre possibilità. Non caricarsi di aspettative. Difficile riuscirci, certo, nel primo giorno di Federica Pellegrini e magari di Tania Cagnotto, in quello di Scozzoli, della campionessa uscente di Tiro a volo Chiara Cainero. Ma ci si deve sforzare, perché di solito la seconda settimana porta meno medaglie.
Perché lItalia che vince ed esporta insegnanti (nel basket, nel volley, nella scherma, nella pallanuoto, in quasi tutti gli sport), è tra le ultime per impianti, investimenti sullo sport di base. Questo chiedono per davvero di non dimenticare (a chi può) i campioni del giorno olimpico. Mentre offrono ai ragazzini un'opportunità: capire che lo sport è tutto, è tirare, nuotare, non solo calciare. E che non è necessario diventare divi per essere veri fuoriclasse.
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