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Avv. Zaina
09-03-16, 22:56
Cannabis, Consulta: la coltivazione per uso personale rimane reato
Corte Costituzionale, comunicato stampa 09/03/2016

Di Carlo Alberto Zaina
Confesso che lo scarno comunicato con il quale veniva diffusa la notizia che la Corte costituzionale in data odierna ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Brescia sul trattamento sanzionatorio della coltivazione di piante di cannabis per uso personale, non mi ha colto per nulla di sorpresa.

A differenza di molti (anche esperti del settore), i quali ritenevano quasi una formalità l’accoglimento dell’eccezione sollevata dalla Corte di Appello di Brescia, a proposito dell’art. 75 dpr 309/90 – nella parte in cui non riconosce anche alla coltivazione di piante di cannabis (rectius alla sostanza stupefacente prodotta dalla stessa) l’operatività della scriminante dell’uso personale - ho, invece, costantemente invitato alla cautela ed alla prudenza.

Ho, infatti, sempre pensato che risultasse assai difficile e complessa l’evenienza che il giudice delle leggi potesse discostarsi dai due fondamentali precedenti, rinvenibili, sia nella sentenza 360/1995 – che aveva rigettato già analoga questione – che nella sentenza 28605/2008 delle SSUU, la quale, a propria volta, è sempre stata cardine di quella giurisprudenza che ritiene di punire sostanzialmente l’attività coltivativa[1].

Sono sempre stato, comunque, convinto che, qualunque fosse stato l’indirizzo della decisione della Corte Costituzionale, la sostanza del problema sollevato dalla Corte di Appello di Brescia non sarebbe mutata significativamente e che l’approccio a processi per coltivazione non sarebbe mutato sostanzialmente.

Ne sono tuttora convinto, anche in presenza di una decisione di rigetto e pur in attesa della lettura della motivazione.

Rilevo, infatti, che anche se l'opinione del giudice delle leggi si fosse mai orientata per l’accoglimento dell’eccezione, la coltivazione sarebbe rimasta comunque un reato, perchè è plastico che la legge avrebbe continuato a prevederla come tale all’art. 73 comma 1 e 4 dpr 309/90.

La coltivazione avrebbe potuto – al più - essere scriminata, in tutti quei casi concreti, in cui essa si ponga in rapporto funzionale rispetto alla causa di non punibilità dell'uso personale e si sarebbe, quindi, trovata effettivamente equiparata a quelle condotte già testualmente e tassativamente previste dall'art. 75 comma 1 dpr 309/90 (detenzione, importazione, esportazione ed acquisto).

Ricordo, a conferma dell’assunto, che lo stato attuale dell’arte ci offre un quadro di faticosa, seppure positiva, evoluzione, posto che, sia in sede di merito, che (più sporadicamente) di legittimità – attraverso l’applicazione del paradigma dell’offensività concreta della condotta – la giurisprudenza è già reiteratamente pervenuta a pronunzie assolutorie in situazioni di piccole piantagioni.

Dunque, la odierna sentenza reiettiva del giudice delle leggi non credo possa avere un concreto ed effettivo impatto sfavorevole sul cammino di articolata evoluzione ermeneutica in atto, da parte dei giudici, rispetto alla liceità della condotta coltivativa domestica.

Per completezza, si possono, comunque, formulare alcune osservazioni relative alle conseguenze che si sarebbero potute verificare nell’ipotesi in cui la Consulta avesse riconosciuto l'operatività dell'esimente dell'uso personale anche riguardo alla coltivazione di piante di cannabis.

Si tratta di conseguenze la cui portata effettiva sul piano processuale lascio valutare a chi avrà la pazienza di proseguire nella lettura.

Si evidenziano così tra le possibilità che un giudizio favorevole avrebbe potuto comportare:

1- la codificazione formale ed effettiva di un argomento (di favore per l'imputato) – la destinazione ad uso personale del prodotto della coltivazione – che non solo risulta rilevante in ordine al giudizio di offensività della condotta, ma che è già stato valorizzato in termini assolutori in plurime sentenze dalla Corte di Cassazione (Sez. VI n. 33835/14, Sez. IV n. 9156/15, Sez. III n. 49386/15, Sez. VI n. 5452/16). Non sarebbe stato, affatto, introdotto nell'ordinamento un automatismo del processo deliberativo del giudice, il quale, invece, avrebbe mantenuto inalterato il proprio potere discrezionale (anche se in termini maggiormente circoscritti). I processi, o quanto meno che le indagini penali, diversamente da quanto qualcuno riteneva, avrebbero avuto ancora corso;

2 - la sostituzione del parametro interpretativo consistente nel pericolo astratto che la coltivazione (specificamente esaminata) possa creare un accrescimento dell'offerta di stupefacente sul mercato illecito con quello della valutazione in ordine alla effettiva destinazione del prodotto della singola coltivazione.

