A Pisa nasce il Cannabis social club
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Sarà un'associazione regolarmente registrata i cui componenti organizzeranno la coltivazione collettiva di cannabis esclusivamente per uso terapeutico
PISA. Non sarà, né diventerà mai la Amsterdam italiana, ma al pari della capitale olandese anche a Pisa si coltiverà e si utilizzerà la marijuana apertamente. O quasi. Questo, almeno, l'obiettivo del Cannabis social club che nascerà all'ombra della Torre la prossima primavera: un'associazione regolarmente registrata i cui componenti organizzeranno la coltivazione collettiva di cannabis esclusivamente per uso terapeutico. Non sarà un circolo dove consumare “l'erba”.
Il Cannabis social club pisano sarà fondato e formato da un gruppo di persone che si pone il principale obiettivo di promuovere l'uso terapeutico della cannabis facendo leva sulla legalizzazione dell'autocoltivazione. I soci fondatori saranno infatti persone affette da diverse patologie (sclerosi multipla, glaucoma e altre), in possesso della certificazione e della prescrizione medica per assumere la cannabis a fini terapeutici. Pazienti attualmente in cura con prodotti a base di cannabinoidi (dal 2007 in Italia è possibile curarsi con la cannabis) e in particolare con il Bedrocan, infiorescenze di cannabis medica olandese.
«Persone malate e disposte a mettersi in gioco - sottolineano dall'Osservatorio Antiproibizionista, il collettivo pisano che aiuterà e appoggerà la fondazione dell'associazione -. L'assurdità è che l'Italia, viste le caratteristiche climatiche, sarebbe uno dei produttori di cannabis terapeutica migliore al mondo con un giro di affari di quasi 1,5 miliardi di euro e un indotto di 10mila posti di lavoro. E invece la compra dall'Olanda».
Il primo obiettivo del Cannabis social club è quello di rispondere alle necessità dei singoli malati. Accedere ai prodotti farmaceutici a base di cannabis è difficile, i tempi di attesa sono lunghissimi e i costi (a carico del paziente) molto elevati. Un modello che in Italia ha però un ostacolo fondamentale: la coltivazione per uso personale è infatti considerata un reato penale (l'ente autorizzato a produrre canapa a scopo terapeutico è l'Istituto militare farmaceutico di Firenze). La nascita dell'associazione sarà quindi anche una provocazione. «Lo scopo è anche quello di dimostrare che questo modello può funzionare – continuano dall'Osservatorio - e spingere la politica ad intraprendere una nuova strada e stimolare un dibattito sull'uso terapeutico per poi arrivare ad una discussione sull'uso consapevole a scopo ludico della canapa».
Il gruppo si registrerà come associazione non profit all'Agenzia delle Entrate, dove depositerà il proprio statuto, ancora in fase di stesura, e si avvarrà della collaborazione di medici e legali. All'associazione potranno aderire tutti (anche chi non affetto da patologie riconosciute per l'uso terapeutico della canapa) ma solo come soci sostenitori e non “consumatori”. Il gruppo individuerà un luogo (che resterà rigorosamente top secret) dove coltivare la canapa che, una volta raccolta, verrà distribuita ai pazienti-soci a seconda delle proprie esigenze: pratica che sarà rigidamente regolamentata per evitare abusi o l'eventuale commercializzazione del prodotto. Quello pisano sarà uno dei primi Cannabis social club italiani, che si svilupperà all'interno di un network nazionale. Il prossimo anno, i Cannabis social club apriranno infatti in altre sei città: Torino, Genova, Bologna, Roma, Bergamo e Napoli.
I vari aspetti, soprattutto quelli che investono il campo giuridico, saranno discussi ed analizzati sabato prossimo nell'ambito di un'assemblea nazionale che si terrà a Napoli. L'obiettivo successivo è quello di riunire le varie associazioni nazionali in una federazione, che avrà anche il compito di vigilare sul rischio di derive commerciali.
06 novembre 2014