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Discussione: Idee per la legalizzazione

  1. #41
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    Ringrazio Pawan per il post. Vorrei dire alcune cose che mi girano per la testa senza aver letto i post precedenti, quindi chiedo scusa se ripeto qualcosa già detto dagli amici.
    Faccio una premessa per mettere le cose in chiaro con eventuali polemisti. Fossi il padrone del mondo lo farei ganjia free 100% ma ci tocca fare i conti pure con gli altri abitanti quindi essere realisti se vogliamo ottenere qualcosina.
    Io credo che dobbiamo partire dagli obbiettivi: pochi, raggiungibili, da cui non si possa tornare indietro e che ci diano prospettive future di miglioramenti. Dubito, infatti, si possa arrivare alla legge ideale e definitiva in un unico step. E bisogna partire da qualcosa.
    L' eventuale proposta di legge dovrebbe inoltre essere a prova di proibizionisti in quanto li avremo tutti addosso a cercare buchi, imprecisioni o errori per dimostrarci che avevano ragione loro.

    Per me gli obbiettivi primari e iniziali sono:
    1 - cure gratuite e facilmente accessibili per chi ne ha bisogno per questioni di salute o possibilità di autoprodurre.
    2 - il consumatore e il coltivatore devono poter consumare e coltivare in piena legalità, senza nessun tipo di sanzione ne' penale ne' amministrativa.

    La questione della cannabis medica è secondo me molto più importante della cannabis per uso ludico e deve essere la ns testa d'ariete, sia per motivi etici (in quanto per me è un di più e posso stare anche senza mentre per i malati è questione vitale) sia per motivi strategici in quanto ci permetterebbe di fare informazione in modo diverso e di convincere molte persone. Soprattutto gli anziani, di solito inorriditi dalla parola "droga" ma molto attenti ai medicinali e agli argomenti sulla salute.
    Quando vedremo gli anziani che curano i sintomi della chemio o della SM con il Vulcano o un biscotto saremo a buon punto. E poi è la strada seguita dagli stati americani come la california e il colorado. Anche negli States hanno sdoganato la cannabis medica gradualmente, in più passaggi legislativi, tramite referendum e facendo azione di lobby.
    Dubito pero' che si possa arrivare ai dispensari come in america in quanto la sanità italiana è molto diversa da quella americana.
    Una buona legge dovrebbe permettere ai malati di riceverla gratuitamente dietro prescrizione medica nelle farmacie direttamente, con una procedura molto più semplice di adesso. O di coltivarserla direttamente come tutti.
    Punto imprescindibile la cannabis dovrebbe provenire da produzione italiana, in regime di monopolio statale e si dovrebbe prevedere la possibilità di avere vari strain: dalle indiche, alle sative e alle 1:1 CDB. Non si puo' curare tutto con il bedrocan o il bediol.
    E' importantissima la ricerca e una parte dei ricavati della legalizzazione dovrebbe essere destinata alla ricerca di nuovi utilizzi medici della cannabis.

    Credo anche che questa sia la parte più facile da regolamentare; la questione rognosa è il punto 2. Non è affatto semplice: sappiamo + o - cosa vogliamo ma non come metterlo in pratica.
    Molte idee e tanti modelli: Spagna - Colorado - Uruguay
    Per me da una parte lo stato deve smettere di dare la caccia ai consumatori e permettere l'autoproduzione e l'acquisto a prezzi bassi che non generino mercato nero. E per contro la stessa legge non deve incentivare il consumo, deve distruggere il mercato nero, tutelare i minori e i non consumatori.

