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Visualizza Versione Completa : Accusato per diffamazione dal sig. Paniz: storia incredibile



ecko
16-12-14, 17:33
dal mio blog (http://www.matteogracis.it/accusato-per-diffamazione-dal-sig-paniz-vicenda-che-ha-dellincredibile/)...

“E’ una storia incredibile! Se frequenti siti online stai attento! Potrebbe capitare a ognuno di noi.”


Con queste parole, La Cosa, web channel del blog di Beppe Grillo, introduce il servizio (http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2014/12/10/gracis-vs-paniz-4) sul caso che mi vede, mio malgrado, protagonista.


I fatti in breve
Un utente anonimo inserisce un commento sul forum di NuovoCadore.it (sito di mia proprietà).
All’interno del commento è presente una critica politica all’ex deputato di Forza Italia e avvocato Maurizio Paniz.
Ricevo dallo studio legale di Paniz una richiesta di rimozione del commento in questione.
Accolgo in parte la richiesta modificando il commento e omettendo completamente la parte ipoteticamente diffamatoria.
Ciò nonostante, ricevo una denuncia per diffamazione e il 15 gennaio 2015 avrò udienza al tribunale di Belluno a riguardo.


Mi trovo dunque accusato di diffamazione anche se:
1) il commento non l’ho scritto io
2) sono intervenuto come richiesto per moderare il commento
3) l’eventuale reato non sussiste più dal momento che il commento è già stato modificato


Per dirla in parole povere è come se chiunque di voi scrivesse sul proprio diario Facebook una critica o anche un insulto nei confronti di un’altra persona e ad essere responsabile di ciò non sareste voi bensì Mark Zuckemberg, proprietario del social network. Capite la follia?!
Tutti i dettagli nella video-intervista qui presente (http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2014/12/10/gracis-vs-paniz-4).


Ringrazio il blog di Grillo e il suo staff per l’interessamento e tutte le persone che hanno espresso la loro solidarietà.

moran
16-12-14, 18:49
che cazz..assurdita' . Sembra una barzelletta e probabilmente lo e', ma siamo in Italia, certe cose vanno prese sul serio...ovviamente non da tutti.

ps...ecko sei telegenico, tra un po' ti proporranno di presentare un tg! :biggrinthumb:

neofita
16-12-14, 20:11
waaaa.. ho letto e visto il video..

INCREDIBILE

Pawan Kumar - ASCIA
16-12-14, 21:52
Hai tutta la mia solidarietà ecko, secondo me vincerai tu ed avrai un rimborso per le spese legali sostenute.

mayoh
16-12-14, 21:58
Incredibile!!

Siamo tutti con te Matteo, non vedo l'ora di leggere la sentenza del giudice che sono sicuro penderà a tuo favore...forza, coraggio e sgonfia sto paniz!!

Dantep
17-12-14, 11:00
In Italia questo ed altro :polliceu:

tiffenau
17-12-14, 12:06
'Io ho fiducia nella giustizia!'
Non sapevo fossi anche giocatore d'azzardo! go boss go!
La libertà di parola e di espressione

StRaM
17-12-14, 14:22
Del problema che hai riscontrato ne parlava altraeconomia su questo numero:

http://www.altreconomia.it/immagini/riviste/php20cALr8415.jpg

Dove si parlava del libro no comment.


Figli di troll

In Rete chi insulta (e diffama) riesce quasi sempre a farla franca. Le leggi ci sono, ma -specie per i portali d’informazione- il volume dei ricavi dipende direttamente dal traffico. Perciò si chiude un occhio, anche perché chi tenta di emanciparsi dal binomio traffico-inserzioni, come ha provato a fare il quotidiano inglese The Sun, dimostra che è un compito arduo ---


