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Visualizza Versione Completa : Un vero antiproibizionista: Umberto Veronesi



Randagio
01-01-70, 01:33
Questa è una corretta visione laica della cosa... Questo è l\'approcio che bisogna avere con le sostanze e credo lo capiamo tutti!!

Il fatto che non si faccia è chiaro sinonimo o di ignoranza totale o di grossi interessi di altro tipo!!
[addsig]

Itsprobablyme
01-01-70, 01:33
da antiproibizionisti.it

dalla rubrica La nostra salute del settimanale Oggi.

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Ho letto proprio di recente che il governo inglese ha deciso di inserire nella classificazione delle droghe anche il fumo da sigaretta e l\'alcol. Se ben ricordo, professore, lei lo va sostenendo da un bel po\' di tempo, fin da quando, nel 2000, come ministro della Sanità propose la legge sul fumo...


Risponde Umberto Veronesi

Anche se mi viene un po\' da sorridere a vedermi nei panni di chi afferma «Io l\'avevo detto», le cose, mio caro lettore, stanno proprio così: da sempre ho sostenuto che tabacco e alcool sono da considerarsi a tutti gli effetti delle droghe. Adesso, una commissione del Parlamento inglese, la House of Commons Science and Technology Committee, alla luce di uno studio del professor David Nutt, psicofarmacologo alla University of Bristol nonché membro della commissione, ha proposto che nella classificazione inglese vengano compresi anche alcol e tabacco.
Non soltanto: ha anche chiesto, sempre sulla base degli studi farmacologici condotti dalla commissione scientifica, che essi siano messi tra i primi posti nella graduatoria della pericolosità .
L\'iniziativa ha come obiettivo la modifica del concetto di «droga», la quale, secondo il sistema giuridico inglese, oggi viene divisa per categorie alfabetiche, a seconda della pena o sanzione che l\'uso e lo spaccio comporta. La «classe A», la categoria più alta, contiene sostanze come l\'eroina, la cocaina, l\'ecstasy e i «funghi magici». La «B» include i barbiturici. La cannabis e alcuni tranquillanti sono classificati come sostanze di «classe C».
Un concetto analogo al nostro, dove appare più importante stabilire la quantità di pena a cui condannare chi ne fa uso, piuttosto che la quantità di danni e di rischi per la salute cui si va incontro, compresi gli effetti collaterali sull\'organismo e la tendenza a creare dipendenza. Un concetto anacronistico e per nulla scientifico, tant\'è che il presidente della Commissione scienza e tecnologia della Camera dei Comuni afferma che l\'unico modo per ottenere una classificazione accurata è «focalizzarsi solo sui rischi che le droghe provocano per la salute». È sempre stata la mia peculiare proccupazione, che ho ripetuto spesso anche su queste pagine e all\'interno di un discorso più complesso che mi vede sostenere una tesi certamente controcorrente sul proibizionismo.

Che la droga (qualunque droga, inclusi pertanto anche alcol e fumo di tabacco) sia un male, è un principio condivisibile sul piano morale, ma a esso va affiancata la classifica dei danni e dei rischi scientificamente dimostrati.

Vediamoli. In Italia l\'abuso di alcol (non il consumo, sia chiaro, di un buon bicchiere di vino a pasto o di un boccale di birra) è un\'abitudine in netta crescita tra i giovani e, secondo le ultime indagini epidemiologiche, causa 30 mila morti all\'anno (mentre il tabacco provoca 80 mila decessi annualmente per tumori, in particolare quella del polmone). Sull\'altro versante, l\'eroina direttamente o indirettamente non supera il migliaio di morti, le nuove droghe (miscugli poco controllati, che spesso vengono associati all\'alcol) non arrivano a provocarne più di una decina all\'anno, ma la mortalità delle droghe leggere è pari a zero. Ora, non fare alcuna differenza tra «droghe pesanti» e «droghe leggere» è a mio giudizio una mera affermazione di principio, e credo di avere il diritto-dovere di ribadire che il proibizionismo non solo non serve a nulla, ma peggiora la situazione. Se l\'uso di droghe leggere è nella nostra società un fenomeno di massa che riguarda pressapoco il 50 per cento dei nostri giovani, si può credere, seriamente, che il fenomeno vada affrontato unicamente con una legge repressiva?
Quando proposi la legge sul fumo, non pensai di elaborare una legge «proibizionista». Infatti, la chiamai legge sul fumo non contro il fumo. Non proibisce di fumare, ma obbliga a farlo senza che questo gesto rechi danno agli altri. Per antica convinzione, sono antiproibizionista e da sempre ritengo che ognuno di noi debba avere la libertà di scegliere la vita che meglio crede. Anche di metterla a rischio fumando oppure bevendo oltre misura. Pochi mesi fa, in occasione di una seduta plenaria dell\'Organizzazione mondiale della sanità , indetta per studiare la possibili iniziative per la lotta ai tumori, mi sono opposto fermamente alla proposta di mettere fuori legge il fumo. Il proibizionismo non risolve il problema, ma ne crea altri, favorendo il mercato nero gestito dalla criminalità organizzata.
E, per finire, non condivido neppure l\'integralismo di quella azienda irlandese che ha deciso di non assumere lavoratori che abbiano il «vizio» del fumo.


[ Questo Messaggio è stato Modificato da: Itsprobablyme il 10-08-2006 14:20 ]