    Partiamo dalle cose semplici: tutelare i non consumatori. Basterebbe proibire il fumo in luoghi pubblici, per strada o in luoghi frequentati da minori (basterebbe anche il buon senso). Consentire il consumo solo in luoghi privati (casa, auto, club privato).
    Eventuali trasgressioni saranno punite con una multa (come per il tabacco).
    Naturalmente rimarrebbero i legittimi vincoli del codice della strada e questo meriterebbe un capitolo a parte, in quanto occorre trovare una soluzione che determini con precisione da quanto tempo si è fumato prima di mettersi alla guida.
    Tutelare i minori in un quadro di cannabis legalizzata sarebbe più semplice di adesso. Ora i ragazzini la possono comprare senza controlli e a qualsiasi ora. Dopo non potrebbero più (o molto più difficilmente) senza andare sul mercato nero (che dovrebbe sparire). Naturalmente sarebbe proibita la coltivazione ai minori.
    Legalizzarne la produzione e il consumo senza incentivarne il consumo e disintegrando il mercato nero è la vera sfida.
    Capitolo produzione: dividerei la produzione per uso privato da quella commerciale.
    La produzione a uso privato dovrebbe essere senza tasse ne soggetta a permesso (ebbene si, mi avete convinto ahahah)
    Al limite per permettere allo Stato di avere un ritorno economico (argomento molto sentito anche dai proibizionisti) si potrebbe mettere una tassa sui semi da seed bank.
    Dovrebbe prevedere limiti di numero e di quantità diverse a seconda di indoor o outdoor. E qui casca l'asino: ognuno di noi infatti vorrebbe il limite adeguato ai propri consumi ma temo sia impossibile.
    Credo si potrebbero copiare i limiti imposti dagli altri paesi: Uruguay (40*12=480 gr./anno o n. 6 piante) Colorado (n. 6 piante e max 28 gr. per volta).Un buon compromesso potrebbe essere appunto: 6 piante o max 500 gr di prodotto secco per outdoor e 6 piante o max 300 gr. per ciclo in indoor.
    Naturalmente questi sarebbero i limiti massimi di piante o di sostanza detenibile in casa. Porrei dei vincoli molto più bassi per il trasporto e la detenzione fuori casa(tipo 15 gr).
    Copiando poi dalla Spagna proporrei i C.S.C. che mi sembrano un ottimo modo di gestire l'autoproduzione. In quel caso si potrebbe pensare ad una tassa collettiva (sempre per invogliare i proibizionisti).
    Personalmente potrebbero non bastarmi come limiti di coltivo ma non mi pongo il problema, in quanto mi pare ovvio che in un quadro di cannabis legalizzata dovranno pure smettere di dare la caccia ai consumatori e ai coltivatori, e a me questo basta. C'è anche da dire che se con la nuova legge si dovranno mandare centinaia di poliziotti a pesare e contare le piante per farla funzionare saremmo punto a capo e non avrebbe senso.

    Occorre poi pensare ai milioni di consumatori che non possono o non vogliono coltivare: devono per forza comprarla. Per la mentalità italiana in un primo tempo credo che i coffee shop o i dispensari americani siano impossibili da avere e persino controproducenti per la causa. Non si riesce ad aprire le case chiuse (legge merlin) e se si pensa che tutti tromb.... e molti meno fumano, come possiamo pensare di avere i coffe shop senza sollevazioni popolari dei bigotti italiani?
    Secondo me, inizialmente, un ottimo sistema sarebbero i distributori automatici. Sulla falsa riga di quelli per le sigarette, con telecamere, tesserino sanitario, etc.
    Il prezzo dovrebbe essere molto basso, in modo tale da competere con il mercato nero e l'autoproduzione (tipo 3€/gr) e la produzione affidata a produttori autorizzati con concessione statale. Naturalmente tassati. Per il solito discorso dell'incentivo economico ai proibizionisti.

    Queste a grosse linee le mie idee, anche se scrivendo questo lungo post (in più volte) mi sono reso conto dell'enorme complessità della questione. Spesso non andiamo d'accordo nemmeno tra di noi e qualsiasi soluzione ha sempre delle controindicazioni.

    Ancora due riflessioni, sperando di non annoiare.
    Secondo me il più grosso ostacolo all'antiproibizionismo è la politica. Mi spiego meglio: la battaglia antipro è sempre stata storicamente una battaglia della sinistra e dei radicali.
    Essi ci hanno campato sopra per decenni, cercando in buona fede (ma spesso no) di rompere il muro proibizionista. Senza riuscirci. E' ora di finirla e di sganciare la battaglia antipro da qualsiasi legame e colore politico. Deve diventare una battaglia di tutte le persone di buon senso, anche se di colore politico diverso. Come diceva qualcuno: a me non interessa il colore del gatto
    l'importante è che mi prenda il topo.
    Altra considerazione: occorre sganciare la cannabis dall'immagine del figlio dei fiori, del capellone, del punkabestia. Mi attirero' qualche critica e lungi da me qualsiasi giudizio morale ma troppo spesso tra i non consumatori si identifica lo spinello con il capellone e fancazzista. Lo so. Non è così. Ma spesso e' il pensiero comune. Per far cio' bisognerebbe che sempre più gente (parlo di opinion maker e influencer) facessero outing e prendessero posizione pubblica a favore della cannabis.
    Far capire agli ignoranti in materia che il 99% dei consumatori è gente normale, con un lavoro, una famiglia, delle responsabilità e spesso posizioni di potere e di comando.