C’è chi esulta per l’affondamento di uno scafo carico di migranti il 3 ottobre 2013 (“Che goduria” per le 366 vittime è un commento pubblicato su ilgiornale.it), chi suggerisce a una segretaria di vendere il proprio corpo ad un assessore regionale ad un prezzo maggiorato (su ilfattoquodiano.it), chi ritiene che un ragazzo palestinese stia recitando subito dopo esser stato raggiunto a morte da un cecchino israeliano. A chiunque è capitato d’incontrare in quella prateria chiamata Rete -dove secondo i dati dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) ogni giorno, in Italia, si sparpagliano 32 milioni di utenti unici, 1,5 miliardi nel mondo- gli autori di queste assurdità (talvolta diffamatorie): sono i “trolls”, ma chiamateli come volete. Il sociologo Ilvo Diamanti ha coniato una definizione calzante, la “civiltà delle cattive maniere”.

Il popolo della Rete. È una civiltà che entra dalla porta principale di internet “primariamente” da casa e da lavoro, e che il modello economico del web, numeri alla mano, è tenuto a tollerare, generandola. Lo sanno bene i principali fornitori di news on line in Italia (dai quotidiani -repubblica.it, corriere.it- ai portali -Libero-, dai social media -Facebook- agli aggregatori -Google News-), che per natura e funzionamento della navigazione nostrana fungono da magnete di buona parte del traffico giornaliero. Secondo un’indagine di mercato svolta nel 2013 da SWG per conto dell’AGCOM, infatti, internet è considerato dal 40% della popolazione un mezzo per cercare e raccogliere informazioni, rappresentando perciò, come scrive l’Autorità nell’ambito della “Indagine conclusiva sul settore dei servizi internet e sulla pubblicità on line” (gennaio 2014), “un mezzo di informazione, che riveste un’importanza, ai fini della tutela del pluralismo, sorprendentemente simile a quanto avviene in Paesi, quali Regno Unito e USA”. Nel 2013, il 21,5% degli utenti web italiani -e cioè 6,8 milioni di persone- ha utilizzato Google come “sito on line per informarsi”. Poi la Repubblica (17,3%), il Corriere della Sera (9,5%), l’Ansa (8,9%) e Facebook (7,1%), TGCom (5,1%). È un servizio gratuito, quello dell’informazione, e dalla “incerta sostenibilità finanziaria”, “per cui la valorizzazione dei contenuti informativi digitali si basa principalmente sulla generazione di audience al fine della vendita di contatti agli inserzionisti di pubblicità”, riconosce l’AGCOM. Per sopravvivere c’è bisogno di traffico, dunque, e di pubblicità. Specie per i quotidiani “digitali”, per i quali l’85% dei ricavi è assicurato da réclame. Una torta, quella del fatturato della pubblicità on line in Italia, che ha raggiunto il valore di 1,5 miliardi di euro nel 2012. Ed è proprio “la struttura del settore della pubblicità on line”, sostiene l’AGCOM, ad essere “in linea con gli assetti mondiali” confermandosi “concentrata, con un solo operatore, Google, che detiene un’ampia porzione delle risorse economiche del comparto, seguito da una moltitudine di operatori, con quote sensibilmente inferiori”.

Commento in attesa di moderazione. Eppure le norme per perseguire chi abusa della bacheca sul web esistono. Quel che manca sono gli strumenti per applicarle. L’avvocatessa Caterina Malavenda, tra i più preparati giuristi italiani in materia di diffamazione e tutela dell’onorabilità personale, ha da sempre denunciato la difficoltà collegata all’identificazione di chi naviga, quando si macchi di un comportamento penalmente rilevante. Le norme previste sono contenute nel codice penale (all’articolo 595, in questo caso), gli strumenti invece sono a disposizione -tra gli altri- del commissariato on line di Polizia, e cioè la Polizia postale (www.commissariatodips.it), cui si può segnalare un abuso e poi attendere un riscontro. Alcuni anni fa, l’autore di quest’articolo venne apostrofato con “in manette” e “fermato” perché ritenuto “coinvolto” in una vicenda di pedofilia, in calce a un video pubblicato su YouTube. Il nome utente del diffamatore era “magopotenza”. Il tempo di accorgersi dell’infamia che il coraggioso aveva già estinto l’account, cancellando dietro di sé ogni traccia (commento compreso). Ma né YouTube né la Polizia postale sono stati in grado di indicare una strada sicura per recuperarlo. E di fango simile ne scivola parecchio. Tanto, ma non secondo chi, come Google, diffonde dati miseri nell’ambito del suo “Rapporto sulla trasparenza”: da gennaio a giugno 2013, le ordinanze di tribunali italiani volte a rimuovere dei contenuti pubblicati sui portali del colosso (Google.it, YouTube, etc.) per cause di diffamazione sarebbero state solamente 27. Per il 56% dei casi andate a buon fine.

I numeri di Google stridono se paragonati indirettamente con i circa 10mila messaggi che ogni giorno -per 200mila euro all’anno- la milanese i-Side Srl si ritrova a dover “moderare” per conto della versione on line de Il Fatto Quotidiano (www.ilfattoquotidiano.it). A detta dell’amministratore unico della società, Davide Romieri, se ne occupano una ventina di giovani operatori -soprattutto studenti-, amanti della lettura e disposti su più turni. Una “netiquette” (come un codice dei commenti) regola il taglio, mentre un responsabile editoriale vigila affinché i forum del cliente, in questo caso i pezzi del Fatto, non ospitino risse da bar.

C’è un giudice a Tallinn. È un compito delicato il loro, specie per l’orientamento della giurisprudenza comunitaria più recente. Il 10 ottobre 2013, infatti, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha sancito la non violazione dell’articolo 10 della Convenzione europea (dedicato alla “Libertà di espressione”) da parte dell’Estonia, che aveva multato pochi anni prima uno tra i più importanti portali on line chiamato “Delfi” (che pubblicava almeno 330 notizie al giorno), perché ritenuto corresponsabile dei commenti diffamatori che non aveva moderato. A dimostrazione che alcuni argini ai “trolls” esistono.
Davide Romieri di i-Side, seppur in maniera del tutto grossolana, ha stimato per sua esperienza in un 30% la fetta di professionisti della denigrazione, i “trolls”.

“I ‘trolls’ vogliono solo divertirsi”. I primi che a livello internazionale hanno cercato di tracciarne un identikit sono stati tre ricercatori delle università canadesi di Winnipeg e Vancouver, che nel gennaio scorso hanno curato e pubblicato un breve paper intitolato “Trolls just want to have fun” (I “trolls” vogliono solo divertirsi). È un’analisi interessante, cucita sulle abitudini dei naviganti “antisociali”, che dimostra la stretta correlazione tra chi disturba per il solo gusto di farlo e una componente marcatamente sadica (“Vicarious Sadism”). Agevolata da quell’ambiente anonimo che è internet.

Il “caso Sun”. Tentare di emanciparsi dal binomio traffico-inserzioni, che comporta quindi anche la visita dei trolls, non è semplice. Il quotidiano inglese The Sun (www.thesun.co.uk) ha provato a ripagare in altro modo il “costo” dell’informazione, introducendo nel 2013 il sistema di “paywall” -e cioè una forma di pagamento dei contenuti da parte degli utenti-. E ha fatto marcia indietro. I visitatori unici per mese sono passati dai 5,7 milioni di luglio agli 800mila di ottobre, (meno 85% in tre mesi), e le pagine visualizzate sono crollate da 29 a 2 milioni, con una contrazione del 93%.Senza pubblicità non c’è alcuna sostenibilità economica. E senza sostenibilità la qualità dell’informazione, in uno strano testacoda di causa-effetto, regredisce. Lo riconosce ancora una volta anche l’AGCOM, quando scrive che se “l’affermazione dell’informazione on line sta determinando ricadute positive sul benessere sociale, in quanto genera un surplus informativo spesso a costo quasi nullo per i cittadini, dall’altro lato, la riduzione delle fonti di reddito rischia di danneggiare durevolmente la qualità e la veridicità dell’informazione”.

