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Discussione: Produci consuma crepa

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  1. #1
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    Era una sera d'autunno di otto o dieci anni fa, stavo guidando sulla strada che da Novate porta a Cascina Del Sole. A metà della strada mi imbatto in uno sbarramento, non segnalato che obbligava a deviare il percorso a causa di un cantiere per la costruzione della Rho-Monza, ho acceso gli abbaglianti e mi è comparsa davanti, illuminata dai fari, su un muretto di cemento di quelli prefabbricati per i cantieri stradali, la scritta, come se fosse impressa sullo schermo di un cinema. Erano tre parole, scritte in stampatello maiuscolo come se fossero urlate, senza punteggiatura perché superflua, PRODUCI CONSUMA CREPA . Perché quelle parole, scritte da un attivista durante le proteste per la costruzione della nuova autostrada, in un non-luogo, su una strada che porta in un posto che a dispetto del suo nome ha solo muri grigi come il cielo che il sole non riesce a bucare, mi girano nella testa dopo tutti questi anni?
    Un primo aiuto lo trovo da Horkheimer e Adorno, che nel loro libro Dialettica dell'illuminismo, del 1947, definiscono per la prima volta il concetto di "Industria Culturale".
    Secondo gli autori, la cultura di massa che ci viene servita oggi, non è la democratizzazione di quella inevitabilmente elitaria che si trovava nelle grandi forme di espressione artistico-culturale del passato ma è la degradazione della cultura, integrata nel sistema come fonte di svago e di intrattenimento. La cultura integrata promette un evasione che in realtà è funzionale al sistema, anche quando si presenta come trasgressiva è una cultura affermativa e non critica, che distrugge l'autonomia del singolo, ridotto a fruitore passivo.
    L'industria culturale, composta dall'apparato che comprende radio, televisione, cinema, stampa, pubblicità (internet non c'era ancora) è un'industria fra le altre, è strutturata e opera come le altre industrie, con piani di raccolta e investimento capitali, impianto industriale strutturato, con stabilimenti e reparti di produzione, con sezioni che si occupano della concorrenza, contenendola o eliminandola.

    Un altro aiuto lo trovo da Ignacio Ramonet, che nel 1995 conia il termine e definisce il concetto di "Pensiero Unico". Per pensiero unico si intende un modello di sistema caratterizzato dall'assenza di differenziazione, nell'ambito della concezione e programmazione delle politiche economiche e sociali.
    Secondo Ignacio Ramonet, i fautori del pensiero unico agevolano gli interessi di determinate forze economiche, specificamente quelle del capitale internazionale, con la trasposizione in termini ideologici dei loro interessi.
    Le critiche che vengono rivolte al pensiero unico, riguardano la riduzione del dibattito politico a temi ovvi, che non possono essere criticati dalla cultura dominante,
    la subordinazione della politica al potere economico
    la spinta alla crescita illimitata
    la subordinazione dell'individuo, delle sue aspettative, del suoi bisogni e aspirazioni, al mercato.

    Il pensiero unico, per mezzo dell'industria culturale, punta alla normalizzazione degli individui, annullando ogni comportamento deviante rispetto alla norma, utilizzando a tale scopo la distorsione dell'informazione e il controllo dei meccanismi psicologici inconsci, manipolando cosi le coscienze.

    Il dibattito aperto a tutti verte su, come possiamo difenderci? Cosa può aiutarci?

    Per cominciare posso suggerire di tenere occhi e mente aperti per individuare e contrastare le distorsioni dell'informazione, come qualcuno di noi fa già bene.
    Un aiuto ci viene da quella che viene chiamata Controinformazione ma sarebbe meglio definita come "informazione non-manipolata" o "informazione non-integrata". Già esiste, promuoviamola e divulghiamola.
    Ultima modifica di massimo.conta; 18-02-20 alle 20:40

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