    Io vedo poi molte similitudini con la battaglia per i diritti degli omosessuali e dovremmo prenderne spunto e copiarli.
    Le analogie sono impressionanti. pure loro vengono da una tragedia (comune tra l'altro: l'aids) che ne ha trasformato l'immagine pubblica in quella di viziosi, pervertiti, peccatori e infine castigati giustamente dal giudizio divino. All'inizio l'aids era la malattia dei gay come l'eroina era il destino ineluttabile dei fumatori di spinelli. Ci sono voluti decenni agli omosessuali per sganciarsi da quell'immagine e lo stesso sarà per noi.

    Per ora è tutto scusate la lunghezza.

  2. #42
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    @KGB tutto bellissimo e sono d'accordo.
    Ma purtroppo non è così nella realtà.
    Trovo improbabile un'alleanza tra movimenti antipro e movimenti per i diritti LGBT. Poi se succede, meglio.

    Son sempre più convinto che l'Italia (politicamente/partiticamente parlando) sia ormai un paese senza speranza.
    Eh. Mi vien da piangere ma è così, hai ragione.
    Ultima modifica di M'agganjo; 20-02-14 alle 20:21
    «Impara a leggere le cose intorno a te/finché non se ne scoprirà la realtà./Districa le regole che non ci funzionan più/per spezzar poi tutto ciò con radicalità»
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  3. #43
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    Bravo RolLando...quoto quasi tutto, tipo un argomento che facciobfatica a comprendere è: perché proporre noi per primi leggi limitanti?penso che cmq non è che se ci danno un dito ci prendiamo il braccio semmai se chiediamo un dito ci danno un unghia.
    Ad esempio perche proporre l'autocoltivazione in CSC? È una cosa che farei solo per essere nella legalità, ma non mi andrebbe bene...siccome credo che le nostre proposte verranno cmq ridimensionate, andare incontro al proibizionista per metterci la bella faccia sarà una strategia politica, per questo presumo che un ridimensionamento ci sarà con qualunque proposta anche la più piccola.
    Il punto è questo: siamo sicuri non sia meglio alzare il tiro e puntare in alto?(per poi goderci ogni battaglia vinta )
    Ultima modifica di cozzaro; 20-02-14 alle 21:36

  4. #44
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    Citazione Originariamente Scritto da M'agganjo Visualizza Messaggio
    @KGB tutto bellissimo e sono d'accordo.
    Ma purtroppo non è così nella realtà.
    Trovo improbabile un'alleanza tra movimenti antipro e movimenti per i diritti LGBT. Poi se succede, meglio.


    Eh. Mi vien da piangere ma è così, hai ragione.
    ehm ... non è questione di "alleanze fra movimenti"..

    Si tratta semplicemente di agire in prima persona cercando di far capire alla gente perchè la repressione è sbagliata (come ho detto nei post precedenti)

    Ad esempio, per riuscire a far ragionare uno xenofobo o un razzista o un omofobo, non serve (nel mezzo della discussione) aggiungere "ah non te l'ho detto ma oltre ad essere antirazzista sono anche antiproibizionista". (a che pro?)
    Semplicemente non avrebbe senso e rischierebbe di invalidare il dialogo (magari perchè in quel momento non si stà parlando di proibizionismo, ma di razzismo) perchè l'interlocutore potrebbe avere reazioni negative o comunque derivanti da un pregiudizio.

    Quello a cui mi riferivo io è un dialogo faccia a faccia con gente che è stata condizionata dalle più becere propagande xenofobe/filo-repressive di questi tempi.
    Ad esempio parli da solo con una di queste persone stai pur certo che hai buone possibilità di convincerla e di farla ragionare (viene meno "l'effetto bar", in cui la persona potrebbe invece mettere tutto in caciara e percepire il dialogo come una "gara di provocazioni" o di "botta e risposta" in cui vince chi ha la battuta più prorompente)

    "alleanze" con movimenti LGBT/diritti-per-gli-immigrati/rom/eccetera andrebbero bene ma questo (JMO) andrebbe preceduto da azioni dirette individuali.

    -----------------
    Con le alleanze si rischia che Tizio, antipro omofobo/razzista/antirom/xenofobo, diserti il movimento perchè è alleato con categorie la cui repressione Tizio ritiene giusta.

    Quindi sarebbe innanzitutto prioritario combattere tutte le "logiche" filo-repressive, anche (e specialmente) all'interno del movimento antipro.*

    * non l'avevo citato prima il caso dell'antipro xenofobo filo-repressione, perchè m'è venuto in mente solo ora:
    Esistono addirittura giovani leghisti contrari alla repressione anti-cannabis (anni fa ne conobbi uno che si sfondava di velieri, eppure era un fanatico della Lega), solo che sono favorevoli ad altri tipi di repressione.
    È utile cercare di farli ragionare.
    Basti pensare che , come ho detto, l'ideologia filo-repressione è epidemica ed usa come "vettore virale" il conformismo.
    Un razzista antipro (fa impressione vedere le 2 parole affiancate ) diffonde razzismo e rafforza la diffusione dell'ideologia repressiva in generale; quindi è controproducente, per la causa antipro.
    Per essere "veramente antipro" e contribuire con efficacia alla sconfitta della repressione c'è bisogno che qualcuno gli faccia capire che nessuna forma di repressione è umanamente tollerabile perchè è sempre illogica e socialmente distruttiva.

    Oltre ad avare una bassa capacità persuasiva (a causa appunto della sua incoerenza), il "leghista antipro" diffonde intolleranza-generale che contribuirà a "creare nuovi proibizionisti".

    --------------
    È tutto collegato!
    (frase "pazza" che comunque potrebbe dare l'idea di come funziona ciò di cui sto parlando ... )

    ------
    volendo usare un modello matematico:
    c'è un rapporto di proporzione diretta fra la diffusione di ogni genere di intolleranza (e quindi l'ideologia della repressione) e la condivisione sociale di una "giusta repressione" contro la cannabis.

    Maggiore è l'intolleranza generale diffusa (verso le più disparate categorie) , maggiore sarà il numero di proibizionisti.
    Ultima modifica di KGB; 21-02-14 alle 01:48
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    Guerrilla Gardening: salviamo la canapa: pastie.org/8660638
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  5. #45
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    ad esempio: vedi gli USA. Non è cambiato nulla negli americani negli ultimi anni.
    Chi odiava gli hippy e i giovani/vecchi cannabinici li odia ancora. L'unico motivo dell'ondata filo-legalizzazioni sono i soldi. Anzi, in molte parti neppure bastano a convincerli: http://www.fuoriluogo.it/sito/home/m...organizza#more

    Troppo spesso i modelli di legalizzazione (vedi molte prop. di legge nostrane ) presi in considerazione sono un "approccio repressivo" alla legalizzazione: controlli casa per casa, autorizzazioni e tassa (speriamo che vengano veramente rimossi dalle proposte! )

    Ho trovato in rete un esempio riassuntivo dei motivi che NON devono essere considerati come "motivi principali" in un approccio di legalizzazione che voglia essere veramente antipro e veramente antirepressivo:
    Certo che se questa è la posizione più antiproibizionista del Pd che dovrebbe essere il partito più disposto a parlare di legalizazione o almeno depenalizzazione, non credo si arriverà a nulla di buono con la nuovo legge.
    Civati ha detto cose ragionevoli ma fa chiaramente capire che l'andazzo nel palazzo è ben diverso.. e mi pare anche all'interno dello stesso PD. Dove si prendono i voti per far passare una legge buona? Qualcuno del PD, credo i 5stelle (solo se autorizzati da sua santità), sparuti ribelli di altri partiti. Non sono assolutamente una maggioranza.. ma neanche si avvicinano.
    Secondo me l'unica via è puntare sui unici due fatti che i probizianisti possono ascoltare:
    -i drogati (come li chiamano loro) in carcere sono un costo inutile,
    - la droga (parola che a loro piace molto) potrebbe fare incassare allo stato un bel gruzzolo e sopratutto liberare la polizia per lavori diciamo più utili che inseguire i ragazzini che hanno un grinder.

