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Nonostante le tante perplessita del mondo scientifico, il neurochirurgo Canavero pubblica uno studio in cui sostiene che la possibilità è reale
"Si possono fondere 2 diversi tratti del midollo spinale. La sperimentazione sui ratti in Germania ha funzionato"
10 agosto 2014
Vietato dalla legge, impossibile e fantascientifico per numerosi medici, il trapianto di testa torna a fare discutere. E a dividere il mondo scientifico. Chi non ha mai smesso di lavorare all'ipotesi è Sergio Canavero: un anno dopo il suo annuncio choc sulla possibilità di fondere due diversi tratti di midollo spinale - quello di un corpo donato col moncone nel collo del soggetto ricevente - il neurochirurgo torinese pubblica un nuovo studio sulla rivista Frontiers in Neurology. Che definisce "solide" le sue argomentazioni.
Lo studio, sostiene Canavero, "dimostra come sia possibile fondere assieme i due monconi di midollo spinale tagliato chirurgicamente e come siano infondate le attuali conoscenze neurologiche sulle vie di trasmissione degli impulsi motori". Il tutto grazie a speciali materiali chimici, chiamati fusogeni o sigillanti di membrana la cui efficacia, sostiene sempre Canavero, è stata dimostrata dalla sperimentazione sui ratti del Centro Medico dell'università Heinrich-Heine di Dusseldorf, in Germania.
Questo lavoro, secondo il medico torinese, avrebbe dimostrato che "iniettando un fusogeno fra i due monconi in cui era stato tagliato il midollo spinale - spiega - i ratti hanno recuperato pienamente l'uso degli arti". Fantascienza per chi già lo scorso anno contestò le tesi del neurochirurgo. Qualcosa di inverosimile dal punto di vista tecnico-scientifico e non plausibile dal punto di vista biologico, secondo la scienza tradizionale, anche se per la rivista che ha pubblicato lo studio Heaven/Gemini - questo il nome del progetto - "non sarà impossibile ancora a lungo".
"Fantascienza è soltanto l'incompetenza di chi parla senza conoscere la materia", ribadisce Canavero, che non entra nel merito dei risvolti etici della sua scoperta, o presunta tale."Io sono soltanto uno strumento - è la sua posizione - spetta alla società stabilire se utilizzarlo o meno. Credo, però, che i tanti Welby che ci sono in Italia, e non solo, potrebbero avere prospettive ben diverse da quelle di chi cerca l'eutanasia a tutti i costi".
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