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Articolo di Redazione 31 marzo 2014 20:09

In una tavola rotonda organizzata a New York lo scorso 25 marzo per il programma mondiale sulla politica antidroga della Open Society Foundation (OSF), alcuni esperti svizzeri e cechi hanno presentato delle relazioni con i successi ottenuti nei loro Paesi grazie ad alcuni approcci di riduzione del danno che trattano i tossicodipendenti come un problema sanitario e non penale.
Nella sessione straordinaria dell'Assemblea Generale dell'ONU del 2016, e' prevista una decisione consensuale sul controllo delle droghe. Avvicinandosi questa scadenza, alcune ONG e gruppi di studio sono determinati perche' nel dibattito si confrontino le nuove opzioni di lotta alla tossicodipendenza.
Nel frattempo, dopo numerosi mesi di confronti e negoziazioni alla Commissione sugli stupefacenti dell'ONU, che ha sede a Vienna, le risoluzioni recentemente adottate non prendono in considerazione le opposizioni emergenti contro le attuali politiche, presentate da diversi Paesi dell'America Latina e dell'Europa. I media si sono fatti portavoce dell'emergenza di una divisione marcata tra i vari Paesi sulle forme di lotta contro la tossicodipendenza e sulla domanda se occorrera' porvi un termine o meno.
Gli intervenuti a questa tavola rotonda hanno sottolineato la speranza che i marcati successi ottenuti nei loro due Paesi (Svizzera e Repubblica Ceca) siano da stimolo perche' le altre nazioni intraprendano simili sperimentazioni.
Gli esperti hanno sottolineato la necessita' di un cambiamento radicale nelle discussioni in corso ad alto livello. Sono diversi i Paesi che sostengono che le attuali politiche siano un fallimento, e i Paesi dell'America Latina -usati per la guerra alla droga e i cui territori ne sono teatro- fanno sempre piu' pressione sugli Usa e gli altri Paesi perche' adottino dei metodi nuovi. Gli esperti hanno evidenziato che i Paesi che continuano ad associare le droghe al crimine, con l'uso anche della pena di morte -cosi' e' in Russia, Cina, Malaysia e Iran, per citarne solo alcuni- cercano di porre piu' ostacoli possibili a tutti gi emendamenti che mirino ad un significativo cambiamento della politica antidroga delle Nazioni Unite.
Pressioni in favore di un cambiamento
In una simle sessione straordinaria dell'Assemblea Generale nel 2009, era stata approvata la politica di divieto delle droghe, con l'intento di eliminare il consumo delle droghe illegali. In seguito -e dopo diversi miliardi di dollari- questa politica ha sempre dato scarsi risultati e nessun segno di successo. Le droghe illegali sono piu' diffuse che mai, comparendo anche sotto nuove forme che, di conseguenza, necessitano di nuove categorie di divieti, le guerre della droga proseguono, le prigioni sono strapiene di tossicodipendenti, spacciatori e trafficanti, e le varie comunita' continuano a soffrire di Hiv, epatite C, guerre di bande di delinquenti, di crimini e disintegrazione delle famiglie.
Per la OSF “decenni di approccio al controllo delle droghe basate su legge e ordine hanno fatto consumare miliardi di dollari di fondi pubblici e privati, nonche' distrutto vite e comunita', senza ridurre i danni delle droghe”.
Per la OSF, le statistiche parlano da sole: “la produzione di oppio e' aumentata del 102% e quella di cocaina del 20% tra il 1998 e l 2007, nonostante gli sforzi messi in atto per distruggere le coltivazioni nel mondo. In Usa, circa mezzo milione di persone e' in galera per reati connessi alle droghe, rispetto ai 41.000 del 1980.
Gli Usa dispensano nella repressione il 93% delle loro risorse specifiche per la lotta alla cocaina, e solo il 7% nei programmi di trattamenti. Piu' di 30 Paesi applicano la pena di morte per crimini legati alle droghe. Piu' del 70% delle infezioni di Hiv in Russia, sono dovute alle iniezioni di droghe. La lista e' senza fine e le vittime della guerra alla droga si moltiplicano".
L'esperienza svizzera
Ruth Dreifuss, ex-presidente svizzero e membro della Commissione mondiale delle politiche antidroga, ha spiegato in quale misura la pressione esercitata dall'opinione pubblica per affrontare il problema della tossicodipendenza abbia dato un contributo per il cambiamento di politica.
Le autorita' svizzere si sono viste incapaci di risolvere il problema dell'aumento del numero dei consumatori di droghe nei luoghi pubblici, e verso la fine degli anni '80 hanno deciso di riunirli in uno spazio comune a Zurigo, “il parco delle siringhe”. A quell'epoca, secondo i primi dati raccolti sull'Hiv, la Svizzera aveva il tasso piu' elevato nell'Europa dell'ovest, nel 1988-1989, la meta' dei nuovi casi erano dovuti al consumo di droghe per via endovenosa. Alcuni studi sperimentali si sono dimostrati efficaci, e il governo ha adottato una nuova strategia, ponendo l'accento sulla riduzione dei danni ad ogni livello, dalla prevenzione alla prescrizione medica di eroina, dove i trattamenti a base di eroina era sotto il controllo medico, in centri sanitari pubblici controllati. Un nuovo metodo che ha fatto si' che la salute dei pazienti migliorasse, non aumentassero i consumi di droga ed e' diminuito il tasso di criminalita' degli stessi tossicodipendenti.
