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Visualizza Versione Completa : L'Espresso (11/03/2015) : Marijuana coltivata in casa, depenalizzazione in vista.



emerald triangle
12-03-15, 00:56
Appena letto e ho pensato di fare un copy & paste per tutti gli utenti di Enjoint:

Marijuana coltivata in casa, depenalizzazione in vista

La Corte d'Appello di Brescia ha sospeso il processo a un commerciante trovato con dei vasi di canapa perché non ci può essere disparità di trattamento tra chi detiene a uso personale e chi coltiva. Ora la decisione spetta alla Consulta

di Clemente Pistilli

Perquisizioni e arresti per qualche pianta di marijuana coltivata sul terrazzo di casa potrebbero diventare solo un ricordo lontano. Tanto chi fa uso dell’”erba” per problemi di salute che chi la fuma per piacere, come accade già in altri Paesi, in Italia potrebbe a breve non rischiare più di finire indagato e poi processato solo per qualche vaso di canapa indiana. Come non è reato consumare droga, ma solo spacciarla, potrebbe infatti non esserlo più coltivarla per uso esclusivamente personale. A mostrare un’apertura verso la depenalizzazione di chi coltiva canapa sono stati, il 10 marzo scorso, i giudici della Corte d’Appello di Brescia, che hanno sospeso il processo a un coltivatore appunto e inviato gli atti alla Corte Costituzionale.

Davanti ai magistrati lombardi è finito il caso di un commerciante bresciano, trovato con otto piante di canapa indiana in garage e 25 grammi di marijuana nel comodino. Nel processo di primo grado non è emersa alcuna prova su un’eventuale attività di spaccio da parte del coltivatore. “Quello che mi è stato sequestrato era solo per me, mai pensato di darla ad altri”, ha assicurato. Ma come accaduto a tanti altri, da Nord a Sud della penisola, visto che l’attuale legge considera un reato la semplice coltivazione di canapa, il commerciante è stato condannato lo scorso anno dal Tribunale di Brescia a otto mesi di reclusione e mille euro di multa.

A quel punto l’imputato ha impugnato la sentenza e i suoi difensori, gli avvocati Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti, hanno riletto tutta la giurisprudenza degli ultimi venti anni in materia. Con il referendum del 1993 fare uso di droga non è più reato. Quanti vengono trovati in possesso di sostanze stupefacenti, per uso personale, vengono così soltanto segnalati alla Prefettura. Una semplice violazione amministrativa. Chi coltiva canapa indiana finisce invece sempre e comunque davanti a un giudice, con tanto di avallo, nel 2008, della Cassazione a sezioni unite.

Per la difesa dell’imputato tale situazione limita un diritto fondamentale della persona, il principio di uguaglianza. E dello stesso avviso è stata la Corte d’Appello di Brescia, che con un’ordinanza ha rimesso gli atti alla Corte Costituzionale, ritenendo che sia ora di rivedere la norma. I giudici lombardi hanno specificato che i coltivatori per uso personale non vanno a intaccare il cuore della legge antidroga, che consiste nel “combattere il mercato della droga, che pone in pericolo la salute pubblica la sicurezza e l’ordine pubblico, nonché il normale sviluppo delle giovani generazioni”.

Se la Consulta appoggerà la tesi della Corte d’Appello di Brescia, coltivare canapa indiana non sarà dunque più reato. E l’ordinanza emessa il 10 marzo è stata intanto trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e ai presidenti delle Camere. Dopo l’abolizione della Fini-Giovanardi, che ha ripristinato la distinzione tra droghe leggere e pesanti, un altro possibile colpo al sistema messo in piedi in Italia per gestire il tema degli stupefacenti.

http://espresso.repubblica.it/attualita/2015/03/11/news/marijuana-coltivata-in-casa-depenalizzazione-in-vista-1.203417

Avv. Zaina
12-03-15, 12:01
Marijuana coltivata in casa, depenalizzazione in vista ?
COMMENTO ALLA RIMESSIONE ALLA CONSULTA DELLA QUESTIONE RELATIVA ALLA SANZIONABILITA' DELLA COLTIVAZIONE AD USO PERSONALE

