Buongiorno mi chiamo Claudio ho 50 anni e vivo e lavoro in un paesino dell appennino tosco emiliano a 1200 metri di altitudine di circa 1500 anime la maggior parte anziani perchè il grosso dei giovani, come spesso accade in questi casi, preferisce le comodità della città...Lavoro nel settore ceramico e faccio il carrellista; il 12 settembre (dopo un mese di ferie) in azienda c'è stato il controllo delle urine e sono risultato positivo ai cannabinoidi. Il referto del dottore riporta la sospensione dalla mansione di carrellista ma il datore di lavoro ha pensato bene di sospendermi dal lavoro senza retribuzione e relativi contributi fino alla scomparsa di tracce di thc nelle urine. Premetto che fumo erba da quando ero ragazzino e ciò non mi ha mai impedito di lavorare o più in generale di avere ottimi rapporti con tutti. La fortuna è che non ho una famiglia da mantenere e neanche dei mutui da pagare altrimenti sarebbero stati guai...Sembra, a quanto riferitomi dal sindacato, che la sospensione duri 6 mesi (se risulti positivo a un controllo dei carabinieri la patente viene sospesa per un mese). Avrebbero anche potuto chiudere un occhio e agevolare chi ancora si ostina, come me e i miei colleghi, a vivere e lavorare in un paesino di montagna. Se fossi stato un padre di famiglia il trattamento sarebbe stato lo stesso? Non ho molte speranze che la situazione possa cambiare, più che altro il mio è uno sfogo ma se avete un consiglio mi piacerebbe ascoltarlo.

Grazie e buona dolce vita, Claudio