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01-01-70, 01:33
ANCHE IL LAZIO RICORRE ALLA CONSULTA
È LA QUINTA REGIONE DOPO TOSCANA, EMILIA-ROMAGNA, LIGURIA E UMBRIA
Nieri: «Spero che la Corte metta la parola fine a legge demagogica»
Roma, 21 aprile 2006 - La Giunta regionale del Lazio ha approvato oggi una delibera mediante la quale si propone il ricorso presso la Corte Costituzionale per sollevare l’illegittimità costituzionale della legge Fini-Giovanardi sulle droghe.
Il conflitto di attribuzioni si spiega alla luce dei contenuti del riformato titolo V della Costituzione che attribuisce alle regioni la competenza in materia di sanità . Nonostante la legge tratti temi attinenti alla salute delle persone le Regioni sono state del tutto esautorate dal dibattito politico e dalla discussione parlamentare sul disegno di legge. La Conferenza Stato-Regioni, infatti, non è mai stata convocata a riguardo.
Così in una nota della Regione Lazio. Le Regioni, in questo modo, non hanno alcuna voce in capitolo, ad esempio, nelle procedure di determinazione del limite tra uso personale e spaccio. L’articolo 78 del Testo Unico sugli stupefacenti, così come riformato, recita testualmente che “con decreto del Ministero della salute, emanato previo parere dell’Istituto superiore di sanità e del Comitato scientifico di cui all’articolo 1-ter, sono determinate le procedure diagnostiche, medico-legali e tossicologico-forensi per accertare il tipo, il grado e l’intensità dell’abuso di sostanze stupefacenti o psicotrope ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui agli articoli 75 e 75-bis�.
Le Regioni, inoltre, perdono discrezionalità nelle procedure di accreditamento delle strutture private, le quali possono da ora in poi rilasciare certificati di tossicodipendenza. L’articolo 116 del Testo Unico, come riformato dalla recente legge prevede che l’autorizzazione alla specifica attività prescelta è rilasciata in presenza di taluni requisiti. Le Regioni sono così vincolate.
“Con questa legge si riducono le Regioni a meri enti attuatori scavalcando, di fatto, le loro competenze in materia di tutela della salute - dichiara Luigi Nieri, assessore al Bilancio della Regione Lazio - le regioni sono praticamente costrette a concedere l’accreditamento alle comunità terapeutiche private. Si è trattato dell’ultimo atto di un governo che ha fatto del federalismo un proprio cavallo di battaglia, ma che nei fatti ha interpretato a proprio comodo il rapporto tra Stato e Regioni. E’ evidente, oltretutto, che si tratta di una legge che punta al trattamento delle tossicodipendenza dal solo punto di vista penale e non come problema sociale sanitario. Speriamo che ora la Corte metta la parola fine ad una legge demagogica approvata impropriamente a pochi giorni della fine della legislatura all’interno del decreto sulle Olimpiadi�.
Fonte: Apcom
È LA QUINTA REGIONE DOPO TOSCANA, EMILIA-ROMAGNA, LIGURIA E UMBRIA
Nieri: «Spero che la Corte metta la parola fine a legge demagogica»
Roma, 21 aprile 2006 - La Giunta regionale del Lazio ha approvato oggi una delibera mediante la quale si propone il ricorso presso la Corte Costituzionale per sollevare l’illegittimità costituzionale della legge Fini-Giovanardi sulle droghe.
Il conflitto di attribuzioni si spiega alla luce dei contenuti del riformato titolo V della Costituzione che attribuisce alle regioni la competenza in materia di sanità . Nonostante la legge tratti temi attinenti alla salute delle persone le Regioni sono state del tutto esautorate dal dibattito politico e dalla discussione parlamentare sul disegno di legge. La Conferenza Stato-Regioni, infatti, non è mai stata convocata a riguardo.
Così in una nota della Regione Lazio. Le Regioni, in questo modo, non hanno alcuna voce in capitolo, ad esempio, nelle procedure di determinazione del limite tra uso personale e spaccio. L’articolo 78 del Testo Unico sugli stupefacenti, così come riformato, recita testualmente che “con decreto del Ministero della salute, emanato previo parere dell’Istituto superiore di sanità e del Comitato scientifico di cui all’articolo 1-ter, sono determinate le procedure diagnostiche, medico-legali e tossicologico-forensi per accertare il tipo, il grado e l’intensità dell’abuso di sostanze stupefacenti o psicotrope ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui agli articoli 75 e 75-bis�.
Le Regioni, inoltre, perdono discrezionalità nelle procedure di accreditamento delle strutture private, le quali possono da ora in poi rilasciare certificati di tossicodipendenza. L’articolo 116 del Testo Unico, come riformato dalla recente legge prevede che l’autorizzazione alla specifica attività prescelta è rilasciata in presenza di taluni requisiti. Le Regioni sono così vincolate.
“Con questa legge si riducono le Regioni a meri enti attuatori scavalcando, di fatto, le loro competenze in materia di tutela della salute - dichiara Luigi Nieri, assessore al Bilancio della Regione Lazio - le regioni sono praticamente costrette a concedere l’accreditamento alle comunità terapeutiche private. Si è trattato dell’ultimo atto di un governo che ha fatto del federalismo un proprio cavallo di battaglia, ma che nei fatti ha interpretato a proprio comodo il rapporto tra Stato e Regioni. E’ evidente, oltretutto, che si tratta di una legge che punta al trattamento delle tossicodipendenza dal solo punto di vista penale e non come problema sociale sanitario. Speriamo che ora la Corte metta la parola fine ad una legge demagogica approvata impropriamente a pochi giorni della fine della legislatura all’interno del decreto sulle Olimpiadi�.
Fonte: Apcom