PDA

Visualizza Versione Completa : “Pronto a disobbedienza civile”



flasensi19
30-03-12, 08:13
http://www.statoquotidiano.it/30/03/2012/canapa-trisciuoglio-ass-coscioni-annuncia-pronto-a-disobbedienza-civile/74658/

Canapa, Trisciuoglio (Ass. Coscioni) annuncia: “Pronto a disobbedienza civile”
30 marzo 2012 00:00
Piero Ferrante
0 Commenti


Andrea Trisciuoglio (foto: Antonio Coppola)
Foggia – E’ DA poche ore tornato da Roma, Andrea Trisciuoglio, dove, in quanto consigliere dell’Associazione Luca Coscioni ha preso parte, presso la sala “Caduti di Nassiriya” del Senato della Repubblica, alla conferenza stampa ‘Droga: Riccardi come Giovanardi? Alla commissione droghe di Vienna l’Italia resta ferma ad approcci pietistici e anti-scientifici’ con Giancarlo Cecconi di ASCIA (Associazione Sensibilizzazione Canapa autoprodotta), Claudia Sterzi dell’ARA (Associazione Radicali antiproibizionisti) e Edoardo De Blasio segretario dell’MLA (Movimento Liberali Antiploibizionisti).

E’ tornato alla base operativa della sua lotta, e da Foggia rinnova una volta di più le argomentazioni antiproibizioniste, quelle che porta avanti da anni, ben prima della scoperta della sua malattia (la storia di Andrea). Nell’occhio del ciclone di Trisciuoglio e delle associazioni, il neo ministro Andrea Riccardi accusato, senza mezzi termini, di essere il continuatore naturale delle politiche “oscurantiste” del predecessore Giovanardi. Le stesse politiche che hanno innescato “una vera e propria caccia al consumatore di cannabis”. Alla conferenza stampa, Trisciuoglio si è presentato con delle manette ai polsi ancorate ad una boccetta di Bedrocan, farmaco a base di marijuana, uno dei più utilizzati per la cura del dolore.

Una manifestazione emblematica e particolarmente forte, Trisciuoglio…
Si rende necessario alzare il tiro, fornire all’opinione pubblica immagini significative che evochino l’importanza della battaglia. Purtroppo, a livello politico, l’entusiasmo del cambio governativo si è presto estinto. Dal Ministro Riccardi non arrivano segnali del cambiamento. Anzi, ci troviamo a dover registrare una certa palese involuzione nei rapporti tra associazioni e Governo. I nostri appelli, le nostre richieste, le nostre lettere sono state letteralmente inevase, snobbate dal neo rappresentante del Governo Monti. E mentre lui tace e ci snobba, resta inalterata l’unica legge in materia di antidroga presente in Italia, la Fini-Giovanardi, i cui effetti collaterali sono state 2800 perquisizioni ordinate dalla Procura di Bolzano. Tra i perquisiti ci sono anche io.

Una delle maggiori accuse da sempre avanzate nei confronti della legge vigente è di aver posto in atto un’associazione culturale drogato-malato…
… non solo. Mi pare che il tentativo sia quello di equiparare tutte le sostanze tra di loro, eliminare ogni differenziazione. Dovesse imporsi questa visione, sarebbe pericolosissimo e non solo per il malato. Ma per il malato sarebbe una grande umiliazione. Nella testa del malato, martella una domanda. Questa: se la droga è tutta uguale, se la cannabis è identica alla cocaina, all’eroina, all’estasi, e se il mio medicinale contiene una di queste sostanze, significa che per lo Stato sono un drogato?

E non lo siete…
No, che non lo siamo. Il nostro fine non è lo sballo, il ballo, il divertimento. La nostra battaglia è una battaglia civile, artata e sformata da troppa gente. Non siamo equiparabili ai ragazzetti danzanti dietro ai camion con indosso magliette con il disegno della foglia di marijuana, benché a qualcuno faccia comodo indurre l’opinione pubblica a crederlo.

Nella conferenza stampa di Roma, dove sei stato uno dei protagonisti, avete avanzato delle richieste ben precise…
Rivedere la Fini-Giovanardi, cancellare la presunzione di reato, giungere a una regolamentazione della coltivazione domestica e della detenzione a scopo personale e a non introdurre, in caso di incidente stradale, l’esame delle urine per il conducente, poiché si potrebbe riscontrare la presenza della sostanza anche se consumata un mese prima. Non è possibile criminalizzare 5 milioni di persone che, in Italia, in un modo o nell’altro, fanno uso di cannabis.

Credi che abbiano fatto quadrato attorno a voi? Vi hanno isolati?
Certo c’hanno provato e ci stanno ancora provando. Ci spintonano fuori dalle vie della comunicazione. Ma non ci siamo mai arresi prima e continueremo a non issare la bandiera bianca. La battaglia si sta estendendo. Dieci anni fa eravamo soli. Oggi, sempre più gente caldeggia la nostra causa, aumentano le associazioni, le persone fisiche che ci incoraggiano. E’ il momento di sciogliere le briglie. E’ il momento di premere il piede sull’acceleratore.

Come?
Con azioni concrete. Sto progettando una campagna di disobbedienza civile. Non un vacuo sit in, ma una dimostrazione emblematica, pacifica e nonviolenta, come nello stile di tutte le associazioni radicali. In particolare, la mia idea è di creare una piantagione indoor nella sede dei Radcali a Roma, in Via Torre Argentina. Si tratta del primo passo per la creazione dei cannabis club, abbondantemente diffusi nel resto d’Europa. Qualcosa cambierà, e cambierà presto. Io ci credo e faccio di tutto perché avvenga, certo che non è stando fermo che si affrontano le difficoltà.