Citazione:
La Polizia si incazza. Non solo nelle tragicomiche visio-ni fantozziane inflitte dagli impiegati ribelli al professor Guidobaldo Maria Riccardelli, teorico di Dreyer e cultore di Ejzenštejn. Ma nella realtà di
M A Z Z AT E Aun cinema tornato improvvisamente a interessarsi della verità storica. La circolare è del 15 marzo e, sulla carta intestata del Dipartimento Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, compaiono una quindicina di destinatari. Dalla Dia alle risorse umane, passando per la Stradale, l’antidroga e i Questori sparsi sui trecentomila chilometri di territorio nazionale. I grandi capi avvertono tutti. Di film incentrati su una Polizia lontana dagli apologetici stereotipi televisivi, è meglio non parlare.
IL LINGUAGGIO è burocratico- ma come in una vecchia canzone il mattinale, quando vuole, si fa capire benissimo: “In concomitanza con la proiezione di numerose pellicole cinematografiche che affrontano la ricostruzione di eventi relativi ad attività di Polizia in situazioni ordinarie e straordina-ie, si ribadisce che qualsiasi intervista, partecipazione a convegni o dibattiti, va autorizzata da questo dipartimento”. Segue ulteriore postilla volta a recintare “ogni richiesta in tal senso” e così, il rischio di scorgere imbarazzo o veder volare dichiarazioni inopportune è preventivamente scongiurato. Se dal Dipartimento fanno sapere che la stretta dialettica è figlia delle molte proiezioni di “Aca b” (con annesso dibattito) fiorite nelle ultime settimane e non autorizzate, il sospetto (fortissimo) è che l’editto riguardi un altro film. “Diaz” di Daniele Vicari. Due ore secche per stile e narrazione che con rigore, attenendosi agli atti giudiziari e alle testimonianze dei presenti mette in scena il massacro avvenuto nella scuola genovese nel luglio del 2001 e i successivi orrori di Bolzaneto. Fino ad ora non ci aveva provato nessuno. (NON E' VERO nota di STRAM) E su Vicari e sulla sua impresa, par di capire, è meglio l’indifferenza. Pur lontani dal controllo statale dei funzionari di Ps sulla produzione cinematografica come nel Ventennio, è difficile negare che alle divise “Diaz” dia fastidio e provochi irritazione. Domenico Procacci di Fandango non ha trovato nessuno (Rai, Medusa, Telecom) che volesse affiancarlo nel progetto. Così ha cercato altrove (Romania, Francia) e messo il resto in proprio. Sette milioni di euro per raccontare – – “la più grave sospensione dei diritti in un Paese democratico dai tempi della Seconda Guerra Mondiale”.
OSSERVANDO le immagini di “Diaz”, (premiato dal pubblico al Festival di Berlino) e i tutori dell’ordine trasformati in hooligans, si comprendono senza fatica gli imbarazzi della Polizia sul tema. Una violenza bestiale, senza ragioni o conseguenze per i protagonisti degli eccessi. Con il processo a forte rischio prescrizione e i comandanti in capo di quella notte ligure (pur condannati per falso) promossi di grado e funzione, meglio tacere che ricordare. All’epoca Manganelli non volle leggere il copione, ora il Dipartimento silenzia l’uscita. Per la Polizia di domani, a volte, uno slogan non basta.