    Sono argomenti che trovo un po' stupidi, ma gli unici che può capire un asino parlamentare di destra!
    In ogni caso, scommetto che la nuova legge confermerà l'impostazione proibizionista in toto. Daranno qualche concessione inutile o magari utile ai grandi trafficanti (che invece andrebbero ferocemente combattuti) in modo da poter dire che hanno reso la legge più in linea con le nuove spinte antiproibizionista mondiali che loro condividono.
    OVVIAMENTE MENTENDO!
    tratto dal post:
    http://www.overgrow-italy.nl/forums/...tml#post292063

    Il punto è che legalizzando unicamente partendo da quei due presupposti si rischia facilmente di tornare al proibizionismo in pochi anni.
    Una legalizzazione simile infatti non deriverebbe dalla comprensione della pura e semplice verità (ovvero che: la repressione è sbagliata) ma da semplici interessi economici, quindi basterebbe il ritorno di un Serpelloni/Giovanardi al governo e una nuova legge proibizionista potrebbe essere tranquillamente accettata con silenzio e senza suscitare scandali nella popolazione italiana (perchè sarebbe ancora una popolazione che accetta tranquillamente le leggi repressive)
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  6. #46
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    Non volevo aprire un altro 3d quindi scrivo qui,ma potrebbe essere inerente.
    Volevo fare un plauso ad ascia per l'ultima comunicazione data...ritengo fondamentale dare istruzioni-consigli su come comportarsi ai vostri simpatizzanti per poter fare qualcosa anche dal piccolo, magari un commento non cambia niente, tanti commenti forse si.
    Anche il mail bombing di tempo fa ritengo fosse una iniziativa positiva!!!(a me il link sulla mail non funziona forse perche sono con smartcose...il mio commento cmq l'avevo già lasciato qualche settimana fa...)saluti.

  7. #47
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    Citazione Originariamente Scritto da cozzaro Visualizza Messaggio
    Bravo RolLando...quoto quasi tutto, tipo un argomento che facciobfatica a comprendere è: perché proporre noi per primi leggi limitanti?penso che cmq non è che se ci danno un dito ci prendiamo il braccio semmai se chiediamo un dito ci danno un unghia.
    Ad esempio perche proporre l'autocoltivazione in CSC? È una cosa che farei solo per essere nella legalità, ma non mi andrebbe bene...siccome credo che le nostre proposte verranno cmq ridimensionate, andare incontro al proibizionista per metterci la bella faccia sarà una strategia politica, per questo presumo che un ridimensionamento ci sarà con qualunque proposta anche la più piccola.
    Il punto è questo: siamo sicuri non sia meglio alzare il tiro e puntare in alto?(per poi goderci ogni battaglia vinta )
    Non lo so Cozzaro. Puo' anche darsi che sia come dici tu e che per arrivare a 100 bisogna chiedere 1000, come fosse una trattativa sindacale per il contratto dei metalmeccanici. Non credo funzioni così però. Io preferisco partire dal presupposto che pretendo di avere persone serie come controparte e se lo pretendo deve essere il primo a dimostrarmi tale facendo una proposta credibile.
    Quanto ai C.S.C. mi sembra un buon modo per gestire l'autoproduzione. Penso a quelli che non hanno lo spazio o le condizioni familiari per fare indoor o il verde a disposizione per l'out. Certo con dei limiti di n.soci e n.piante. A me non interesserebbe in quanto lupo solitario di carattere ma per molti sarebbe una soluzione.

    p.s. mi hai decifrato il nick

  8. #48
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    Il tuo ultimo messaggio mi piace molto perché trasuda onestà, che è un lusso al giorno d'oggi, e ciò mi riempie il cuore di gioia.
    Riguardo i CSC se vengano affiancati alla liberta di coltivazione individuale mi sta più che bene, ci mancherebbe, intendo dire che non sarei d'accordo se ci venisse proposta come unica soluzione.
    Un'ultima cosa, sono iscritto da pochissimo a questo forum, ma il confronto con voi mi sta già dando molto.
    Grazie!!!

  9. #49
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    trattandosi di un club il csc dovrebbe permettere in qualche modo di avvacinarsi alla cannabis a 360 gradi, invece che soltanto al prodotto finito. inoltre si esclude del tutto la possibilità di guadagno e il business che ne segue.

    queste sono ragioni che possono spingere qualcuno a preferire il csc agli altri modelli previsti.
    Un fanculo sincero ai flame.

