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Discussione: Assassinio di un antiproibizionista

  1. #51
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    il proibizionismo è uno dei peggiori mali a cui l'uomo è più affezionato...

  2. #52
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    Allora i \"piccoli\" sforzi di quelli come noi che credono ancora si possa cambiare qualcosa servono!!!!! Questa è la più bella notizia.....continuiamo così, ora più che mai!!!!
    Giustizia per Aldo

  3. #53
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    Buongiorno a tutti.
    Prima di tutto ringrazio tutti quanti mi hanno espresso solidarietà per la vicenda capitata a me e alla mia compagna Rosella, per colpa di una legislazione assurda, e che continua a fare vittime che di criminale non fanno altro che non voler credere a delle menzogne. Mi scuso per non aver risposto prima, ma per un lungo periodo mi è stato vietato di comunicare, poi ho avuto problemi con internet... (per me queste macchine saranno utili, ma rimangono “infernali”).
    Siamo in autunno, e con i raccolti aumentano le repressioni e il clima di terrore contro chi ama la cannabis.
    Tutti quelli colpiti da questo apparato mostruoso hanno la mia piena comprensione e solidarietà; chiediamo ad alta voce che smettano di perseguitarci, anche in nome dei morti assassinati in questa assurda “lotta alle droghe”.
    In tutta Europa si sta lavorando ad un progetto per rendere finalmente possibile consumare la propria erba senza dover andare in galera o rischiare conseguenze che ti rovinano la vita: i “Cannabis Social Club” (esistono già in Spagna, Belgio, Svizzera, Usa, Canada...). Le convenzioni internazionali non vietano l’uso personale, e recenti sentenze della cassazione (ma anche di corte d’appello e di tribunali ordinari) hanno stabilito che la coltivazione ad uso personale è da equiparare al possesso. Per riuscire in un progetto del genere in Italia ci vorrà l’impegno di tutti quanti credono sia necessario muoversi per affermare i propri diritti, e non aspettare che qualcun’altro (leggi “politici impreparati, ciechi, corrotti e isterici”) decida per la nostra vita. Vedetevi il sito dell’ENCOD a proposito (www.encod.org).
    In questo periodo ho scritto un po’ di cose. In parte sono state pubblicate in rete. Vi metto a disposizione tutto quanto penso potrebbe contenere informazioni o idee utili a cambiare questo stato di cose, potrete trovare tutti i miei ultimi scritti sul sito www.wipeoutlifestyle.it. Ringrazio a questo proposito Pietro per darmi spazio.
    Vi faccio tanti auguri, per tutte le attività a venire.
    Ciao, e a presto
    Franco Casalone

    Ricordatevi, in questi giorni, anche dei morti innocenti della “guerra alle droghe”.
    Adesso siamo veramente tornati ai tempi dell’inquisizione, che tortura ed uccide chi pensa di poter utilizzare una pianta “vietata”.
    Non solo, nonostante le numerose sentenze della Cassazione e di tribunali di grado inferiore sulla non punibilità di condotte legate all’uso di cannabis, nonostante la palese non pericolosità (né fisica, né morale, né sociale) dei consumatori di cannabis, nonostante la mole di informazioni (che si cerca di nascondere o ignorare) a favore di questa sostanza, nonostante le continue richieste di cancellare una legge (la Fini – Giovanardi) degna del massimo disprezzo per i danni che sta causando e nonostante le promesse continuamente rimandate dei politici, nonostante il fatto che basterebbe ordinare di “non intervenire” a fronte di comportamenti non lesivi dell’altrui sfera, nonostante ci si continui a considerare un paese “civile”, si è arrivati al punto di uccidere di nuovo. Di nuovo una persona pacifica è stata ammazzata da questa legge criminale perché consumatore di cannabis.
    Anche una sola vita umana ha un valore incommensurabile.
    Le responsabilità di più di venti morti fra suicidi e omicidi (quello di questi ultimi giorni, ben più grave: A. B. è morto ammazzato di botte in carcere e, sembra, ammazzato da professionisti che sanno picchiare senza lasciare il segno…) è a questo punto non solo di chi quella legge l’ha pensata e approvata, ma anche di tutti i politici che risiedono in Parlamento, che continuano ad ignorare (e a far ignorare dai media) sia le richieste di una diversa normativa, sia la tragicità dei fatti connessi al volere considerare reati quelle che sono azioni assolutamente pacifiche. Comportamento che permette di cercare di cancellare un’idea pacifica con la violenza barbara e criminale.
    Signori Parlamentari: un minuto di silenzio per ognuno di questi morti.
    E vergognatevi di continuare a non fare nulla per evitare delle morti innocenti e tante vite rovinate a causa di un’idea, quella proibizionista verso le “droghe”, dimostratasi errata, fallimentare e tristemente assassina.
    Franco

