Campi di Teo
27-08-17, 14:12
Il terreno dell’azienda agricola Campi di Teo è costituito da circa tre ettari di oliveto ancora produttivo ma non più potato da diversi anni. Insieme agli olivi, che hanno raggiunto anche i 4/5 metri di altezza, sono cresciute alcune piante spontanee tipica della zona, quali ad esempio: pero volpino, prunus comune, rosa canina, lentisco, ginepro, ornello, sorbo degli uccellatori ecc. Le piante convivono in sinergia e noi intendiamo salvaguardare e promuovere questa biodiversità.
C’ispiriamo ai principi fondamentali della permacultura. Il termine deriva dall'inglese permaculture, una contrazione sia di permanent agriculture che di permanent culture dal momento che, secondo il coniatore Bill Mollison: "una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile ed un'etica dell'uso della terra". Intendiamo quindi progettare l'azienda osservando ed imitando i modelli naturali, vogliamo ottimizzare l'efficienza del nostro intervento minimizzando l'uso di risorse non rinnovabili e della tecnologia, valorizzando la diversità, le risorse e i cosiddetti servizi rinnovabili, ovvero i servizi apportati da piante, animali, suolo e acqua senza che questi siano consumati nel processo e senza produrre rifiuti.
I nostri metodi agricoli sono una sintesi d’interventi presi da varie filosofie e tecniche agricole a seconda delle necessità, nell'obiettivo comune di tutelare il terreno e di ripristinarne naturalmente la fertilità. Tra i vari metodi c’ispiriamo alle agricolture biodinamica, biologica, sinergica, naturale del non fare di Fukuoka, consociativa, quella del contadino ribelle Sepp Holzer, quella del “metodo Manenti” di Gigi Manenti e Cristina Sala e all’agrologia di Claudee e Lydia Bourguignon.
Non vogliamo sfruttare il suolo, vogliamo mantenerlo produttivo e migliorarlo rispettandone la complessità e l'equilibrio. Restituendo al suolo, ai suoi microbi e alla sua fauna, il posto che spetta loro in agricoltura, l'agrologia si pone come una scienza della complessità.
Mantenere nello stesso spazio di coltivazione il numero maggiore di famiglie botaniche permetterà di aumentare la biodiversità aiutando la sinergia tra le piante verso impollinazioni e incroci più vari e verso la creazione di equilibri tra piante e piante e tra piante ed insetti o animali presenti. In un ambiente ricco di biodiversità i singoli individui tenderanno a basare la propria esistenza su degli equilibri spontaneamente virtuosi. Gli interventi saranno il più possibile limitati e rivolti alla salvaguardia di flora e fauna presenti nel sito favorendo inoltre rifugi e riserve per gli animali utili come ricci di macchia, tartarughe, istrici, pipistrelli, insetti impollinatori, uccelli e anfibi. Inoltre la scelta delle nuove colture orticole o fruttifere è volta a valorizzare specie tipiche e/o antiche con caratteristiche meritevoli di salvaguardia. Invece di continuare a impoverire il bagaglio genetico delle piante coltivate, fatto che consegna gli agricoltori in ostaggio ai produttori di semenze, intendiamo sviluppare l'uso di specie già selezionate dalla natura per la loro capacità di ristrutturare i suoli, di recuperare i concimi lisciviati dalle piogge, di crescere anche su suoli poveri e aridi. Le aree limitrofe ai botri verranno mantenute e preservate allo stato selvatico affinché si sviluppino naturalmente.
Riteniamo che il riappropriarsi delle campagne sviluppando microeconomie rispettose dell’uomo e dell’ambiente stesso, della cultura e delle tradizioni locali sia l'unica possibile alternativa a una economia monoculturale che mira soltanto al profitto riducendo la diversità biologica e appiattendo quella culturale. L'identità del territorio e la sua valorizzazione passano anche attraverso il paesaggio rurale e agricolo. Per questo motivo stiamo innestando e piantando varietà antiche di piante da frutto creando un Pomario delle frutte autoctone, importante anche come recupero della memoria storica e della tradizione locale. Lo scopo fondamentale e primario è quello di salvare concretamente queste piante, in quanto ogni anno ne vediamo scomparire definitivamente sempre più numerose varietà ed ecotipi. Dal recupero e dalla riscoperta, con modalità fortemente partecipative e con l’uso della fonte orale, vorremmo con il tempo poter offrire le marze di questi frutti "salvati" ai cittadini che vorranno innestarli nei propri giardini. Sarebbe auspicabile anche la raccolta di ricette che utilizzano piante autoctone frutticole ed eduli spontanee, nello spirito che anima anche manifestazioni di Castellina M.ma quali “Cucina povera”.