  10. #50
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    Vorrei sottoporre ad Enjoint la nostra proposta ASCIA di Coltivazioni di Gruppo, una sorta di Cannabis Social Club limitato ad un numero ristretto di soci amici e conoscenti, un modello adattato anche per le zone rurali e montuose o comunque lontane dalle grandi città, dove è presumibile si sviluppino i CSC, come è successo in Spagna.
    Naturalmente siamo interessati a conoscere le opinioni di chi volesse essere così gentile da comunicarle, vi metto sotto l'articolo in merito che abbiamo pubblicato stamattina:

    http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=8249

    LE COLTIVAZIONI DI GRUPPO

    All’Assemblea Generale di ENCOD abbiamo lanciato l’idea della costituzione delle Coltivazioni di Gruppo, piccole associazioni tra amici che individuato un posto per la coltivazione delle piante delegano uno di loro o provvedono insieme alla coltivazione. La stessa proposta porteremo avanti nel confronto con i parlamentari che, speriamo al più presto, possano giungere ad un testo unico dove vengano previste forme associative per i coltivatori/consumatori.

    Proposta ASCIA: le “Coltivazioni di Gruppo” (CdG)

    Nella prospettiva di legalizzare l’auto produzione di canapa e considerando la necessità di consentire l’approvvigionamento in forma legale di chi non può coltivarsela, i CSC appaiono essere un esperimento valido, perlomeno nelle città e nei dintorni, purché non si trasformino nel tentativo di mascherare un business di grosse proporzioni sulle spalle dei soci, sfruttando il gran numero degli stessi, dovuto anche al turismo, a scapito della qualità e del prezzo della cannabis fornita, come è recentemente successo a Barcellona in alcuni casi.
    Ci appaiono però insufficienti per soddisfare l’esigenza di approvvigionamento legale di canapa nelle zone rurali o montuose o comunque lontane dalle città.

    Per questo, negli stati europei dove venga legalizzata la coltivazione domestica della canapa, ci sembrerebbe opportuno affiancare al modello dei CSC spagnoli la possibilità di costituire anche piccole associazioni di amici o conoscenti, di massimo 20 persone, che potremmo chiamare “Coltivazioni di Gruppo” (CdG), nelle quali i soci si possano organizzare per coltivarsi il quantitativo annuale di canapa consentito dalla legge, incaricando uno o più soci, maggiormente esperti e/o con la capacità di poterlo fare, di coltivare le piante di canapa necessarie per le scorte annuali di ogni socio, delle varietà prestabilite da ognuno, pagandole un prezzo ragionevolmente basso stabilito tra i membri del gruppo per il lavoro ed il tempo impiegati dagli incaricati della coltivazione, prevedendo anche per ognuno la possibilità di trasporto del quantitativo annuo personale di infiorescenze di canapa dal luogo di coltivazione ed essiccamento alla propria abitazione, per l’uso domestico.

    In analogia con l’acquisto di gruppo di proporzionate quantità di sostanze psicoattive, che ormai non viene più considerato uno “spaccio presunto” o con “fini di spaccio” nemmeno in Italia, la nostra intenzione sarebbe quella di estendere questo concetto alla coltivazione personale di canapa da parte di un gruppo di conoscenti o amici, ritenendo una condotta socialmente molto meno pericolosa il fatto di auto coltivarsi in gruppo la cannabis che nello stato sia legalmente consentito detenere per il proprio utilizzo, piuttosto che incaricare di volta in volta uno del gruppo di andarla ad acquistare per tutti gli altri al mercato nero, con il rischio elevato di finanziare così delle organizzazioni criminali dedite al traffico e al commercio illegale di droghe ed altre attività criminose.

    Ci sembrerebbe perciò più logico che venga facilmente consentito ad un piccolo gruppo di amici e conoscenti di incaricare uno o più membri anche a coltivare annualmente la canapa per tutti, con eventuali procedure, registrazioni e controlli più semplificati.

    In questo modo si riporterebbe su piccola scala di conoscenti diretti e amici, quindi con un migliore rapporto di fiducia, il concetto base dei CSC, i quali, invece, associano un numero elevato di persone estranee, quasi tutti sconosciuti.
    Proprio grazie a questo rapporto di fiducia, i soci del gruppo che lo desiderano potrebbero eventualmente anche partecipare direttamente alle operazioni colturali del proprio raccolto, cosi da poter seguire direttamente la crescita, la maturazione, la raccolta e l’essiccazione delle piante che poi si acquisteranno per il proprio uso personale annuale. Ciò sarebbe la miglior garanzia della qualità.