Una buona notizia dal fronte giurisprudenziale quella dell'accoglimento della eccezione di incostituzionalità dell'art. 73 e dell'art. 75 comma 1 bis del dpr 309/90, nella parte in cui le due norme evidenziano un trattamento di disparità fra la detenzione di stupefacenti ad uso personale (che può non essere sanzionata penalmente) e la coltivazione finalizzata al medesimo scopo .
Un plauso di cuore agli avvocati difensori che hanno saputo convincere la Corte di Appello di Brescia (non era facile) e siamo curiosi di conoscere il testo dell'ordinanza.
Esaurite le premesse, però, ritengo che anche, ove la Consulta dovesse pronunziarsi - auspicabilmente - per l'accoglimento della questione di legittimità costituzionale proposta, non si verrebbe affatto a creare un meccanismo automatico di valutazione, tale, quindi, da porre al riparo i coltivatori dalla nefasta possibilità di essere sottoposti ad indagini o processi penali.
Mi spiego.
Se anche per la coltivazione si dovesse ritenere evocabile ed utilizzabile la esimente del consumo personale, si rafforzerebbe, comunque, la possibilità per i coltivatori/assuntori di essere assolti all'esito del processo.
Non credo, infatti, che si potrebbe seriamente sostenere che le indagini oppure i processi penali non possano avere più luogo tout court.
In concreto, si verrebbe a riprodurre simmetricamente la situazione che vige per la detenzione, condotta in relazione alla quale, l'operatività della scriminante dell'uso personale viene sancita dal giudice a posteriori (cioè dopo il processo) e rarissimamente a priori (cioè da parte delle forze dell'ordine).
Chiunque legga il testo dell'art. 75 comma 1 bis dpr 309/90, che è la norma che prevede la non punibilità dell'uso personale si renderà conto che il legislatore non ha previsto alcun automatismo, anzi - come potrete ricavare dal testo che segue - ha stabilito dei parametri che il giudice valuta discrezionalmente

(1-bis. Ai fini dell'accertamento della destinazione ad uso esclusivamente personale della sostanza stupefacente o psicotropa o del medicinale di cui al comma 1, si tiene conto delle seguenti circostanze:
a) che la quantità di sostanza stupefacente o psicotropa non sia superiore ai limiti massimi indicati con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro della giustizia, sentita la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche antidroga, nonché della modalità di presentazione delle sostanze stupefacenti o psicotrope, avuto riguardo al peso lordo complessivo o al confezionamento frazionato ovvero ad altre circostanze dell'azione, da cui risulti che le sostanze sono destinate ad un uso esclusivamente personale;
b) che i medicinali contenenti sostanze stupefacenti o psicotrope elencate nella tabella dei medicinali, sezioni A, B, C e D, non eccedano il quantitativo prescritto).

Dunque l'eccezione di costituzionalità in questione appare importantissima ed appre altrettanto importante mediaticamente che ci sia un "giudice a Berlino" (o meglio a Brescia) che l'abbia recepita.
Sul piano concreto, però, essa non sposterà - anche in caso di suo accoglimento - i termini della questione, che a mio avviso devono e possono essere modificati solo con un articolato intervento normativo di modifica del dpr 309/90.
Inffatti, già ora con le recentissime sentenze n. 9156/2015 della IV Sezione Penale e 33835/2014 della VI Sezione Penale della Cassazione è stato aperto anche in sede di legittimità un percorso giurisprudenziale di valutazione favorevole per quei comportamenti di coltivazione, che - come quello del caso concreto - attengano significativamente ad un numero limitato di piante, coltivate per un fine che si palesa - già ex ante - destinato a produrre sostanza che soddisfi il fabbisogno personale del coltivatore che è anche assuntore.
Un intervento della Corte Costituzionale, pertanto, rafforzerebbe indubbiamente la giurisprudenza di assoluzione (in rito e nel merito) già venutasi a formare con numerose pronunzie di proscioglimento di coltivatori, ma al di là del notevole riflesso mediatico, il contesto giuridico cambierebbe solo parzialmente, non risultando affatto innovato.
Si tratta, comunque, di un segnale inequivoco della magistratura alla politica (inadempiente) affinchè venga colmata in diritto una discrasia inaccettabile tra condotte che tendono al medesimo fine, che sono antitetiche al pericolo di diffusione degli stupefacenti e che, anche la normativa UE 757/GAI/2004 ha da sempre parificato.

sasso
12-03-15, 13:20
Si tratta, comunque, di un segnale inequivoco della magistratura alla politica (inadempiente) affinchè venga colmata in diritto una discrasia inaccettabile

Me la metterò come firma appena verrà finalmente legalizzata. :polliceu: