Oggi il sito Giornalettismo.com pubblica un articolo intitolato “Il paese che liberalizza la marijuana”, con sottotitolo “In Gran Bretagna la cannabis si compra nei negozi di prodotti agricoli“.
La notizia viene presto riportata da altri siti e condivisa sui social network. Fin qui tutto bene, se non fosse che la notizia è falsa!
Si tratta di un’interpretazione (errata) e di una traduzione (a dir poco grossolana) di uno studio del The Economist.
In realtà il settimanale inglese racconta l’aumento di tolleranza dell’Inghilterra nei confronti dei consumatori-coltivatori di cannabis e le nuove aperture di growshop, dove è possibile acquistare articoli per la coltivazione (NON cannabis).
La disinformazione su questi temi continua a dilagare ed è nostro compito cercare di contenerla facendo contro-informazione. Come la televisione, anche il web ora è vittima di quel meccanismo che porta a storpiare completamente il senso di certe notizie, pur di attirare l’attenzione dei lettori con titoli eclatanti.
AGGIORNAMENTO: comunichiamo l’intervento tempestivo della redazione di Giornalettismo.com, che dopo la nostra segnalazione ha modificato l’articolo inserendo nel titolo la dicitura [titolo corretto] e inserito la nota “Articolo contenente informazioni errate: c’è un edit alla fine” riportando quanto abbiamo scritto qui.
Questa la nostra traduzione testuale dell’articolo originale del The Economist:
Sballo legalizzato
In modo “tranquillo”, la cannabis è stata in effetti depenalizzata in Gran BretagnaCANNABOST, nutriente per piante, è uno dei prodotti più venduti presso il negozio Hydroexpress a Stirchley, una zona popolare di Birmingam. Il piccolo negozio, con le finestre piene di poster in graffiti-style, vende anche fertilizzanti con nomi come “Nirvana” e “Bud Candy”, accanto a potenti lampade e rotoli giganti di carta stagnola per le serre. In un angolo, un paio di piante di pomodoro dall’aria succosa crescono come dimostrazione generale. Ma il giovane titolare del negozio sostiene che i suoi clienti “non sono tutti coltivatori di pomodori”.
Birmingham adesso ha 58 negozi di idroponica (N.d.r. dai noi comunemente chiamati Growshop), dai 42 di appena un anno fa. Aiutata o meno dal più recente e tecnologico impianto di coltivazione o no, la produzione di cannabis è in crescita. Secondo l’Associazione di Chief Police Officers, il numero delle produzioni di cannabis rilevate ogni anno è aumentato da circa 800 nel 2004 a 7.000 nel 2012. Birmingham è una delle zone più fertili; la polizia di West Midlands, che ha istituito un impianto di smaltimento Cannabis nel 2010 per affrontare il problema, ha smantellato più di 500 produzioni lo scorso anno.
Il nostro corrispondente ne ha visitata una recentemente chiusa dalla polizia; la giardiniera era una donna cocainomane che coltivava poche piante in una stanza “di ritaglio” nella speranza di guadagnare un “pezzo”. Altri allestimenti sono stati trovati nelle tende delle camere degli alti appartamenti comunali e nei sottotetti delle case familiari a schiera. Molti coltivatori stanno semplicemente portando avanti le loro abitudini. Un ufficiale del team West Midlands Police Drugs dice: “Sta diventando l’attività artigianale più importante del paese”.
Piccoli coltivatori sono riusciti rendersi indipendenti dagli importatori e le bande ben collegate tra loro, spesso vietnamite, che un tempo dominavano la produzione nazionale. Le grandi produzioni di cannabis istituite in questi ultimi anni, sono abbastanza facili da individuare. Quelle più piccole invece sono spesso scoperte solo quando le luci elettriche vengono accese, o quando gli adolescenti della zona organizzano furti con scasso.
La polizia fatica a gestire questo aumento della produzione su piccola scala, né sembra disperatamente desiderosa di farlo. Il mese scorso il governo ha pubblicato nuovi orientamenti per le sanzioni che i giudici consigliano attraverso il trattamento meno rigido dei piccoli coltivatori. Anche gli atteggiamenti verso i fumatori sono “morbidi”. La riclassificazione della cannabis nel 2009, dal classe C alla più rigorosa classe B, è stata stranamente accompagnata da un approccio più liberale per controllare il consumo. I consumatori fermati per strada raramente vengono arrestati; piuttosto, a loro viene emesso un “avvertimento cannabis” (una nota che non compare sulla fedina penale) o multati.