Abbiamo inoltre installato 3 apiari. Due con arnie più tradizionali di tipo Dadant e una con arnia di tipo Warré più rispettosa di ciò che l'ape realizza in natura. In essa le api possono costruire i favi partendo dall'alto e proseguendo il loro lavoro verso il basso, l'arnia Warre ha quindi la forma che grosso modo avrebbe il naturale ricovero delle api (il tronco di un albero) e rispetta il normale flusso d'aria che c'è nell'alveare naturale. L’arnia è dotata inoltre di finestre d’ispezione che permettono di controllare gli sciami senza aprire l’arnia stessa. In progetto c’è anche la realizzazione di altri tipo di arnie, Perrone, Top Bars Hive, ecc. Vogliamo allevare le api seguendo la loro inclinazione, senza avere l'assillo della produzione ma tenendo conto del loro vitale ruolo di agente impollinatore di piante di interesse agricolo e ambientale.
Stiamo sviluppando un tipo di sistema agroforestale perenne che in policoltura viene chiamato “foresta alimentare”. In questo tipo di coltivazione viene mimato il modello tridimensionale di sviluppo delle piante di un bosco per creare un sistema produttivo, dato che i terreni più ricchi e più produttivi sono quelli spontanei che con i propri ecosistemi interni riescono a dare riparo, cibo e nutrimento, e tutto ciò che serve ai propri abitanti animali e vegetali senza interventi umani. Nel bosco sono presenti contemporaneamente piante striscianti vicine al terreno, erbe più o meno alte, arbusti e cespugli e alberi di ogni dimensione senza che nessuna soffra dalla vicinanza delle altre, anzi con vantaggi “sinergici” dati anche dalla presenza di funghi, micorrize, microorganismi e di tutti gli elementi necessari per l'equilibrio e lo sviluppo dell'ecosistema naturale. La fascia protetta limitrofa ai botri con cui confina il nostro terreno è la zona ideale per studiare questo tipo di ecosistema.
Oltre all'azienda agricola con la produzione di prodotti ci proponiamo di fare domanda di agriturismo incentrato sulla didattica per creare progetti e iniziative (per adulti e bambini) volti alla conoscenza e alla diffusione di tematiche legate all’ambiente, alla natura, al mangiare sano, alla terra, alla salvaguardia dei semi (sia della flora spontanea che coltivata) e alla biodiversità nel senso più ampio del termine. Ritrovare il legame tra uomo e natura significa anche ritrovare equilibri perduti, rispetto ed amore per le antiche tradizioni contadine (nei tempi in cui ancora i contadini erano i veri custodi del territorio), per le conoscenze, il sapere ed il saper fare di una volta.
Nell'ottica dell'organizzazione di corsi ed eventi intendiamo realizzare strutture in autocostruzione idonee per l'accoglienza. In fase di progettazione e in procinto di autorizzazione: un annesso di 60 mq, la metà dei quali interrati per lo stoccaggio di materiali e attrezzi, l’altra metà in legno fuori terra autocostruito, utilizzabile per la didattica.
Riassumendo, nello specifico intendiamo:
• mantenere gli ulivi che sono cresciuti non potati da decenni in condizioni di produzione senza intervenire drasticamente sulla loro forma;
• innestare e piantare varietà antiche di alberi da frutto;
• creare sentieri e percorsi agibili all'interno dell'azienda per poter accompagnare singoli e gruppi alla scoperta della flora tipica della zona, segnalando le specie arboree e floreali come in una sorta di “giardino/orto botanico spontaneo”;
• incrementare l'apiario composto dall’arnia di tipo Warré e Dadant utilizzandole anche a scopo didattico;
• sviluppare una “foresta alimentare”;
• promuovere eventi per lo scambio e l’affidamento di semi, marze, piantine e talee;
• organizzare corsi per il riconoscimento e l’utilizzo delle erbe spontanee per uso alimentare, per il benessere ma anche per il mantenimento dell’equilibrio naturale degli ecosistemi e per il rispetto della fertilità del suolo;
• favorire la conoscenza e la diffusione dell’agricoltura naturale, senza il ricorso di alcuna sostanza chimica, attraverso la pratica della pacciamatura naturale, del mantenimento della copertura spontanea del terreno e l’utilizzo di macerati e preparati a base di erbe, nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’alimentazione sana e naturale;
• realizzare strutture in autocostruzione idonee per l’accoglienza.