Nel frattempo, contrariamente alle attese, l'uso di altri trattamenti diversi dall'eroina, come il metadone, e' aumentato. La popolazione non era piu' infastidita dai tossicodipendenti e le strade non erano piu' piene di siringhe. "Il problema della droga rimane preoccupante, ma la popolazione nel suo insieme e' generalmente soddisfatta di queste misure e aggiustamenti che hanno dato dei buoni risultati”. Si sa, comunque, che il suo Paese fosse “alla fine della catena” e non era, a differenza di alcuni Paesi dell'America Latina o dell'Africa, in preda alle guerre dei cartelli ne' del traffico, che portano con se' una multitudine di problemi ben piu' gravi.
Trovare un giusto equilibrio
Il coordinatore nazionale della lotta contro la droga della Repubblica Ceca, Jindrich Voboril, ha sottolineato alcuni aspetti della via da intraprendere. “Tutti gli estremi sono generalmente pericolosi. Un estremo e' la totale legalizzazione del mercato, come per alcool e tabacco, e l'altro estremo e' il divieto. Noi dobbiamo trovare qualcosa fra questi due estremi”. Cioe' adottare un nuovo orientamento mondiale in materia, con l'urgenza di sperimentare opzioni che facciano riferimento alla scienza e non alla paura -ha aggiunto.
Durante il periodo sovietico. Le droghe classiche come l'eroina e la cocaina non erano disponibili. I cecoslovacchi avevano creato il loro proprio prodotto -la metamfetamina- il cui uso si e' rapidamente diffuso in tutto il Paese. Secondo Voboril, questo fa crollare il mito secondo il quale “se si limita l'offerta, la domanda diminuisce”. “Cercare di creare una societa' senza droghe e' irrealista” -ha detto-. “E' un'idea estremista che causera' sempre piu' male”, ha aggiunto sottolineando che la tossicodipendenza e' motivata da una ricerca del piacere. E sarebbe piu' efficace mettere insieme tutti i problemi di dipendenza -alcool, tabacco, droghe, gioco, etc..- e trovare soluzioni comuni. “Gli studi mostrano che il 2-3% della popolazione e' a rischio dipendenze”. Le ricerche mostrano ugualmente che le persone sono giovani quando si accostano a nuove droghe, e poi corrono il rischio di diventare dipendenti.
La Repubblica Ceca ha optato per una via intermedia: il possesso di droga (in piccole quantita') e' passibile di un'ammenda simbolica, ma non di una pena detentiva. “Abbiamo cosi' scoperto che niente di terribile poteva essere prodotto”. Seguendo l'esempio della Svizzera, dei Paesi Bassi e dell'Inghilterra, il nostro Paese ha introdotto dei servizi di riduzione del danno, favorendo l'accesso alla sanita' pubblica piuttosto che alla galera. In seguito, al contrario della Russia e degli altri ex-appartenenti al blocco sovietico, la Repubblica Ceca ha visto abbassarsi il proprio tasso di Hiv a meno dell'1%, e anche il tasso di epatite C e' diminuito.
“Sentiamo che e' giunto il nostro turno”
Secondo Dreifuss, chi amministra uno Stato ha la responsabilita' morale di proteggere la sanita' e la sicurezza dei propri cittadini. I tossicodipendenti sono fortemente perseguitati in numerosi Paesi come la Russia, mentre altre persone che sono intervenute nel dibattito hanno sottolineato che se gli amministratori non fanno proprio questo principio morale, devono comunque prendere in considerazione gli evidenti vantaggi economici di questi programmi che mettono in bilancio non poche questioni di sanita' pubblica e di sicurezza.
Secondo Pavel Bém, membro della Commissione mondiale delle politiche antidroga, che ha ispirato la politica antidroga della Repubblica Ceca, le nuove misure di lotta contro la tossicodipendenza avranno piu' effetti positivi che negativi, che e' il contrario di quanto accade con le attuali politiche. “Se analizzate le politiche antidroga nel mondo, scoprirete numerose conseguenze negative non intenzionali", ha detto rilevando che le conseguenze sono spesso di natura finanziaria. “Le persone che passano anni in prigione senza risultati, non sono spacciatori implicati nel crimine organizzato, ma consumatori”.
Gli esperti si sono soffermati sugli effetti della depenalizzazione della marijuana per uso personale che e' stata adottata in Uruguay e in due Stati americani, Washignton e Colorado. Secondo Kasia Malinowska-Sempruch, direttrice del programma mondiale antidroga della OSF e moderatrice della tavola rotonda, gli Usa e' possibile che siano reticenti al cambiamento della scelta federale, ma il fatto che due Stati abbiano legalizzato la marijuana e che altri si apprestino a seguire il loro esempio, significa che “il Paese non puo' seriamente ostinarsi a vietare avendo all'interno delle proprie frontiere questi due Stati”.
“Noi sentiamo che e' giunto il nostro turno -a detto Bém. "Siamo all'alba di un cambiamento. Non sappiamo quanto tempo ci vorra' ancora, ne' che cosa verra', ma possiamo vedere che il cambiamento e' in atto”.

(articolo edito dall'agenzia Comtex del 30/03/2014)