    In sintesi, le caratteristiche di una COLTIVAZIONE DI GRUPPO potrebbero essere:

    1) Numero ristretto dei soci: possibilità di costituire piccole associazioni di amici o conoscenti, di massimo 20 persone, che potremmo chiamare “Coltivazioni di gruppo”, nelle quali i soci possano organizzarsi per coltivarsi il quantitativo annuale di canapa consentito dalla legge per tutti.

    2) incaricare uno o più soci, maggiormente esperti e/o con la capacità di poterlo fare, di coltivare le piante di canapa necessarie per le scorte annuali di infiorescenze femminili di ogni socio, delle varietà prestabilite da ognuno, pagandole un prezzo ragionevolmente basso stabilito annualmente, o per ogni ciclo colturale, tra i membri del gruppo, per il lavoro, le spese ed il tempo impiegati dagli incaricati alla coltivazione.

    3) la coltivazione delle piante di cannabis potrebbe essere effettuata sia outdoor che indoor o con entrambi i metodi, rispettando in ogni caso il limite del quantitativo annuale previsto dalla legge (in piante o in peso o in metri quadri di superficie coltivata) con la possibilità di portare a fioritura anche qualche pianta maschio per eventuali impollinazioni al fine di auto prodursi dei semi freschi ed effettuare incroci e selezioni.

    4) la possibilità di trasporto, per ogni membro del gruppo, del quantitativo annuo personale di infiorescenze di canapa frutto del raccolto, dal luogo di coltivazione ed essiccazione fino alla propria abitazione, per l’uso domestico.

    5) assenza di un locale, per le attività associative, con notevoli risparmi di gestione: anche le eventuali procedure costitutive per una Coltivazione di Gruppo, le registrazioni e i controlli potrebbero essere più semplificati e facilitati rispetto ai CSC di tipo spagnolo.

    6) ovviamente un socio di una Coltivazione di Gruppo non può far parte di altre Coltivazioni di Gruppo.

    La formula costitutiva e gestionale di una Coltivazione di Gruppo è molto più semplice di quella di un Cannabis Social Club, in quanto non viene prevista una locazione per la distribuzione e il consumo, né permessi e licenze per l’attività in un locale e tanto meno registrazioni fiscali e controlli sanitari o di sicurezza.

    Le potenzialità provocatorie e risolutive delle Coltivazioni di Gruppo sono maggiori di quelle dei Cannabis Social Clubs, perché il semplice fatto di far girare un’ idea come questa è già una provocazione notevole, in quanto ci si ispira a quello che molti gruppi di amici stanno già facendo da anni in modo clandestino a causa della proibizione, è il modo più naturale di organizzarsi fra amici determinati ad auto coltivarsi canapa di buona qualità e a non dare soldi alla criminalità.

    Vendere la canapa ad un prezzo onesto ad amici che hanno precedentemente delegato qualcuno di loro a coltivarla, non dovrebbe essere considerato “spaccio”, termine che dovrebbe, invece, riguardare solo le cessioni a fini di lucro di sostanze psico-attive fra estranei, o comunque fra persone che sono in relazione tra loro solo per la compra-vendita al mercato nero.

    Qui entra in gioco l’analogia delle Coltivazioni di Gruppo con l’acquisto di gruppo di quantitativi di cannabis proporzionati all’uso personale, che non viene equiparato allo spaccio. La domanda logica che sorge spontanea a tutti è: perché si può acquistare in gruppo cannabis dal mercato nero e non è possibile auto coltivarla in gruppo senza dare soldi alla criminalità?

    Nonostante 8 anni di Fini-Giovanardi l’uso di cannabis e l’auto coltivazione sono dilagate a macchia d’olio e sarebbe il caso quindi di far uscire la testa dalla sabbia e regolamentarne la diffusione.

    Vogliamo quindi innescare il dibattito sulle Coltivazione di Gruppo ponendolo come elemento di riflessione all’Assemblea Generale di Encod e come contributo al dibattito parlamentare per individuare un nuovo metodo di regolamentazione della coltivazione ad uso personale, più se ne parla più l’idea gira, più l’idea gira più danno dovremmo fare al proibizionismo e alla criminalità.

    Nello scrivere la proposta delle Coltivazioni di Gruppo abbiamo cercato di tenere conto di ciò che a tutti quelli che se la sanno coltivare piacerebbe fare e condividere, a quello che, crediamo, vorremmo fare un po’ tutti, fra amici, con le nostre buone piante di cannabis, se potessimo coltivarcele.

    Direttivo ASCIA

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