Grazie per l'attenzione
p.s. ci stiamo interessando alla coltivazione della canapa perché crediamo che possa essere in linea con i nostri principi e un valore aggiunto al nostro progetto
C’ispiriamo ai principi fondamentali della permacultura. Il termine deriva dall'inglese permaculture, una contrazione sia di permanent agriculture che di permanent culture dal momento che, secondo il coniatore Bill Mollison: "una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile ed un'etica dell'uso della terra". Intendiamo quindi progettare l'azienda osservando ed imitando i modelli naturali, vogliamo ottimizzare l'efficienza del nostro intervento minimizzando l'uso di risorse non rinnovabili e della tecnologia, valorizzando la diversità, le risorse e i cosiddetti servizi rinnovabili, ovvero i servizi apportati da piante, animali, suolo e acqua senza che questi siano consumati nel processo e senza produrre rifiuti.
I nostri metodi agricoli sono una sintesi d’interventi presi da varie filosofie e tecniche agricole a seconda delle necessità, nell'obiettivo comune di tutelare il terreno e di ripristinarne naturalmente la fertilità. Tra i vari metodi c’ispiriamo alle agricolture biodinamica, biologica, sinergica, naturale del non fare di Fukuoka, consociativa, quella del contadino ribelle Sepp Holzer, quella del “metodo Manenti” di Gigi Manenti e Cristina Sala e all’agrologia di Claudee e Lydia Bourguignon.
Non vogliamo sfruttare il suolo, vogliamo mantenerlo produttivo e migliorarlo rispettandone la complessità e l'equilibrio. Restituendo al suolo, ai suoi microbi e alla sua fauna, il posto che spetta loro in agricoltura, l'agrologia si pone come una scienza della complessità.
Mantenere nello stesso spazio di coltivazione il numero maggiore di famiglie botaniche permetterà di aumentare la biodiversità aiutando la sinergia tra le piante verso impollinazioni e incroci più vari e verso la creazione di equilibri tra piante e piante e tra piante ed insetti o animali presenti. In un ambiente ricco di biodiversità i singoli individui tenderanno a basare la propria esistenza su degli equilibri spontaneamente virtuosi. Gli interventi saranno il più possibile limitati e rivolti alla salvaguardia di flora e fauna presenti nel sito favorendo inoltre rifugi e riserve per gli animali utili come ricci di macchia, tartarughe, istrici, pipistrelli, insetti impollinatori, uccelli e anfibi. Inoltre la scelta delle nuove colture orticole o fruttifere è volta a valorizzare specie tipiche e/o antiche con caratteristiche meritevoli di salvaguardia. Invece di continuare a impoverire il bagaglio genetico delle piante coltivate, fatto che consegna gli agricoltori in ostaggio ai produttori di semenze, intendiamo sviluppare l'uso di specie già selezionate dalla natura per la loro capacità di ristrutturare i suoli, di recuperare i concimi lisciviati dalle piogge, di crescere anche su suoli poveri e aridi. Le aree limitrofe ai botri verranno mantenute e preservate allo stato selvatico affinché si sviluppino naturalmente.
Riteniamo che il riappropriarsi delle campagne sviluppando microeconomie rispettose dell’uomo e dell’ambiente stesso, della cultura e delle tradizioni locali sia l'unica possibile alternativa a una economia monoculturale che mira soltanto al profitto riducendo la diversità biologica e appiattendo quella culturale. L'identità del territorio e la sua valorizzazione passano anche attraverso il paesaggio rurale e agricolo. Per questo motivo stiamo innestando e piantando varietà antiche di piante da frutto creando un Pomario delle frutte autoctone, importante anche come recupero della memoria storica e della tradizione locale. Lo scopo fondamentale e primario è quello di salvare concretamente queste piante, in quanto ogni anno ne vediamo scomparire definitivamente sempre più numerose varietà ed ecotipi. Dal recupero e dalla riscoperta, con modalità fortemente partecipative e con l’uso della fonte orale, vorremmo con il tempo poter offrire le marze di questi frutti "salvati" ai cittadini che vorranno innestarli nei propri giardini. Sarebbe auspicabile anche la raccolta di ricette che utilizzano piante autoctone frutticole ed eduli spontanee, nello spirito che anima anche manifestazioni di Castellina M.ma quali “Cucina povera”.
