mari3tt0
13-05-10, 12:41
http://profile.ak.fbcdn.net/object2/1607/67/n118444538176863_2245.jpg
Ciao sperando di non fare delle brutte figure postandoin modo errato qualche cosa...se cosi fosse chiedo di esser punito=)...cmq sempre sperando di fare coasa gradita visto che non ne ho trovato traccia inserisco il fliyer dell'evento che si terra a pisa il 29c.m. a pisa..in toscana...che alle informazioni che si trovano su facebook dovrebbe partire alle ore 17.00 da piazza sant antonio
nonostante il comune sia contrario alla cosa c'e la delibera del p.m.=)quindi se fa!!!vi allego anche tutte le informazioni riportate su facebook x illustarer l'evento=)
riporto da facebook:
FESTEGGIAMO 10 ANNI....ma la storia è lunga e NON FINISCE QUI.......
Condividi
Ven alle 15.29
Nel 1999 è nato a Pisa un gruppo di discussione sul tema delle droghe che
ha dato inizio al movimento del primo Canapisa nel 2001. Quella che sarebbe
stata una manifestazione cittadina, poi regionale e poi nazionale, era
allora rappresentata dall'attività di un collettivo di persone che si
chiamava Laboratorio Pirata. La particolarità di questo collettivo era
quella di essere formato da consumatori di sostanze che volevano diventare
più consapevoli delle loro azioni, volevano autotutelarsi e così
salvaguardare la propria salute al momento che avrebbero consumato una
qualche sostanza. Non soddisfatti delle informazioni che si trovavano più
facilmente sull'argomento, che spesso erano di natura terrorizzante, e
lontane quindi dalla realtà variegata che si palesava davanti ai loro
occhi, intraprendevano questo viaggio/avventura alla ricerca di
informazioni sull'argomento. Da allora questo percorso non si è più fermato
ed ha condotto i suoi protagonisti ad approfondire l'argomento droghe a 360
gradi e da più punti di vista, al di là anche degli obiettivi e delle
aspettative iniziali. All'inizio forse lo stimolo iniziale non era molto
chiaro, forse proveniva da un istinto di sopravvivenza e da un forte
bisogno di autodeterminazione, oltre che da una critica spontanea alle
politiche proibizioniste sulle droghe. Questo nucleo iniziale di persone è
cresciuto, è maturato, ha fatto dei passi in avanti nei discorsi e nella
consapevolezza. In dieci anni ci siamo resi conto che a guadagnarci dal
proibizionismo non sono consumatori (loro sono delle vittime e dei capri
espiatori), e tanto meno le loro famiglie o i loro cari, che non approvando
tali scelte sostengono inconsapevolmente le conseguenze nefaste del
proibizionismo.
A guadagnarci veramente da tutta questa sporca vicenda sono le criminalità
organizzate.
Ma un ruolo abbastanza ambiguo è tenuto dagli apparati e dalle istituzioni
preposte alla repressione, alla cura ed al recupero, che di fatto sembrano
una vera e propria industria integrata la cui merce sono i drogati. Per
tutte queste realtà i drogati sono persone di serie B e non hanno nessun
interesse a risolvere i problemi derivanti dal consumo di droghe, anzi, più
drogati ci sono più cresce il volume degli affari e quindi il loro potere.
I volumi del mercato nero delle sostanze, che alimenta l'industria delle
droghe proibite, è pari a quello delle armi ed è capace di fornire
un'enorme liquidità immediata che tramite il riciclaggio può rientrare in
circolazione ed alimentare il sistema monetario ufficiale, i proventi delle
droghe diventano denaro quindi contante liquido che può essere poi erogato
dai bancomat.