La lotta alla diffusione dello stupefacente è il cd. bene giuridico che il dpr 309/90 tutela.

Tuttora il giudice, infatti, deve operare una proporzione fra l'entità, la potenzialità della coltivazione e la capacità di incidenza specifica del prodotto così ottenibile (ed ottenuto rispetto) e la portata (nonché l'estensione concreta) della domanda del mercato di riferimento geografico degli stupefacenti.

La illegittimità costituzionale dell’art. 75 avrebbe, quindi, imposto al giudice di operare un giudizio di valenza con termini radicalmente nuovi e diversi, del tutto analoghi a quelli utilizzati per ’ipotesi di condotta detentiva di stupefacenti.

Essi sarebbero, pertanto, consistiti nell'operare la comparazione fra il numero delle piante, il principio attivo presente, il quantitativo ricavabile, rispetto al plausibile consumo personale del coltivatore-assuntore (caratteristica questa indefettibile);

3 - la riconsiderazione del concetto di offensività (che, peraltro, è già stato valorizzato dalla giurisprudenza) così da individuare, con maggiore precisione e rigore le situazioni insuscettibili di rilevanza penale.

Va ricordato che la rilevanza, ai fini penali della destinazione ad uso personale del prodotto della coltivazione – seppur in concorso con altri elementi –, è stata già ritenuta dalla attuale giurisprudenza[2], quale elemento idoneo a privare di antigiuridicità (e dunque di offensività) la condotta dell'agente.

L'incidenza della causa di non punibilità dell'uso personale nel giudizio prognostico in questione, avrebbe, quindi, assunto confini nuovi e più ampi nella complessiva dinamica delibativa.

Sarebbe stato, così, possibile il superamento di quell'indirizzo ermeneutico che concepisce l'inoffensività di una condotta esclusivamente nell'ipotesi in cui quest'ultima esprima livelli di illiceità impercettibile (ad esempio in presente di quantità di principio attivo, THC, quasi inesistenti) espresso proprio dal dictum del citata sentenza 28605/2008 delle SSUU.

4 - La riviviscenza effettiva ed ufficiale delle due categorie ontologiche della coltivazione domestica e della coltivazione agraria.

Si tratta di una distinzione che ebbe particolare rilievo tra il 2005 ed il 2008, sino a che le SS.UU. con la sentenza 28605, non esclusero che tale bipartizione potesse produrre effetti di carattere giuridico in materia.

Si sarebbe potuto così rigorosamente differenziare, già in radice, fenomeni di coltivazione per autoproduzione da situazioni di coltivazione su larga scale destinate alla produzione di sostanza per il successivo spaccio.

5 - Il regime dell'onere della prova avrebbe subito modifiche che lo avrebbero allineato con i principi generali in materia.

Questa sarebbe stata la novità procedimentale di maggiore rilievo e pregnanza. Allo stato attuale, infatti, è l’indagato che deve dimostrare che la sua produzione coltivativa non è idonea a creare un aumento dell’offerta di sostanza stupefacente rispetto al mercato di teorica destinazione geografica.

Vale a dire che – conformemente ai principi generali vigenti codicisticamente – sarebbe, invece, rimasto sempre a carico del PM il dovere di dimostrare che la condotta coltivativa risulti propedeutica – in toto od in parte - alla successiva diffusione del prodotto a terzi e non sia, quindi, esclusivamente orientata alla soddisfazione della necessità personale del coltivatore.

Si sarebbe, quindi trattato di un importante passo avanti.

Ad onor del vero, però, per la quotidiana esperienza forense maturata credo, comunque, che il mancato riequilibrio dell’onus probandi occasione non incida più di tanto nelle dinamiche processuali, in quanto si rende sempre necessario nei procedimenti penali per coltivazione un minimo onere di allegazione difensiva.

Non si può, pertanto, affatto plausibilmente sostenere che l’indagato/imputato di condotte coltivative possa difendersi dall’accusa senza addurre, nel proprio interesse, quegli elementi di prova che lo possano giustificare, nella speranza dell’inerzia o della negligenza dell’accusa.