Abbiamo inoltre installato 3 apiari. Due con arnie più tradizionali di tipo Dadant e una con arnia di tipo Warré più rispettosa di ciò che l'ape realizza in natura. In essa le api possono costruire i favi partendo dall'alto e proseguendo il loro lavoro verso il basso, l'arnia Warre ha quindi la forma che grosso modo avrebbe il naturale ricovero delle api (il tronco di un albero) e rispetta il normale flusso d'aria che c'è nell'alveare naturale. L’arnia è dotata inoltre di finestre d’ispezione che permettono di controllare gli sciami senza aprire l’arnia stessa. In progetto c’è anche la realizzazione di altri tipo di arnie, Perrone, Top Bars Hive, ecc. Vogliamo allevare le api seguendo la loro inclinazione, senza avere l'assillo della produzione ma tenendo conto del loro vitale ruolo di agente impollinatore di piante di interesse agricolo e ambientale.
Stiamo sviluppando un tipo di sistema agroforestale perenne che in policoltura viene chiamato “foresta alimentare”. In questo tipo di coltivazione viene mimato il modello tridimensionale di sviluppo delle piante di un bosco per creare un sistema produttivo, dato che i terreni più ricchi e più produttivi sono quelli spontanei che con i propri ecosistemi interni riescono a dare riparo, cibo e nutrimento, e tutto ciò che serve ai propri abitanti animali e vegetali senza interventi umani. Nel bosco sono presenti contemporaneamente piante striscianti vicine al terreno, erbe più o meno alte, arbusti e cespugli e alberi di ogni dimensione senza che nessuna soffra dalla vicinanza delle altre, anzi con vantaggi “sinergici” dati anche dalla presenza di funghi, micorrize, microorganismi e di tutti gli elementi necessari per l'equilibrio e lo sviluppo dell'ecosistema naturale. La fascia protetta limitrofa ai botri con cui confina il nostro terreno è la zona ideale per studiare questo tipo di ecosistema.
Oltre all'azienda agricola con la produzione di prodotti ci proponiamo di fare domanda di agriturismo incentrato sulla didattica per creare progetti e iniziative (per adulti e bambini) volti alla conoscenza e alla diffusione di tematiche legate all’ambiente, alla natura, al mangiare sano, alla terra, alla salvaguardia dei semi (sia della flora spontanea che coltivata) e alla biodiversità nel senso più ampio del termine. Ritrovare il legame tra uomo e natura significa anche ritrovare equilibri perduti, rispetto ed amore per le antiche tradizioni contadine (nei tempi in cui ancora i contadini erano i veri custodi del territorio), per le conoscenze, il sapere ed il saper fare di una volta.
Nell'ottica dell'organizzazione di corsi ed eventi intendiamo realizzare strutture in autocostruzione idonee per l'accoglienza. In fase di progettazione e in procinto di autorizzazione: un annesso di 60 mq, la metà dei quali interrati per lo stoccaggio di materiali e attrezzi, l’altra metà in legno fuori terra autocostruito, utilizzabile per la didattica.
Riassumendo, nello specifico intendiamo:
• mantenere gli ulivi che sono cresciuti non potati da decenni in condizioni di produzione senza intervenire drasticamente sulla loro forma;
• innestare e piantare varietà antiche di alberi da frutto;
• creare sentieri e percorsi agibili all'interno dell'azienda per poter accompagnare singoli e gruppi alla scoperta della flora tipica della zona, segnalando le specie arboree e floreali come in una sorta di “giardino/orto botanico spontaneo”;
• incrementare l'apiario composto dall’arnia di tipo Warré e Dadant utilizzandole anche a scopo didattico;
• sviluppare una “foresta alimentare”;
• promuovere eventi per lo scambio e l’affidamento di semi, marze, piantine e talee;
• organizzare corsi per il riconoscimento e l’utilizzo delle erbe spontanee per uso alimentare, per il benessere ma anche per il mantenimento dell’equilibrio naturale degli ecosistemi e per il rispetto della fertilità del suolo;
• favorire la conoscenza e la diffusione dell’agricoltura naturale, senza il ricorso di alcuna sostanza chimica, attraverso la pratica della pacciamatura naturale, del mantenimento della copertura spontanea del terreno e l’utilizzo di macerati e preparati a base di erbe, nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’alimentazione sana e naturale;
• realizzare strutture in autocostruzione idonee per l’accoglienza.
Grazie per l'attenzione
p.s. ci stiamo interessando alla coltivazione della canapa perché crediamo che possa essere in linea con i nostri principi e un valore aggiunto al nostro progetto