    Vi ricordo di spedire il comunicato Encod, rivolto ai politici italiani, riguardo a questa triste storia: uniamoci nel chiedere la fine di questa guerra assurda.

    Un commento alle ultime notizie: Ferrero ha rimandato a marzo(!!!) la data ultima per la discussione sul DDL sugli stupefacenti.
    Perchè in Italia non si può nemmeno discutere di una legge sugli stupefacenti diversa dalla fini-giovanardi?
    Penso che la risposta a questa domanda abbia direttamente a che fare con la concezione e la gestione della “democrazia” (c’è davvero?) nel nostro Paese.
    Chi ha un modo di concepire la vita diverso da quello imposto in quella che si ostina a chiamare “democrazia” deve essere eliminato, o cambiare il suo pensiero.
    I recenti fatti riguardanti il caso del G8 (le pene esorbitanti ai manifestanti ed il rifiuto di istituire una commissione d’inchiesta per le violenze compiute da chi “dovrebbe difendere i cittadini”, la non chiamata in causa delle responsabilità dei politici, Fini in testa, per il comportamento delle forze dell’ordine), quelli sulla morte di Aldo Bianzino sottoposti a “silenzio mediatico”, il clima di intolleranza che si cerca di creare (così la rabbia della popolazione presa in giro si può sfogare contro il “cattivo “ di turno, anche se i veri “cattivi” sono ben altri) e le richieste, anche da parte di chi si considera “libertario”, di punizioni esemplari, il “pacchetto sicurezza” (non più intesa come sicurezza sociale, ma come penale), la volontà dei media di creare e dirigere i sentimenti della popolazione, sono tutti segnali molto gravi che ci riportano allo stesso modo di gestione della “cosa pubblica” dei tempi del bandito Giuliano, con gli stessi poteri che decidono l’impostazione della società, poteri che già allora continuavano ad essere gli stessi che usavano l’olio di ricino contro gli oppositori, e che sembra non siano cambiati.



  4. #54
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    ciao a tutti,

    volevo solo porre alla vostra attenzione \"Il calendario 2008 con gli eroi e i martiri d'Italia\" by Beppe Grillo.



    a pagina 15 del PDF tra i santi italiani troviamo Aldo Bianzoni:

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  5. #55
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    da Il manifesto del 9 feb 2008
    Una morte troppo «naturale»
    «A uccidere Aldo Bianzino, morto a ottobre nel carcere di Perugia, sarebbe stato un aneurisma. A stabilirlo è stata la perizia del medico legale. Un risultato che però lascia ancora troppe ombre e che non convince la famiglia di Aldo
    Emanuele Giordana

    Aldo Bianzino morì per cause naturali. La perizia medico legale depositata dai dottori Anna Aprile e Luca Lalli sembra non avere grandi dubbi e tutti i dati «depongono per una emorragia sub-aracnoidea dovuta a rottura aneuristica» che produsse «un'insufficienza cardio-respiratoria». Che uccise Aldo. Inoltre il suo corpo non riporta traumi evidenti, il che fa scrivere ai due medici che «la possibilità che Bianzino possa avere subìto un insulto traumatico anche modesto in grado di produrre la rottura dell'aneurisma cerebrale deve essere considerata un'ipotesi non supportata da alcun dato biologico». Un trauma per la verità c'è, al fegato. Che risulta strappato e lacerato. Ma, come attesta la letteratura medica, casi di massaggio cardiaco che hanno portato a questi risultati, pur se rari, se ne trovano.
    Aldo Bianzino entrò nel carcere perugino di Capanne il 12 ottobre dell'anno scorso. Stava bene. Era «calmo e tranquillo». Poi la mattina del 14 un aneurisma, un piccolo rigonfiamento di un vettore sanguigno, esplode. Viene soccorso alle otto, dopo che una guardia si accorge del suo corpo inanimato sul lettino della cella. I medici del carcere le provano tutte: gli fanno anche un massaggio cardiaco che dura 22 minuti. Inavvertitamente gli fanno a pezzi il fegato. Ma non c'è nulla da fare. Quando arrivano i dottori del 118, alle 8.30, c'è solo da constatare il decesso. Tutto è chiaro, limpido quasi certo. La perizia ammette alcune zone d'ombra. Si spinge addirittura a scrivere che «può ascriversi a lata ipotesi» l'idea che Aldo «possa essere stato colpito con modalità in grado di mascherare lesività esterne». Suggerisce che forse, visto che tra l'emorragia e la morte passarono alcune ore, da due a otto, qualcosa si poteva fare pur se resta difficile determinare cosa. Forse.
    In buona sostanza, Bianzino aveva nel corpo una bomba a tempo che prima o poi sarebbe esplosa: fu colpa del carcere se accadde in quel momento? La perizia non sembra escluderlo ma esclude che vi sia stato un evidente elemento scatenante. A restare alle parole fredde della perizia, e ai commenti a caldo delle guardie penitenziarie di Capanne che hanno accolto con sollievo le conclusioni dei due medici incaricati dalla procura, tutto sembra procedere senza una grinza. Un uomo condannato dal suo destino vascolare entra in carcere così come sarebbe potuto entrare in pasticceria. La bomba a tempo lavora contro di lui. Esplode quando meno se l'aspetta. Muore nel suo letto forse senza un lamento chissà se chiamando aiuto (gli altri detenuti dicono che lo fece) durante un lasso di tempo di due-otto ore. Sconvolto decide anche, chissà come, di mettersi completamente nudo. O furono i medici a spogliarlo forse cercando l'origine del male oscuro in momenti di tensione che, per massaggiargli il cuore, fecero loro lacerare il fegato a un uomo già morto? Il 118 lo trova nudo in corridoio, altra bizzarria descritta dai referti. Alle 8.30 ne constata il decesso e poi però, tre quarti d'ora dopo, un funzionario del carcere va a chiedere alla moglie, Roberta Radici, se suo marito ha inghiottito qualcosa perché è in coma. Una finzione apparentemente senza senso per una morte naturale. Ma tutto ciò è ora compito del magistrato che ha in mano una perizia che non risolve se non il particolare che Bianzino morì di aneurisma. Una sacca di sangue che si rompe per maturità o per un aumento della pressione arteriosa dovuto, dice la letteratura, a svariate cause: dall'attività sessuale a un forte stato di tensione emotiva, di ansia. Dopo tanti «si dice» la perizia medica adesso c'è. Ma troppe domande restano ancora senza risposta.


    :-Y
    basta !!!!!!!!!
    smettetela di prenderci in giro.

  6. #56
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    MEREDITH: LE 'IENE' IN TRIBUNALE MA PER CASO BIANZINO

    (AGI) - Perugia, 26 set. - Anche le 'Iene' a Perugia per il caso Meredith Kercher. Una troupe della trasmissione televisiva condotta da Ilary Blasi, fin da questa mattina staziona davanti al Palazzo di Giustizia di Perugia sollecitando passanti e i tanti giornalisti che stanno seguendo l'udienza preliminare per l'omicidio di 'Mez' a \"non dimenticare il caso Bianzino\". Aldo Bianzino, falegname 44enne, e' stato trovato morto il 14 ottobre 2007 nella cella n. 20 della sezione 2B del carcere perugino di Capanne. Li' era detenuto perche' i Carabinieri di Citta' di Castello avevano trovato nell'orto della sua abitazione a Pietralunga una coltivazione di cannabis.

    All'epoca si sostenne che le cause della morte erano dovute alle percosse subite durante l'interrogatorio, circostanza in parte confermata anche dall'autopsia e furno ascoltati i comandanti e le guardie carcerarie in servizio. La Procura perugina (Pm Giuseppe Petrazzini) ha aperto un fascicolo per omicidio volontario. (AGI)

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  7. #57
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    quoto. favola ,e cobham,è omicidio anche se fuggi all'alt e i tuoi inseguitori si schiantano e muoino.Bisogna diventare più CATTIVI !!!!!!!!!!!!!!!!!!

  8. #58
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    MANCONI: IL GOVERNO FARA’ GIUSTIZIA SUL CASO BIANZINO

    Fonte: il manifesto del 04 Gennaio 2008

    Due mesi fa Aldo Bianzino era a casa sua. Poi l’arresto e la morte nel carcere di Perugia. Aspettiamo ancora gli esiti della terza perizia autoptica disposta dal pubblico ministero, alla ricerca delle possibili cause della morte e delle sue eventuali responsabilità. Intanto da Lecce arriva notizia di un altro decesso le cui cause vanno chiarite: un detenuto trovato morto con macchie di sangue sul corpo.
    Anche lì la Procura ha avviato le indagini ed è veramente troppo presto per ipotizzarne gli esiti. Questi episodi e gli altri elencati nel dossier di Antigone ci ricordano di quale terribile meccanismo sia la privazione della libertà per motivi di giustizia: farmaco che cura e che avvelena, il diritto penale si porta con sé la violenza che intende debellare. Negli alambicchi giurisprudenziali tutto si vorrebbe saggiamente misurato, per sanzionare il male e per arrecarne il meno possibile, quando necessario. Ma la procedura, e poi la pena, non sono prodotti di laboratorio, ma fatti umani, di uomini e donne, con le loro qualità e le loro miserie. Capita così che, a dispetto di ogni sacro principio e persino di ogni saggia amministrazione, quando c’è, si muoia ancora in galera, nel mentre che la vita di uomini e donne è affidata alle cure, all’incuria o all’arbitrio di altri. Di fronte a questa tragedia sempre incombente, per quanto è nelle mie responsabilità, ho fatto un punto d’onore della massima trasparenza e del massimo impegno dell’Amministrazione penitenziaria nel sostegno alle attività della magistratura inquirente e nell’accertamento di tutte le eventuali responsabilità amministrative di quanto è accaduto o dovesse accadere, sia esso di rilievo penale o no. D’altro canto, le inchieste, i processi e finanche le condanne non restituiranno Aldo Bianzino e i suoi compagni di sventura alla vita e agli affetti dei loro cari, e sulle amministrazioni dello Stato, su chi le dirige e su chi ne risponde politicamente resterà l’onta di quanto accaduto. Bisogna, dunque, fare di più: lavorare, per quanto possibile, a potenziare le strategie di prevenzione degli eventi critici.

    Ad agosto è entrata in vigore la circolare che riforma e potenzia il servizio di accoglienza dei detenuti in carcere. Ne stiamo monitorando l’applicazione: non è ancora a pieno regime (mancano in molti istituti spazi e personale per applicarla efficacemente) e chissà se sarebbe stata sufficiente a prevenire la morte di Aldo Bianzino (i detenuti nelle sezioni di accoglienza dovrebbero essere ospitati in «camere di due-tre posti», e dovrebbe essere garantita loro la permanenza fuori dalla cella nella misura più ampia consentita), ma è un primo passo nella giusta direzione. Altrettanto va fatto in termini di formazione e aggiornamento del personale, non solo per il rispetto della dignità della persona privata della libertà, ma anche per una gestione attenta e responsabile degli stessi «eventi critici»: per tornare al «caso Bianzino», se è vero quanto la compagna ha raccontato a noi, al pm e ai mezzi di comunicazione, al lutto della morte del marito, si sarebbe aggiunta l’onta di una amministrazione che tra i molti possibili avrebbe trovato il modo, per così dire, meno delicato per informarla della tragedia (al quarto colloquio, dopo tre ore e molte reticenze).

    Altro ancora è possibile fare sul versante amministrativo. L’Ufficio ispettivo del Dap alle attività investigative ha affiancato finalmente - in ritardo di decenni - la prima approfondita analisi delle condizioni di contesto degli «eventi critici», dalla quale speriamo di poter sapere di più sui modelli organizzativi, gli ambienti detentivi, le relazioni personali, le condizioni soggettive che accompagnano il loro manifestarsi. Intanto, il Capo Dipartimento ha avviato la programmazione della messa in opera del Regolamento penitenziario del 2000, a lungo negletto e svillaneggiato dal precedente governo.

    Senza dimenticare che, grazie all’iniziativa di questo governo, si è finalmente deciso che entro il 31 marzo 2008 l‘assistenza ai detenuti passerà al Servizio sanitario nazionale, con un’aspettativa di miglioramento della qualità nella tutela della salute che è di per sé prevenzione di «eventi critici».

    Un contributo ulteriore, infine, potrebbe venire dal Parlamento, se avesse la determinazione di portare a compimento l’iter del disegno di legge istitutivo del Garante delle persone private della libertà, già approvato dalla Camera. L’esperienza dei garanti nominati dalle Regioni e dagli enti locali ci dice dell’importanza di una figura di questo genere, dichiaratamente non giurisdizionale, attenta ai diritti dei detenuti e alle possibilità concrete del loro esercizio. Il sistema penitenziario nel suo complesso, dal personale alla magistratura di sorveglianza, non potrebbe che avvantaggiarsi della presenza pienamente legittimata di una figura terza, di prevenzione e composizione di sempre possibili conflitti tra chi è privato della libertà e chi, in nostro nome, è tenuto istituzionalmente a disporre quella privazione.


    * Sottosegretario alla Giustizia, Luigi Manconi



    ps: link per scaricare la rassegna stampa sul caso Aldo Bianzoni (PDF)
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  9. #59
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    <TABLE BORDER=0 ALIGN=CENTER WIDTH=85%><TR><TD><font size=-1>Quote:</font><HR></TD></TR><TR><TD><FONT SIZE=-1><BLOCKQUOTE> Benefit per Bianzino al CPA di Firenze
    veritaperaldo | 07 Gennaio, 2008 11:06
    Il 12 gennaio 2008 ci sarà una serata benefit per parlare del caso di Aldo Bianzino a Firenze presso il CPA Fi Sud.

    ore 20.30: cena sociale e incontro con il comitato veritaperaldo

    ore 22.30:concerto di Dome La Muerte (Garage Punk) + The Headbangers (Po Garage Punk) </BLOCKQUOTE></FONT></TD></TR><TR><TD><HR></TD></TR></TABLE>

    per info: http://veritaperaldo.noblogs.org/
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  10. #60
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    tanto di cappello e grandissimo rispetto a chi ancora nonostante tutto ha la forza per proseguire a lottare, ad incazzarsi, a dare testate sul muro di gomma e stupidità che gli hanno alzato contro, ad imbestialirsi per false informazioni o improvvise depistazioni...
    ...non passa mese in cui qualche notizia nera riguardo alla canapa mi disilluda da una soluzione lieta nei futuri 500 anni....davvero ammiro di cuore chi riesce a trovare la perseveranza per continuare in questa lotta totalmente impari.....
    ridere e sorridere

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