** ** **

Appare, da ultimo, evidente decisiva – ai fini della sentenza di non fondatezza della questione di costituzionalità, sollevata dalla Corte di Appello di Brescia – l’influenza degli indirizzi ermeneutici che hanno ispirato precedenti decisioni – in tema di coltivazione - sia della Consulta, che della Cassazione.

Non è, infatti, per nulla casuale che il comunicato stampa della Corte si chiuda affermando che “La decisione è riferita all’art. 75 del testo unico in materia di stupefacenti ed è stata assunta nel solco delle sue precedenti pronunce in materia”.

La palla ora è stata spedita nel campo del legislatore.

(Altalex, 10 marzo 2016. Nota di Carlo Alberto Zaina)

_____________
[1] E’ assolutamente opportuno che il lettore consulti la sentenza in parola (28 aprile/1° luglio 2008) per rendersi conto effettivamente della posizione assunta dalle SS.UU., che ha condizionato e tuttora condiziona gran parte della dottrina e della giurisprudenza, sulla base di un’insieme di considerazioni, che talora – relativamente alla ricostruzione del fenomeno e della condotta coltivativa di piante di cannabis) si dimostrano notevolmente disancorate dall’esperienza quotidiana.

[2] V. le sentenze della Corte di Cassazione già citate Sez. VI n. 33835/14, Sez. IV n. 9156/15, Sez. III n. 49386/15, Sez. VI n. 5452/16

Redatto da


Carlo Alberto Zaina
Corte Costituzionale, Ufficio Stampa

Trattamento sanzionatorio in tema di coltivazione della cannabis per uso personale
La Corte costituzionale in data odierna ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Brescia sul trattamento sanzionatorio della coltivazione di piante di cannabis per uso personale.

La decisione è riferita all’art. 75 del testo unico in materia di stupefacenti ed è stata assunta nel solco delle sue precedenti pronunce in materia.

Dal Palazzo della Consulta, 9 marzo 2016

pepenero
09-03-16, 23:41
Prof. Grazie per tutto quello che fa!:icon_rambo:

GROOW
10-03-16, 10:11
Grazie Avvocato, non si poteva spiegare con più adeguate ed esaustive parole.
Io comunque resto del parere che la giurisprudenza e di conseguenza la giustizia, dovrebbe andare di pari passo con la "stato attuale" delle cose e non sullo status quo ante, di considerazioni controverse e fasulle trascinate fino ad oggi dagli anni 50 del s.s.
Nel Medioevo , era considerato reato punibile con la vita l'affermare di tesi scientifiche (seppur corrette) in contrasto con le dottrine dozzinali della "Santa Madre Chiesa"......reato che col passare dei secoli e con l'affermarsi di un nuovo periodo storico e dell'Illuminismo è fortunatamente decaduto.
Allo stesso modo, credo che, (con l'affermarsi delle nuove teorie, peraltro "ampiamente dimostrate" da studi teorico-pratico-scentifici sulle proprietà della Cannabis e dopo la pubblicazione di attente e svariate analisi statistiche sul "potere contrastante" che ha l'effetto della legalizzazione, o meglio, di una "legislazione" adeguata contro lo sviluppo delle narcomafie) , il dovere di uno Stato, fondato sui valori (ahimè poco attuativi) di cui si vanta col mondo intero, sia quello di effettuare un attenta analisi dello stato di fatto delle cose, e di legiferare correttamemte, ponendosi al di fuori degli inopportuni dogmi, di una società fondata sul "sentito dire" e sulle maldicenze filo ecclesiastiche che purtroppo, come nel corpo umano, in Italia radicano e tessono un intricato sistema nervoso centrale, che influenza "bigottamente" le decisioni più razionali da intraprendersi in alcuni casi, ed in particolare a quel dolce amaro caso che è "IL CASO CANNABIS".

Un cordiale saluto all'avvocato e grazie per le sue splendide e attente pubblicazioni.
E un verde abbraccio anche a tutti gli Enjointers:icon_lol:

