Il proibizionismo ha fallito. Ma l’ipocrisia perdura - ASCIA
	
	
		Il proibizionismo ha fallito. Ma l’ipocrisia perdura
Santa Marija, libera nos a malo
La guerra alla droga è persa, lo hanno  ammesso da tempo le maggiori autorità impegnate nella lotta alla droga,  lo ha ammesso il governo statunitense che nella “War on Drugs” ha  sprecato fantastiliardi, lo confermano le polizie di tutto il mondo, che  al proibizionismo non hanno mai creduto.
 GIOVANARDI & C – Eppure l’ipocrisia  proibizionista sembra perdurare marmorea, tanto che nel nostro paese da  quando Pannella non si fa più gli spinelli in pubblico a parlare di  droghe sembra sia rimasto solo Giovanardi. Ma nel nostro paese migliaia  di persone ogni anno continuano a finire in galera o devono subire  sanzioni e misure cautelari draconiane, proprio perché hanno scelto di  consumare sostanze psicoattive illegali invece di rivolgersi al pur  ampio mercato di sostanze legali dominato dagli alcolici e dai  medicinali. Se nessuno da noi o altrove raccoglie la bandiera  antiproibizionista, che evidentemente è considerata non pagante in  termini elettorali, l’epocale fallimento della guerra alla droga ha però  aperto qua e là spiragli di legalizzazione.
 L’”ERBA” MEDICA – Negli Stati Uniti in  particolare è da segnalare il fenomeno della liberalizzazione della  marijuana “medica”. Molti stati americani si sono convinti della bontà  terapeutica della marijuana e ne hanno autorizzato il consumo per quanti  siano colpiti dalle patologie che possono trarre giovamento  dall’impiego della benefica erba. Che è davvero molto benefica e che  quindi si presta a essere consumata dai “malati” di una vasta gamma di  malattie, alcune delle quali dalla diagnosi incerta. Per correre  incontro alle esigenze di questa massa di malati in cerca di cure e  sollievo, gli stati hanno quindi autorizzato la coltivazione e la  vendita dell’erba, distribuita da una rete di “dispensari” dotati di  apposita licenza. Buona parte di quelli che fumano marijuana negli stati  interessati si sono fatti fare un certificato medico, hanno salutato  gli spacciatori e sono diventati clienti dei dispensari, dove possono  acquistare l’erba per le loro esigenze, non a chili, ma a sufficienza.
 NESSUN CONTROLLO – Che si tratti di  un’immensa ipocrisia è fuor di dubbio e non solo perché la marijuana è  venduta come un medicinale senza essere mai passata per i controlli e i  test dell’autorità sanitaria, come invece accade per i farmaci che ne  utilizzano i principi attivi. Un’ipocrisia che funziona, che apre spazi  di frontiera, ma che ancora stenta a consolidare i suoi successi, visto  che in alcune zone del paese i dispensari aprono e chiudono con il  cambiare delle amministrazioni. Quelle ottusamente “antidroga” alla  Giovanardi cercano ogni pretesto per chiudere i dispensari e uno dei  preferiti è quello di sostenere che siano criminogeni, che innalzino  cioè il numero dei crimini nei loro dintorni o che, come sostiene ad  esempio la polizia di Los Angeles, diventino bocconi gustosi in quanto  contengono contanti e merce facilmente rivendibile.
 LAVATA DAL PECCATO? – Anche questa è una  fantasia smentita dai dati, anche se è noto che i dati siano variabili  indipendenti nel ragionamento proibizionista. Proprio in occasione della  chiusura di alcuni dispensari nell’area di Los Angeles si è osservato  al contrario un innalzamento di questo dato attorno ai negozi chiusi  perché accusati di essere motore di problemi. Le affermazioni della  polizia di Los Angeles sono una bestialità anche perché è chiaro che  nessun poliziotto si permetterebbe mai affermazioni del genere nei  confronti di gioiellerie e supermercati o ne chiederebbe la chiusura per  quei motivi, la criminalizzazione originaria e implicita è evidente, la  forma mentis non può cambiare da un momento all’altro: “la droga”  continua a portare lo stigma del peccato e della delinquenza anche  quando è legale.
 IPOCRISIA – La battaglia  antiproibizionista resta una di quelle battaglie che ha dalla sua tutte  le ragioni del mondo e contro tutte le ipocrisie immaginabili e  inventabili. Ora che il proibizionismo sta soffrendo un calo dei  consensi non s’assiste però a una ripresa della spinta  antiproibizionista. Ci sono è vero altri problemi in questo inizio di  millennio, ma c’è anche una platea di consumatori che si è abituata a  vivere in un’ipocrisia non molto dissimile da quella che regge i  dispensari americani, pur rimanendo totalmente immersa nell’illegalità.  Il consumo di droghe è diffuso e pervasivo, il numero e la disponibilità  delle droghe intese come sostanze psicoattive aumentano implacabilmente  da anni, tanto che negli Stati Uniti da tempo le agenzie e le polizie  non perseguono più i traffici inferiori ai duecento chili di marijuana  per mancanza di risorse.
 DROGA CASARECCIA – E tanto che dare il  colpo di grazia alle speranze dell’antidroga è arrivata la produzione  “dal basso” e decentralizzata di metanfetamine, prodotte in cucina con  ingredienti legalmente reperibili e vendute ai vicini, stanno piagando  intere comunità, in particolarmente quelle rurali, con effetti  devastanti. Anni di proibizionismo hanno poi alimentato e arricchito  cartelli criminali di ogni genere e potenza a Sud del Rio Grande, con i  cartelli dei narcos colombiani e messicani che sono diventati potenze in  grado di minacciare gli stati grazie ai dollari e alle armi americane,  che negli Stati Uniti si possono comprare senza nemmeno aver bisogno del  certificato medico e anche a centinaia di pezzi alla volta.
 CATTIVONE – Nemmeno la marijuana si può  legalizzare, nemmeno una pianta il cui uso ludico ha controindicazioni  infinitamente più modeste di quelle dell’alcol. Non si può consumare  perché c’è qualcuno che la chiama “droga” e “le droghe” sono tutte  cattive, spingono al crimine e fanno piangere la mamma. Soprattutto  fanno piangere la mamma, alla quale corre in soccorso il proibizionista,  offrendo la parvenza di una protezione statale alla preziosa prole, ai  figli “drogati” o minacciati dai drogati.
 NON E’ MAI MORTO NESSUNO – Poco importa  se poi i giovin virgulti in natura rischiano molto meno a fumarsi covoni  d’erba che ad incontrare i tutori dell’ordine, quelli che nelle  fantasie dovrebbero proteggerli. Di marijuana non è mai morto nessuno,  in carcere si muore troppo spesso e ci si finisce spesso per niente,  quasi sempre solo per volontà di chi vende la proibizione e la  repressione come soluzione di tutti i mali, perché più in là non ci  arriva lui o non ci arrivano i suoi elettori. Il fallimento della War on  Drugs non è la vittoria definitiva dell’antiproibizionismo, è solo un  episodio. La vera battaglia è e resta quella sul piano culturale e  sociale, perché fino a che il tema sarà monopolizzato dai Giovanardi si  potrà solo andare di male e in peggio. Fortunatamente al di fuori del  nostro paese qualcosa si muove e fortunatamente, anche se di Giovanardi  ce ne saranno sempre, lo scorrere del tempo e la demografia giocano a  favore dell’antiproibizionismo, più di quanto non facciano la logica, le  buone ragioni e la stessa convenienza per le collettività.
fonte: http://www.legalizziamolacanapa.org