A Brixton, un quartiere a sud di Londra, esiste un mercato della cannabis all’aperto a circa 10 minuti a piedi dalla fermata della metropolitana. Questo posto è frequentato da spacciatori, presenti in ogni dove. Quando uno spacciatore ne riconosce altri, i suoi concorrenti diventano una seccatura più grande della polizia. “Si mettono a litigare, per denaro e altre questioni” dice un uomo con forte accento caraibico. Crea più violenza cercare di arrestare uno di questi spacciatori piuttosto che lasciarlo fare il suo business.
Stranamente, questo “disinteressato approccio” della polizia non incoraggia la gente a fumare spinelli abitualmente. Secondo l’osservatorio europeo delle droghe e delle dipendenze, la percentuale di persone che ammettono di aver usato cannabis in Gran Bretagna è diminuita più rapidamente che in qualsiasi altro paese europeo nel corso degli ultimi anni. Solo il 6,8% degli adulti, si legge in un altro sondaggio, ha usato cannabis nel 2010, in calo rispetto al 10.9% di 8 anni prima. L’erba è ora onnipresente e effettivamente tollerata – e, forse come risultato, non è tutto allettante.
Questo l’articolo pubblicato da Giornalettismo:
Il paese che liberalizza la marijuana
In Gran Bretagna la cannabis si compra nei negozi di prodotti agricolidi Dario Ferri
Ufficialmente nel Regno Unito si può trovare tutto per le coltivazione del suolo, dagli attrezzi per la preparazione ai semi delle piante, in realtà si vendono anche piante dagli effetti stupefacenti, come la cannabis.
L’ERBA TRA I PRODOTTI AGRICOLI – L’Economist racconta come in Gran Bretagna nei negozi di prodotti agricoli, letteralmente di idroponica “Hydroponics store”, sia facilmente reperibile droga leggera. Il numero di questo tipo di esercizi commerciali, proprio per la possibilità di vendita di cannabis, sarebbe sensibilmente aumentato negli ultimi 12 mesi. A Birmingham pare in un anno siano passati da 42 a 58. “Sia (il boom, nda) favorito o no dalle ultime tecnologie per la coltivazione – afferma il settimanale britannico -, anche la produzione di cannabis è aumentata”. “Secondo l’associazione dei Capi di Polizia le aziende che producono la pianta è aumentato dalle 800 del 2004 alle 7mila del 2010″, continua l’Economist. E negli “hydroponics store” – rileva ancora il giornale – il prodotto più venduto è l’alimento vegetale Cannaboost. L’Economist è andato alla ricerca di informazioni più precise all’interno dei negozi incriminati, scoprendo sospetti fertilizzanti che prendono il nome di “Nirvana”, o “Candy Buy”.
FACILE DIFFUSIONE – La facile diffusione e distribuzione della cannabis sembra favorita da un approccio più tollerante della polizia nei confronti dei consumatori, nonostante nel 2009 la droga leggera sia passata dalla fascia C alla fascia B nella classificazione delle sostanze stupefacenti. Ma anche il governo sembra meno duro nel controllo delle droghe leggere. Il mese scorso, ad esempio, sono stati approvati nuovi provvedimenti, meno severi, sulle sanzioni che i giudici devono infliggere ai piccoli coltivatori. Chi viene scoperto in possesso delle piantine raramente viene arrestato, piuttosto viene messo in guardia, riceve un’ammonizione che non macchia la fedina penale, o semplicemente multato.
MENO CONSUMATORI – Stranamente questo atteggiamento delle autoritè non ha fatto aumentare il numero degli utilizzatori di cannabis, o, almeno, di coloro che dicono di farne uso. Secondo l’osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze la percentuale delle persone che sostengono di aver utilizzato la cannabis è diminuito più rapidamente che negli altri paesi europei. Solo il 6,8% degli adulti hanno ammesso l’assunzione di ‘erba’. Otto anni prima il tasso era al 10,9%.