Il titolo di quest’articolo riprende l’affermazione indignata del nostro ex presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, che la possibilità di non starci l’aveva, ad altri, invece, questo viene negato brutalmente e costantemente. Non so se Scalfaro fosse un ladro come tutti gli altri o un sacrestano mancato, ma ho voluto ricordare una delle tante farse andate in scena in questi anni, visto che ci ha lasciati tra il lacrimare pomposo e i proclami altisonanti di tutti i suoi simili.
Uno degli aspetti meno noti, diretta conseguenza del sovraffollamento carcerario che attualmente affligge le patrie galere, è quello che riguarda nel merito l’esecuzione della pena. Una cosa tutt’altro che secondaria, poiché anche all’interno dei penitenziari esistenti sul territorio dello Stato, vige la medesima Costituzione che regola il civile consorzio qui fuori e seppur limitati, garantisce una serie di diritti inalienabili come per esempio; il rispetto della dignità e l’assistenza medica. Se qualcuno attualmente recluso leggerà queste righe, le scambierà e non ha torto, per una presa per il culo. Si, perché in queste aree extraterritoriali che sono le nostre carceri, vengono palesemente violati ogni giorno i diritti che si pretende rispettino coloro che vi sono reclusi, una volta riacquistata la libertà. Basti pensare che per veder presa in considerazione una qualunque istanza presso il Tribunale di sorveglianza competente per territorio, non passa meno di un mese, se vi par poco dovreste provare cosa significhi un mese di galera, fatto da innocente, attendendo tutti i giorni una risposta che non arriva, indicativo per quanto affermo è l’aumento esponenziale delle cause contro lo stato per ingiusta detenzione, di questi ultimi due anni. Poi v’è l’aspetto degli educatori e degli psicologi, non tanto per il supporto morale che alla maggioranza dei detenuti viene negata come pena aggiuntiva, ma perché per poter accedere ai benefici che la legge prevede una volta condannati in via definitiva, serve quella cosa che in carcere è nota e famosa col nome di “sintesi”, che altro non è se non un rapporto complessivo sul profilo psicologico e sociale del recluso, stilato dagli organi penitenziari, educatore, direzione psicologa, prete, comandante, insegnanti ecc, senza la chiusura di questo documento non è possibile accedere ai benefici di cui parlavo prima, per aprire e chiudere la sintesi esistono termini temporali di legge precisi, ma che mai e poi mai vengono rispettati, se poi un detenuto è soggetto a trasferimenti, veder chiusa la propria sintesi diventa pressoché impossibile, tant’è che nella maggior parte dei casi i detenuti scontano per intero la propria pena senza veder completato il percorso riabilitativo che la legge prevede e che si inizia proprio con l’apertura della sintesi. Non ci si deve allora stupire molto se alcuni dei detenuti tornano a delinquere, poiché manca loro l’educazione oltre che l’opportunità e fattore non secondario, si sono paradossalmente abituati ad una illegalità istituzionalizzata.
Il cronico dell’affollamento delle carceri in Italia, è pure strettamente connesso al proibizionismo sulla canapa ed i suoi derivati ed è paradossale che questo proibizionismo persista quando scienza e medicina abbiano ormai smascherato le false plausibilità con cui hanno sempre raccontato le ragioni di una tale assurdità, in termini giuridici, medici e scientifici pur avendo la possibilità, applicando semplicemente il buon senso, di alleviare sofferenze a volte inenarrabili ad individui con abitudini diverse da quelle di ubriacarsi d’alcool, decisamente più deleteria come pratica; pensiamo alle persone morte in carcere ed arrestate perché trovate in possesso di fumo o erba (indifferentemente per uso personale o per commercio). Trovo il commercio normale, perché fintanto che permane un proibizionismo anacronista sarà normale che qualcuno dovrà supplire alla latitanza di una legislazione diversa nel merito, coltivando, trafficando e commerciando, una merce per la quale esiste una richiesta ed un conseguente mercato trasversale e la richiesta non arriva solo da frazioni emarginate di popolazione, catalogabili per la loro attitudine, e solo per questa, come individui dall’elevata pericolosità sociale. La richiesta è trasversale, proviene, per la maggior parte dei casi, da individui perfettamente integrati socialmente ed in piena fase produttiva.
Sarebbe assurdo pensare che, dopo aver spiccato milioni di mandati di cattura e celebrato altrettanti processi, riempiendo le patrie galere ed intasando i tribunali, confrontandosi verbalmente con gli imputati, vi sia ancora qualche magistrato inconsapevole del fatto che mettere la marijuana e l’hashish fuori legge è di per se una stronzata immonda! Esistono palesemente altri e più subdoli interessi che spingono a mantenere una condizione come quella attuale, possiamo chiamarli con diversi nomi: controllo sociale; specchietti per allodole; protezionismo; e via discorrendo. I modi in cui vengono attuate forme di controllo sociale si perpetuano anche in declinazioni più bieche e meno palesi di quelle che deflagrano in modo drammatico ed eclatante, sfociando nel gesto disperato del suicidio, per esempio: il ricatto della sospensione patente, una catena con la quale vengono umiliate nel nostro paese un numero imprecisato di persone, che spesso non hanno decisamente nulla a che vedere con dinamiche criminali. Mi spiego meglio: se 25 anni fa siete stati segnalati all’autorità competente per uso di stupefacenti, cosa che poteva avvenire anche se vi controllavano i documenti in piazza solo perché magari eravate li, la Prefettura trasmetteva la segnalazione all’asl che vi sottoponeva al controllo delle urine per verificare se foste idonei a condurre veicoli a motore (chissà se la pratica è in uso anche per i comandanti della Costa Crociere e gli autisti di auto blu, comprese quelle con la riga bianca sulla portiera). I controlli andavano poi rifatti periodicamente, con lassi di tempo che andavano via via dilatandosi, prima ogni tre mesi, poi ogni sei, indi dopo un anno e cosi via fino ad arrivare a 3/5 anni, peccato che all’ultimo controllo, quello che dovrebbe finalmente liberarvi da questa gogna sociale VENITE SEMPRE TROVATI POSITIVI, anche se non vi fate uno spinello da anni; domanda: PERCHE??? Perché ogni esame costa 300 € che dovete pagare voi, perché le strutture che si occupano di questi controlli abbiano una plausibilità per esistere e perché cosi il guinzaglio non ve lo tolgono mai. CAPITO? Conosco personalmente padri di famiglia ultra cinquantenni che sono umiliati periodicamente e tenuti sotto ricatto anche per quanto riguarda il posto di lavoro (uno fa il bidello, e dopo 11 anni di precariato, con moglie e figli a carico è ancora sotto ricatto perché l’asl sostiene che ci siano tracce di thc nei suoi capelli, nonostante sia quasi pelato!!! Secondo voi che cazzo deve dire ai propri figli, quando lo vedono senza patente?) Ho già avuto modo di scrivere quanto le informazioni tendenziose che sono state divulgate sulla canapa (una pianta millenaria da sempre utilizzata come medicinale, fibra tessile, e che può essere trasformata in combustibile) abbiano sempre omesso la presenza di un recettore nel nostro cervello, che serve a metabolizzare l’enzima del Δ9-THC (il principio attivo) esattamente come funziona per altre molecole come lo zucchero, i grassi, le proteine etc. Il che significa che nella nostra dotazione di base è prevista la possibilità di assumere tale sostanza (possibilità non significa obbligo o incentivo).
Ora, se confronto la storia millenaria di questa pianta e la faccia per esempio di Giovanardi… rischio di non riuscire a spiegare tanta crudele ignorante arroganza, ma siccome sono differente da lui e da tutti quelli che consapevolmente, hanno sempre fatto del terrorismo psicologico e sociale sull’argomento, al solo scopo di proteggere i propri interessi di parte e di partito, vorrei mettere un inciso sulle mie affermazioni:
Ogni anno in italia mor 30.000 persone de alcol ogni anno in italia mor 20.000 persone de tabacco ogni anno mor 1.000 persone di eroina ricordete: di marijuana non xe mai morto nissuni! (Pittura Freska).
Aggiungo anche che lo scorso anno in Italia sono MORTE 530 PERSONE PER INFORTUNI SUL LAVORO CAZZO!
Alle quali aggiungerei le 1945 PERSONE MORTE SUICIDE IN CARCERE DAL 2000 AD OGGI. Non v’è molto da aggiungere credo fratelli, perché sono pacifista e la mera lettura di questi dati agghiaccianti su una situazione che permane, mi potrebbe far rivedere alcuni saldi principi che non voglio abbandonare, ma è ora che le cose cambino! Una volta per tutte e che la si smetta di rompere i coglioni a chi si coltiva 3 piante in serra. Una volta fatto questo passo possiamo dire di aver intrapreso la lotta al narcotraffico, non prima, ASSOLUTAMENTE non prima. VIGLIACCHI, NOI NON CI STIAMO e non vi perdoneremo mai!
di Maurizio Gazzoni
Pubblicato su Dolce Vita n°39 – Marzo / Aprile 2012