Pioniere del Raggamuffin in Italia, dopo oltre 20 anni di attività, torna con un nuovo album in perfetto stile italiano.
“Veterano Vibrante”, è il tuo ultimo album in cui ti presenti come “nonno” del panorama reggae italiano, ovviamente meritato dato che sei cresciuto nel periodo delle posse. E’ il tuo ritorno sulla scena dopo diversi anni, anche se sei stato sempre presente non solo a livello musicale…
Non mi sono mai allontanato dalla scena reggae italiana, solo che da diversi anni a questa parte ho scelto un approccio diverso, se vuoi di più basso profilo. Infatti, sono stato dentro la scena in diversi modi: ho fatto il giornalista per varie riviste musicali, ho scritto un libro sul reggae (Paperback Reggae insieme a Pier Tosi), ho seguito dall’interno la grande espansione del panorama reggae italiano ed ho continuato a propormi come artista tenendomi, però, il più possibile alla larga dai meccanismi del music business. Sono così tornato all’autoproduzione nuda e cruda che magari ti dà minore visibilità, ma ti consente di gestire le tue produzioni senza compromessi e, soprattutto, ti lascia libero di far uscire un nuovo lavoro come e quando vuoi senza dover rispettare tempistiche dettate in larga misura dall’esterno. Nel nuovo millennio ho così realizzato 5 cd (In transito, Più che mai, Café Revolucion, Mille Modi e Veterano Vibrante) tutti caratterizzati dal fatto di essere stati realizzati al momento in cui c’era l’ispirazione per proporre qualcosa di nuovo e rappresentativo.
“Quando cominciai”, brano dell’album, parla dei tuoi inizi. Dopo oltre 20 anni di attività cosa ne pensi del nuovo panorama reggae italiano?
Beh, quasi 30 anni oramai. Ormai la musica in levare nelle sue varie forme ha una diffusione e un seguito enorme e non si capisce come mai, con poche eccezioni, rimanga ancora molto marginale a livello mediatico. E’ una scena che nei concerti e nelle dancehall richiama moltissima gente, ma che si vede poco sui giornali e sulle televisioni. E’ vero che rispetto a “quando cominciai” la scena è anche molto più frammentata, con dissidi interni, con gente troppo fanatica di ciò che accade in Giamaica e poco attenta a quello che succede nel giardino di casa, però sicuramente son passati i tempi in cui bisognava farsi in quattro anche solo per far accettare qualcosa che non fosse Bob Marley. Oggi come oggi c’è un pubblico che conosce alla perfezione le dinamiche e gli artisti della reggae music. Il problema principale è che troppo spesso una scena come quella italiana rimane succube di quella giamaicana, purtroppo incapace di brillare per originalità sia nella musica che nelle liriche.
Il tuo stile rimane “old” e ricorda i vecchi tempi di autoproduzioni, infatti, Veterano Vibrante è un album prodotto tramite una sottoscrizione popolare che ti ha permesso di stamparlo, parlaci di quest’iniziativa?
E’ la seconda volta che seguo questa strada. Già il precedente CD Mille Modi del 2009 era stato realizzato con questa formula. Diciamo che ho fatto di necessità virtù. All’inizio era nata come una sorta di sottoscrizione fra amici: poco più di un centinaio di persone che acquistando il cd in anticipo ne divenivano produttori esecutivi consentendone di fatto la realizzazione. Poi la voce, grazie alla rete e al passaparola, si è diffusa e si è creata una vera e propria struttura di sostenitori che, con il loro contributo, hanno messo a disposizione la cifra per affrontare le spese vive di produzione. Tutti coloro che hanno partecipato alla sottoscrizione trovano ora il loro nome come produttori all’interno del cd. Da parte mia devo ringraziarli tutti perché senza il loro contributo, in questi tempi in cui posso definirmi un precario a tempo indeterminato, avrei fatto una gran fatica.
I tuoi testi si basano su un linguaggio definito “edutainment”, che ha lo scopo di intrattenere educando e divertendo il pubblico. Pensi che in questo modo il tuo messaggio di denuncia sociale sia più diretto? Perché questa scelta?
Più che una scelta è il mio modo di scrivere, maturato negli anni. Quello che ci succede attorno è l’essenza dei testi raggamuffin, e un pizzico d’ironia, dove possibile, ci sta sempre bene… probabilmente viene dal mio DNA di toscano.
Lascia un messaggio ai lettori di Dolce Vita…
Il mio messaggio è quello di un antiproibizionista convinto che cerca di parlare del tema come se, così come dovrebbe essere, fosse la cosa più normale del mondo.
Contatti:
www.ilgenerale.it
Enrica Cappello
Pubblicato su Dolce Vita n°36 Settembre/Ottobre 2011