Una Costituzione per la Rete. Pretendere regole certe e strumenti efficaci è perciò la migliore assicurazione sulla vita -e sulla qualità- della Rete. Che va difesa, anche perché ad oggi gli unici produttori di quelle regole sono gli stessi soggetti -pochi- che la governano. Google, ancora una volta, e (anche) Facebook. È di Mark Zuckerberg -celebre fondatore del social network- la celebre frase “la privacy è finita”. E Stefano Rodotà -ex Garante per la protezione dei dati personali in Italia- è il giurista che più si è occupato e si sta occupando di quella che lui definisce la “dimensione costituzionale della Rete”. Vi ha dedicato anche un convegno, a giugno 2014, alla Camera dei Deputati (documenti.camera.it/Leg17/Dossier/Pdf/ID0012.Pdf). La questione è duplice. Da un lato c’è il tema della conservazione dei dati personali e dall’altra il cosiddetto “diritto all’oblìo”. Entrambi, secondo la Corte di giustizia europea, non riducibili al mero interesse economico delle multinazionali della Rete. Non a caso l’8 aprile 2014 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha dichiarato invalida la direttiva 2006/24/CE sulla conservazione dei dati generati o trattati nell’ambito della fornitura di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico o di reti pubbliche di comunicazione, perché fonte di “un’ingerenza di vasta portata e di particolare gravità nei diritti fondamentali al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati di carattere personale, non limitata allo stretto necessario”. E ancora, il 13 maggio, a proposito del diritto di essere dimenticati (oblìo), la Corte ha sancito che “l’interferenza con il diritto della persona alla protezione dei dati non può essere giustificata meramente dall’interesse economico del motore di ricerca” (Causa C-131/12). Eppure quella Rete trasformata ormai in una “miniera a cielo aperto” (Rodotà) per via del ricorso sistematico alla profilazione a fini commerciali dell’utenza non è tale per chi voglia perseguire chi diffama.
L’unico obiettivo -sempre secondo l’AGCOM- è “far giungere la propria pubblicità agli utenti che, sulla base dei dati raccolti, si presume abbiano maggior interesse ad acquistare il loro prodotto/servizio”. La platea dei potenziali consumatori va incrementata -violandone talvolta la privacy-, in tutti i modi. La giustizia è un brand sfortunato. ---

L'incontinenza verbale su internet
“Cogliona di merda, non servi a nulla“. “Vergognati, vai a cagare, parassita”. Le notissime vicende della giornalista de l’Unità Maria Novella Oppo o della presidente della Camera Laura Boldrini non sono che il picco eclatante della “democrazia dell’insulto”. “Gigi er bullo”, “nike di samotracia”, “Snake_Plisskeen”, “Captain Morgan” sono i protagonisti di “No comment”, il libro-inchiesta immerso nella grande Rete a cura di Altreconomia. Dalla democrazia diretta all’oligopolio dell’insulto, dalla condivisione non mediata al più basso livello della diffamazione, dai liberi contenuti alle aggressioni sorde. Ma non è affar da galateo o codice penale, non solo. L’immediatezza del commento genera traffico, e il traffico alimenta introiti pubblicitari. In un modello economico, peraltro, che ha un disperato bisogno di traffico e audience -anche la più becera- purché siano fonte di dati personali asservibili al mercato. Al centro dell’inchiesta di Ae, finiscono moderatori e moderati, controllori e controllati, giudici e giudicati, in Italia e in altri Paesi: gli anelli di una catena un po’ maleducata e un po’ interessata, che conduce a un punto talmente alto da dar quasi le vertigini: la democrazia. Con interviste e contributi di Caterina Malavenda, Stefano Rodotà e Alessandro Robecchi.
“No comment. Troll & Co. Democrazia dell’insulto e violenza sul web”, a cura di Altreconomia (128 pp., 12,90 euro). In libreria, nelle botteghe del commercio equo e solidale, sul sito di Ae (altreconomia.it/libri).