Il mercato legale della repressione e del trattamento, che alimenta sia
l'industria dei farmaci che quella del recupero, viene sempre più
medicalizzato, facendo passare la questione dal sociale al penale senza
mezzi termini. Anche quando questi apparati dello Stato sono composti da
persone oneste, convinte di fare del bene e di agire nella giustizia, si
ritrovano ad essere meri esecutori di ordini provenienti dall'alto e il
loro lavoro si riduce a produrre drogati
etichettando, escludendo, separando, imprigionando ed ingrossando sempre
di più il numero dei propri utenti e degli operatori preposti, insieme alle
risorse ad esse destinate e perdendo completamente di vista l'obbiettivo
centrale che è quello di occuparsi del problema tossicodipendenza,
mettendosi a gestirlo così come appare in superficie, senza una reale
riflessione, o peggio ancora così come viene “ipocritamente” immaginato
dalle forze politiche di governo e cioè senza alcuna distinzione tra droghe
leggere e pesanti e tra uso ed abuso.
In dieci anni di studi e di riflessioni si è sempre più consolidata l'idea
che i problemi derivanti dalle sostanze sarebbero ben poca cosa se non ci
fosse il proibizionismo, sarebbero sicuramente meno esasperati e non al di
fuori di ogni controllo. I consumatori con il proibizionismo rappresentano
un capro espiatorio a cui far ricadere le colpe dei mali dell'intera
società. Le atroci sofferenze che l'attuale stato di cose produce alle
persone direttamente coinvolte ed i costi economici della proibizione
stessa, pagati con le tasse di tutti, sono insopportabili, concreti e
misurabili.
Le stesse morti per overdose da eroina per il 95% sono riconducibili ai
mix effettuati nel mercato nero, per aumentare il peso della dose e così i
ricavi; le sostanze di taglio sono la prima causa di morte dei consumatori
di eroina insieme all’ incontrollabilità della concentrazione del principio
attivo. Le morti per ecstasy sono inferiori al numero delle morti da caduta
dal cavallo e nessuno si sognerebbe di vietare di andare a cavallo. Anche
le morti per alcol sono un numero spropositato e nessuno immaginerebbe un
proibizionismo dell'alcol, anzi esiste un intero settore commerciale ed
industriale. Gli statunitensi sperimentarono il proibizionismo dell'alcol e
i risultati sono stati ben osservati: crescita esponenziale dei profitti
illeciti, diffusione di alcolici edulcorati, di bassissima qualità e nocivi
anche in piccole quantità, crescita dei fenomeni di abuso, esasperazione
dei conflitti. QUESTI SONO I RISULTATI DEL PROIBIZIONISMO!
Ciao sperando di non fare delle brutte figure postandoin modo errato qualche cosa...se cosi fosse chiedo di esser punito=)...cmq sempre sperando di fare coasa gradita visto che non ne ho trovato traccia inserisco il fliyer dell'evento che si terra a pisa il 29c.m. a pisa..in toscana...che alle informazioni che si trovano su facebook dovrebbe partire alle ore 17.00 da piazza sant antonio
nonostante il comune sia contrario alla cosa c'e la delibera del p.m.=)quindi se fa!!!vi allego anche tutte le informazioni riportate su facebook x illustarer l'evento=)
riporto da facebook:
FESTEGGIAMO 10 ANNI....ma la storia è lunga e NON FINISCE QUI.......
Condividi
Ven alle 15.29
Nel 1999 è nato a Pisa un gruppo di discussione sul tema delle droghe che
ha dato inizio al movimento del primo Canapisa nel 2001. Quella che sarebbe
stata una manifestazione cittadina, poi regionale e poi nazionale, era
allora rappresentata dall'attività di un collettivo di persone che si
chiamava Laboratorio Pirata. La particolarità di questo collettivo era
quella di essere formato da consumatori di sostanze che volevano diventare
più consapevoli delle loro azioni, volevano autotutelarsi e così
salvaguardare la propria salute al momento che avrebbero consumato una
qualche sostanza. Non soddisfatti delle informazioni che si trovavano più
facilmente sull'argomento, che spesso erano di natura terrorizzante, e
lontane quindi dalla realtà variegata che si palesava davanti ai loro
occhi, intraprendevano questo viaggio/avventura alla ricerca di
informazioni sull'argomento. Da allora questo percorso non si è più fermato
ed ha condotto i suoi protagonisti ad approfondire l'argomento droghe a 360
gradi e da più punti di vista, al di là anche degli obiettivi e delle
aspettative iniziali. All'inizio forse lo stimolo iniziale non era molto
chiaro, forse proveniva da un istinto di sopravvivenza e da un forte
bisogno di autodeterminazione, oltre che da una critica spontanea alle
politiche proibizioniste sulle droghe. Questo nucleo iniziale di persone è
cresciuto, è maturato, ha fatto dei passi in avanti nei discorsi e nella
consapevolezza. In dieci anni ci siamo resi conto che a guadagnarci dal
proibizionismo non sono consumatori (loro sono delle vittime e dei capri
espiatori), e tanto meno le loro famiglie o i loro cari, che non approvando
tali scelte sostengono inconsapevolmente le conseguenze nefaste del
proibizionismo.
A guadagnarci veramente da tutta questa sporca vicenda sono le criminalità
organizzate.
Ma un ruolo abbastanza ambiguo è tenuto dagli apparati e dalle istituzioni
preposte alla repressione, alla cura ed al recupero, che di fatto sembrano
una vera e propria industria integrata la cui merce sono i drogati. Per
tutte queste realtà i drogati sono persone di serie B e non hanno nessun
interesse a risolvere i problemi derivanti dal consumo di droghe, anzi, più
drogati ci sono più cresce il volume degli affari e quindi il loro potere.
I volumi del mercato nero delle sostanze, che alimenta l'industria delle
droghe proibite, è pari a quello delle armi ed è capace di fornire
un'enorme liquidità immediata che tramite il riciclaggio può rientrare in
circolazione ed alimentare il sistema monetario ufficiale, i proventi delle
droghe diventano denaro quindi contante liquido che può essere poi erogato
dai bancomat.
Il mercato legale della repressione e del trattamento, che alimenta sia
l'industria dei farmaci che quella del recupero, viene sempre più
medicalizzato, facendo passare la questione dal sociale al penale senza
mezzi termini. Anche quando questi apparati dello Stato sono composti da
persone oneste, convinte di fare del bene e di agire nella giustizia, si
ritrovano ad essere meri esecutori di ordini provenienti dall'alto e il
loro lavoro si riduce a produrre drogati
etichettando, escludendo, separando, imprigionando ed ingrossando sempre
di più il numero dei propri utenti e degli operatori preposti, insieme alle
risorse ad esse destinate e perdendo completamente di vista l'obbiettivo
centrale che è quello di occuparsi del problema tossicodipendenza,
mettendosi a gestirlo così come appare in superficie, senza una reale
riflessione, o peggio ancora così come viene “ipocritamente” immaginato
dalle forze politiche di governo e cioè senza alcuna distinzione tra droghe
leggere e pesanti e tra uso ed abuso.
In dieci anni di studi e di riflessioni si è sempre più consolidata l'idea
che i problemi derivanti dalle sostanze sarebbero ben poca cosa se non ci
fosse il proibizionismo, sarebbero sicuramente meno esasperati e non al di
fuori di ogni controllo. I consumatori con il proibizionismo rappresentano
un capro espiatorio a cui far ricadere le colpe dei mali dell'intera
società. Le atroci sofferenze che l'attuale stato di cose produce alle
persone direttamente coinvolte ed i costi economici della proibizione
stessa, pagati con le tasse di tutti, sono insopportabili, concreti e
misurabili.
Le stesse morti per overdose da eroina per il 95% sono riconducibili ai
mix effettuati nel mercato nero, per aumentare il peso della dose e così i
ricavi; le sostanze di taglio sono la prima causa di morte dei consumatori
di eroina insieme all’ incontrollabilità della concentrazione del principio
attivo. Le morti per ecstasy sono inferiori al numero delle morti da caduta
dal cavallo e nessuno si sognerebbe di vietare di andare a cavallo. Anche
le morti per alcol sono un numero spropositato e nessuno immaginerebbe un
proibizionismo dell'alcol, anzi esiste un intero settore commerciale ed
industriale. Gli statunitensi sperimentarono il proibizionismo dell'alcol e
i risultati sono stati ben osservati: crescita esponenziale dei profitti
illeciti, diffusione di alcolici edulcorati, di bassissima qualità e nocivi
anche in piccole quantità, crescita dei fenomeni di abuso, esasperazione
dei conflitti. QUESTI SONO I RISULTATI DEL PROIBIZIONISMO!