Avv. Zaina
11-03-16, 19:51
Cari amici sono io che ringrazio voi.
Permettetemi solo una rapida amara riflessione che forse mi attirerà qualche critica.
Riconosco l'impegno e rispetto il sacrificio personale ed economico di coloro (pochi invero) che mercoledì, da varie parti di Italia si sono riuniti a Roma.
Conosco molti di loro e stimo la loro competenza e la loro dedizione alla causa della legalizzazione della coltivazione.
Credo, però, che l'approccio alla udienza della corte costituzionale, da parte della varie associazioni e del ceto politico sia stato prospetticamente disastroso.
Da un lato ci sono state persone che hanno, pur nel loro silenzio, fomentato una falsa attesa di rivoluzione giudiziaria, che - come ho detto numerose volte - rivoluzione non sarebbe mai stata (lo ammettono anche a denti stretti i protagonisti della vicenda giudiziaria) perchè non vi sarebbero state modifiche radicali, anche in caso di accoglimento dell'eccezione di costituzionalità.
Dall'altro ci sono state persone che si sono spese generosamente, ma - a mio personale parere - senza un concreto costrutto prospettico.
Inutile creare una sorte di CANNABIS PRIDE, un happening che si è rivelato non solo inutile, ma anche irrilevante ed ha fornito l'idea errata (ma quella è stata) di un movimento sfilacciato e minoritario.
Io penso che l'approccio a quella che era una scadenza, in primis giuridica e giudiziaria, avrebbe dovuto essere ben altro.
Io penso che avrebbero dovuto essere organizzate serie tavole rotonde, di incontri, di occasioni per informare, per dibattere, per spiegare, per dare visibilità al tema.
Ho avuto contatti con qualcuno che mi ha permesso di esporre le mie idee ad una vasta platea giornalistica, oltre ai miei siti, ma temo sia stata una inutile goccia evaporata in un mare di sabbia desertica.
Tutti i soloni delle varie associazioni, impegnati ad attendere un esito temuto (che ha fatto scendere il silenzio assordante di questi giorni), ma che se, invece, fosse stato favorevole sarebbe stato sbandierato come la vittoria di chiunque (la vittoria ha sempre molti genitori, addirittura anche madri putative), sono rimasti coperti ed allineati.
Niente di niente; non un appello, non una giornata di studi, non un convegno, non un incontro serio.
Fino a che non si comprenderà che non si può prescindere da un'impostazione seria a livello tecnico giuridico, sino a che i politici non comprenderanno che devono fare un atto di umiltà e cercare di imparare da chi ne sa più di loro, sino a che anche gli esperti giuridici non accetteranno di sporcarsi le mani, confrontandosi tra loro (vedo che esistono gruppi chiusi che snobbano contatti di sorta) e spiegando quali sono i termini sui quali può e deve intervenire l'ipotesi normativa, la depenalizzazione, la legalizzazione o qualsiasi altra idea resterà puro folklore agitato da persone che vengono identificati come pazzerelli emuli di Bob Marley.
Sarebbe ora di una seria autocritica riflessione.

Sinclair
14-03-16, 17:40
Grazie, avvocato!

Repetita iuvant:


Fino a che non si comprenderà che non si può prescindere da un'impostazione seria a livello tecnico giuridico, sino a che i politici non comprenderanno che devono fare un atto di umiltà e cercare di imparare da chi ne sa più di loro, sino a che anche gli esperti giuridici non accetteranno di sporcarsi le mani, confrontandosi tra loro [...] e spiegando quali sono i termini sui quali può e deve intervenire l'ipotesi normativa, la depenalizzazione, la legalizzazione o qualsiasi altra idea resterà puro folklore. :)

ecko
15-03-16, 10:29
Credo, però, che l'approccio alla udienza della corte costituzionale, da parte della varie associazioni e del ceto politico sia stato prospetticamente disastroso.

Sono d'accordo ed è il motivo per cui non ne abbiamo parlato attraverso i nostri canali: quella sorta di "manifestazione" non aveva alcun senso. E ora qualcuno di loro ci sbraita addosso di averli "censurati". Gli stessi che in passato ci hanno rubacchiato articoli per i loro siti senza citare le fonti, gli stessi che ci hanno accusato di essere immischiati in strani accordi tra forze politiche e nuove multinazionali nascenti (esempio Nativa) fomentando un possibile monopolio della cannabis, gli stessi che sputano addosso a qualsiasi cosa abbia a che fare con il business della cannabis (poi però pretendono sempre il banchetto gratis alle fiere di settore). Sta gente va ignorata e stop, è da tempo che lo dico e ora abbiamo solo ulteriori conferme.

Da parte nostra abbiamo cercato di iNFORMARE, cosa che facciamo da sempre, senza fronzoli e senza creare inutili aspettative di alcun tipo (infatti vedi articolo a pochi giorni dalla pronuncia Coltivazione di cannabis: troppe aspettative sulla pronuncia della Corte Costituzionale? (http://www.dolcevitaonline.it/coltivazione-di-cannabis-troppe-aspettative-sulla-pronuncia-della-corte-costituzionale/)).
Ed eravamo già pronti a "tamponare" i titoloni sensazionalistici dei mass media in caso di pronuncia favorevole.
Questo è il nostro ruolo, la nostra mission... l'attivismo è un'altra cosa e le azioni serie in tal senso le abbiamo sempre appoggiate e sostenute, ma purtroppo, azioni serie antiproibizioniste italiane ce ne sono sempre meno.
Quindi continuiamo a portare avanti il nostro lavoro e ogni giorno raggiungiamo persone in più, normalizzando la cultura della cannabis e abbattendo i vari tabu che aleggiano intorno questo mondo.

Yomi
15-03-16, 15:25
Adesso però, ecko e Avv. Zaina , dopo queste parole forti e importanti, alle quali mi trovo d'accordo, sarebbe opportuno, fare nomi e cognomi, di queste associazioni che remano contro e andrebbero ignorate.

Io lo vorrei sapere, perché, come si dice, se le conosci le eviti..!

:punkif5:

ecko
15-03-16, 17:02
Nessun problema, stiamo parlando di FREEWEED. Davo per scontato che fosse sott'inteso visto che hanno organizzato loro il ritrovo di Roma per il giorno della pronuncia.

panzone77
17-03-16, 02:59
:icon_study: Non molliamo.........

Avv. Zaina
18-03-16, 18:01
Se permettete il mio discorso è lievemente differente da quello di Ecko, anche se comprendo in pieno ciò che dice e condivido appieno la prudenza usata da DOLCE VITA, che nei fatti è il medesimo atteggiamento che sono andato predicando in tempo non sospetto.
Io non devo fare nomi o cognomi, anche se sarebbe facilissimo farli.
Non mi piacciono affatto le liste di proscrizione, che lascio compilare proprio a costoro.
Io contesto l'atteggiamento di fondo di gran parte del non meglio specificato movimento antipro, che si agita nel sottobosco dello stesso, il quale pretende di avere il monopolio culturale, politico e legale delle attività di informazione e discussione in materia di stupefacenti.
Siamo dinanzi, come al solito, del tentativo di ghettizzare tutti coloro che non fanno parte dei salotti e dell'intellighenzia di sinistra (sopratutto estrema), i cui partecipanti si proclamano come gli unici depositari della verità.
Chi no pensa in un certo modo è out.
Io sono apartitico, perchè non mi riconosco sostanzialmente in alcuna formazione politica e perchè ritengo che il tema degli stupefacenti, del diritto ad assumerli, del diritto a che il consumatore non venga sanzionato nè penalmente, nè amministrativamente, non ha colore e non è monopolio di nessuno.
Io non ho mai fatto uso di sostanze psicoattive, non credo che facciano bene - salvo usi terapeutici specifici - ma sono fortemente convinto di dovermi spendere a difesa di che coloro che - maggiorenni - ne facciano consumo personale responsabile (sopratutto di cannabis), senza essere ingranaggi di attività criminali e senza violare le vere norme penali che devono essere applicate, quelle cioè relative allo spaccio.
Poichè non mi faccio omologare, è evidente che ciò che dico da fastidio, soprattutto ad entità che pretendono di essere indiscussi maitrè a pensier, che vogliono giustificare condotte che sono illecite (cedere sostanza a terzi lo è e lo sarà sempre) e che ricusano qualsiasi forma di confronto schifando chi non la pensa come loro, chiusi come sono nel loro ghetto.
Essi, così facendo, danneggiano scientemente la battaglia per la desanzionalizzazione della coltivazione ad uso personale, ma è tale la loro volontà di prevaricazione ideologica che di tale danno gravissimo non si curano.
Voglio, però, dire - a scanso di equivoci - che nulla ho contro FREEWEED (che per quanto mi consta ho sempre pubblicamente apprezzato perchè ha svolto un'attività densa di impegno ed abnegazione), anche se, come ho avuto modo di dire a Stefano Armanasco, non ho condiviso la sua scelta di andare in piazza, in quanto ritengo sarebbe stata, invece, più costruttiva tutta una metodica di incontri e discussioni sulla questione.
Avremmo evitato false prospettive e soprattutto sarebbero state evitate forte illusioni sulle quali molti altri (che sono rimasti nell'ombra) hanno vissuto negli ultimi mesi.
Credo che nel bailamme generale che è seguito alla sentenza della Consulta, siano altri che - con il loro silenzio - si sono segnalati negativamente.