http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_stampa.php?intId=4736

...........e come sempre la legge è uguale per tutti i sottomessi dai criminali veri.............

ecko
11-11-15, 19:17
Aggiornamento.
Oggi sono stato giudicato colpevole di diffamazione per un commento scritto non da me bensì da un utente all'interno di un sito di mia proprietà (il forum di NuovoCadore.it).
Un commento, ritenuto oggi diffamatorio, nei confronti dell'ex onorevole Paniz.
Non la comprendo ma accetto molto serenamente questa sentenza. So di essere nel giusto e farò valere i miei diritti per dimostrarlo.
Ci si vede in appello e poi se serve in cassazione, sempre comunque, a testa alta.

sasso
11-11-15, 19:57
Tirerei una bestemmia ma non vorrei che gesucristo o chi per conto suo te ne attribuisse la colpa.... :biggrin2:

Tieni botta, perseguire LA giustizia è sempre un fine meritevole.

midril
12-11-15, 00:30
Non capisco! Se hai rimosso il commento, come da legge, quali sono le motivazioni della sentenza? O non ci sono ancora.... Evito altri commenti...

Super DJ
12-11-15, 11:57
Incredibile!!! io purtroppo a mie spese ho capito che con lo stato e la legge italiana è una battaglia persa...
Ho tolto l'unica "proprietà" che avevo, e non ho mai pagato un solo euro a questo stato ladro, e mai lo farò.
Continua a lottare...!!!

duty
12-11-15, 15:01
assurdo ecko, che vergogna l'italia, che vergogna la giustizia , che vergogna i giudici.

ecko
11-02-16, 09:53
Aggiornamento della mia vicenda giudiziaria contro l'ex onorevole (e avvocato di Berlusconi) Maurizio Paniz.

La CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO ha assolto i proprietari di un sito web ungherese all'interno del quale era stato inserito un commento diffamatorio da parte di un utente.
Caso pressoché identico a quello in cui sono coinvolto e per il quale sono stato condannato in primo grado.
I giudici hanno accolto la richiesta degli avvocati secondo cui condannare i proprietari del sito "avrebbe avuto gravi conseguenze negative per la libertà di espressione e l'apertura democratica nell'era di internet".
Per quanto mi riguarda quindi, andiamo avanti, intanto in appello poi eventualmente in cassazione e infine, se dovesse esser necessario, anche davanti alla corte europea dei diritti dell'uomo.

Nel frattempo è uscito questo articolo sul sito de L'Espresso riguardo il mio caso
Diffamazione online: responsabile il gestore del sito anche per i commenti (http://scorza.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/02/11/diffamazione-online-responsabile-il-gestore-del-sito-anche-per-i-commenti/)

Andiamo avanti.

calcifer
15-02-16, 16:47
dio ci scampi da politici e dagli avvocati.
Se poi son tutte e due le cose assieme.........
che brutta storia.
Sono di quel genere di ingiustizie che mi toglierebbero il sonno la notte per la rabbia.

ecko
15-02-16, 16:53
Sono di quel genere di ingiustizie che mi toglierebbero il sonno la notte per la rabbia.

E' un onore combattere contro gente del genere.
E ancor di più vincere: e io alla fine vincerò.

calcifer
15-02-16, 17:32
:sm_clapper:

Panda619
15-02-16, 21:23
Questi pensano a salvarsi la faccia (di cul*) sui blog invece di fare qualcosa per l'italia...

STRAVINCI PER TUTTI NOI!!!! anzi ti dirò di piu....sono pronto a sostenere le tue spese se ne avessi necessità.

GROOW
19-02-16, 08:12
.......Spero che tutto finisca bene (ovviamente per te Matteo), ma se così non fosse, si replicherá ancora una volta la tirannia di uno stato fondato sul "potere" e non sul "diritto".

Buona lotta e in bocca al lupo. :polliceu: