Grazie @The Growers per la condivisione, e siccome trovo che sia una grossa str...ata, ho spostato la discussione in questa, in buona compagnia di altre mega min...ate.....:icon_puke_r:
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che c'è di meglio che iniziare la giornata con una bella notizia proibizionista?!?:icon_rolleyes:
http://www.tempi.it/colorado-i-danni...i#.V9j4kMt-PIU
Colorado, i danni della marijuana legale: più giovani fumatori, più ricoveri in ospedale e più morti
Sono passati quattro anni dalla legalizzazione della marijuana nello stato americano del Colorado, che nel 2012 ha autorizzato ufficialmente la vendita in negozio a partire dal 2014. Il programma governativo “Rocky Mountain High Intensity Drug Trafficking Area” ha tracciato un rapporto sugli effetti che la decisione ha avuto nella società nel periodo 2013-15. A saltare agli occhi è il numero delle vittime causato da incidenti dovuti alla marijuana, cresciute del 62 per cento nel 2013 (quando era già legale l’uso della marijuana per scopi ricreativi). Allo stesso modo è aumentato e quasi raddoppiato il dato dei ricoveri in ospedale: se nel 2011 sono stati 6.305, nel 2014 sono stati 11.439.
AUMENTANO LE VITTIME. Nel report americano si parla anche di un aumento di incidenti stradali, definiti addirittura la prima causa di morte tra i ragazzi di 15-20 anni. Se nel 2009, ben prima della legalizzazione, i morti risultati positivi alla marijuana rappresentavano solo il 10 per cento di tutte le morti per incidenti stradali, nel 2015 il dato è raddoppiato, fino ad arrivare al 21 per cento. Del resto, nel 2013/2014 il numero di giovani che nell’ultimo mese ha fatto uso di marijuana è cresciuto del 20 per cento rispetto al 2011/2012. In tutti gli Stati Uniti, invece, in media il numero è sceso del 4 per cento nello stesso periodo.
«IMPATTI NEGATIVI». L’autore del report e direttore della Rocky Mountain Hidta, Tom Gorman, intervistato dalla Catholic News Agency, ha commentato così i dati: «Credo che gli impatti negativi sulla società aumenteranno ancora. Ogni volta che viene legalizzata una sostanza, l’effetto immediato è che un numero sempre maggiore di persone ne fa uso. Più persone consumano una droga, più effetti negativi sulla propria vita personale e sulla società ci saranno». Secondo Gorman, la stessa cosa si può dire per l’alcol con la differenza che «chi beve alcol non per forza si ubriaca, mentre chi fuma marijuana lo fa proprio per sballarsi».
«TREND COMPLETAMENTE NEGATIVO». Le conclusioni che Gorman trae sono drammatiche: «Se si guarda al trend generale, senza retorica, si vede che è completamente negativa. Sia per quanto riguarda gli accessi in pronto soccorso, i ricoveri a lungo termine, gli incidenti o l’uso di droga tra i nostri figli. Gli altri Stati che vorranno riflettere su una eventuale e futura liberalizzazione dovrebbero consultare questo report».
Buongiorno a tutti, e beccatevi questa lezione di mistificazione della realtà, ossia: come confondere per disinformare
http://www.corriereadriatico.it/pay/...k-2018205.html
:eek::eek::eek:
questa notizia viene direttamente dall' equipe medica di "La sai l'ultima?" :eek: perchè l'ho postata?!? semplicemente perche girano a bizzeffe notizie che la cannabis, è peggio delle sigarette, o dell'alcol, o della coca, ma qui si sono superati...hanno affinato la tecnica...e cioè se consumi cannabis rischi di diventare alcolizzato!!!:icon_rolleyes::icon_lol: non so se ridere o piangere
http://droghe.aduc.it/notizia/consum...ore_133148.php
Fumare cannabis puo' raddoppiare il rischio, in situazioni rare e temporanee, di attacchi cardiaci. Lo fa sapere un ricerca. I sintomi, causati dalla ridotta capacita' del cuore di pompare il sangue, sono in genere temporanei ma gli esperti mettono sul chi va la' perche' ci potrebbero essere serie conseguenze. I consumatori di cannabis ne sono piu' coinvolti che non altri, con arresti cardiaci che bloccano l'abituale ritmo del cuore.
Il dr Amitoj Singh, della St Luke's University in Pennsylvania, co-autore di questo studio statunitense, dice: “Gli effetti della marijuana, specialmente nel sistema cardiovascolare, non sono ben noti. Con l'aumento del consumo e della legalizzazione in alcuni Stati, le persone e' bene che sappiano che la marijuana puo' essere un incentivo per avere problemi di cuore e di sangue in alcuni soggetti”.
La ricerca ha analizzato i dati di 33.343 americani che erano stati ospedalizzati in seguito ad attacchi cardiaci tra il 2003 e il 2011.
Dopo aver preso in considerazione una serie di fattori di rischio, lo studio mostra che i consumatori di cannabis hanno talvolta un rischio doppio di avere degli attacchi di cuore rispetto ai non-consumatori. Che il motivo fosse l'uso frequente di cannabis, è stato individuato da informazioni fornite dal paziente o da test delle urine.
I consumatori di cannabis sono anche piu' esposti a depressione, psicosi, ansie, alcolismo e abuso di altre sostanze.
“Se uno fa uso di cannabis ed ha sintomi come dolori al petto o mancanza di respiro, deve far valutare dal proprio medico che non si tratti di un attacco cardiaco o altri problemi cardiologici”.
La ricerca e' stata presentata durante un incontro a New Orleans della American Heart Association's Scientific.
http://www.repubblica.it/salute/2016...sta-154535570/
@ecko ti prego fa qualcosa per questo scandalo mi è risalito il pranzo della vigilia stamartina dopo aver letto la perla della repubblica!!!!!!! io sono rimarto scioccato, ma si può scrivere che la cannabis è dannosa perché quando fumi il cervello recepisce con 10 millisecondi in ritardo, come se l'alcol o le sigarette non avessero lo stesso effetto (più altri 1000 negativi) io per dirla tutta ci vedo di meno anche dopo I pranzi/cene delle feste ahahahahah
comunque il punto è che visto che sta misera testata giornalistica senza morale e verità è straseguita in Italia bisogna fare qualcosa in modo che I cittadini non vengano plagiati da tutto questo LETAME in un periodo storico in cui la cannabis è ritornata fortemente in discussione!!!!!!!
Grazie per la condivisione @batteria89 :polliceu:.......ne approfitto per farti gli auguri di un felice Natale.......
Continuando invece a discutere sulle stronzate, posso affermare con certezza, che uno studio condotto su 52 pazienti, non potrebbe essere preso nemmeno in considerazione, viste le millemila variabili che possono influenzare un esperimento del genere.......per il quale si ritiene opportuno ampliare il numero di soggetti decine e decine di volte, rispetto agli attuali, utilizzati.
Quindi come potete constatare voi stessi, già, dal punto di vista scientifico, questo studio lascia bene a desiderare:icon_scratch:.....
Un altro punto, invece, è quello dei danni alla vista, per i quali sono sicuro ché è più dannoso leggere per intero tutto l'articolo, o articoli simili, dettati dalla "disonestà di informazione", che farsi una boccata di sana cannabis autoprodotta.:wub:.
Felice Natale a tutti.....anche ai bigotti....:icon_bigsmurf::icon_santa::icon_santa:
@batteria89 stiamo valutando in redazione se e come replicare all'articolo che mi hai segnalato. Proviamo a smontarlo.
buongiorno enjointesi della malora!:icon_rambo:
oggi guardando il cielo le nuvole sembravano comporre una parola:BASTARDI! questi hanno sempre il vizietto di scrivere non quello che andrebbe scritto, ma quello che fa comodo, a loro stessi ovviamente, io mentre leggevo sentivo puzza ma non ci facevo caso piu di tanto, poi sono arrivato al terzo rigo e ho capito da dove veniva...
https://www.loccidentale.it/articoli...tro-annunciato
E' un rapporto corposo, pieno di grafici e tabelle, quello sugli "Effetti della legalizzazione della cannabis negli USA: primi dati epidemiologici", diffuso da Giovanni Serpelloni, già direttore del dipartimento per le politiche antidroga del governo italiano. Sono i primi dati, statistici ed epidemiologici, che arrivano dall'America, cioè dagli Stati dove sono passate leggi sulla legalizzazione della cannabis. Il rapporto cita fonti accreditate, governative e non, con un bibliografia molto densa che passa dall'Fbi al CDC (Centers for Disease Control and Prevention), a università, ospedali, centri di ricerca. E sono dati pesanti.
I dati mostrano un aumento generale del consumo di cannabis negli Stato che l'hanno legalizzata rispetto alla media nazionale Usa, un abbassarsi della percezione del rischio indotta dal consumo libero, un incremento dell’uso di alcol collegato a quello degli spinelli, un balzo nei casi di intossicazione acuta per THC (più di quelli per alcol o addirittura per cocaina), e ancora un aumento degli incidenti stradali con alla guida persone “fumate”, giovani che saltano la scuola, che in classe manifestano problemi dal punto di vista disciplinare.
Aumenta l’uso delle “cannabis cards”, per avere erba e fumo in misura maggiore di quella prescritta dal medico, e magari per rivenderli (e torna lo spaccio) ad altre persone. Last but not least, il numero di arresti e di reati contro persone e proprietà soprattutto nella fasce di età più giovanili, anche questo un dato in crescita. Il Colorado, lo stato dove si smercia e si consuma più cannabis degli altri, è anche quello che sta praticamente inondando gli altri, dove la legalizzazione non c’è stata, di sostanze stupefacenti.
Ecco, subordinando tutto questo ai profitti economici che un Paese potrebbe trarre dalla legalizzazione, gli alfieri della cannabis legale, compreso il fronte, che è anche un po' una lobby, attivo nel parlamento italiano, si smarcano da scienza, statistica ed epidemiologia, ripetendo che gli introiti fiscali per lo Stato che legalizza sarebbero una manna dal cielo. Si usa insomma la leva del fisco subordinando a questo presunto effetto positivo questioni certo non secondarie come la tutela della salute pubblica e della sicurezza delle comunità.
Ma a quanto pare il rapporto di Serpelloni dice un'altra cosa: che le belle teorie degli incassi stratosferici per lo Stato tramite accise e balzelli sono state smentite dai fatti. Secondo il Colorado Office of State Planning and Budgeting dopo la legalizzazione della cannabis terapeutica e "ricreativa", l’incidenza in positivo sul monte complessivo delle entrate fiscali del Colorado è stata di circa un +1%. Davvero poco se si pensa alle ricadute sociali che abbiamo appena descritto.
Viene in mente quell'altra teoria, che con la legalizzazione il crimine sarebbe sconfitto, anche questa, fino adesso, non provata dai fatti. La verità è che siamo davanti a una clamorosa smentita dell'ideologia permissivista che vorrebbe importare anche in Italia modelli che altrove, com'era prevedibile, si stanno rivelando fallimentari. Un documento prezioso, quello di Serpelloni, in attesa di commentare la relazione annuale sulle droghe alla attenzione del parlamento
hola enjointesi della malora...il fatto che non sono stati postati piu articoli su questo 3d non è purtroppo perche le stronzate sulla cannabis siano mancate, anzi...:icon_rambo:
secondo questo articolo il referendum sulla cannabis, nel caso passasse. autorizzerebbe la coltivazione non solo della nostra amata, ma anche di oppio, coca, trick&track e bombe a mano...
"Insieme al referendum sull’eutanasia, quello sulla cannabis è uno dei quesiti che si prospettano, dopo la raccolta firme degli ultimi mesi, nell’anno appena iniziato. Parliamo infatti del percorso che potrebbe portare alla depenalizzazione del consumo della marijuana e non solo.
Il quesito referendario che è stato proposto recita infatti così: “Volete voi che sia abrogato (il testo unico sulla droga) limitatamente alle seguenti parti: articolo 73, comma 1, limitatamente all’inciso “coltiva”; articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”; articolo 75, limitatamente alle parole “a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni?”
Tradotto, vuol dire che c’è la volontà depenalizzare la coltivazione di qualsiasi tipo di stupefacente, non soltanto della cannabis e dei suoi derivati. Si aggiungerebbe, infatti, anche l’oppio, la coca e i funghi allucinogeni.
Perché un equivoco da cui sgombrare il campo è che con il sì al referendum verrebbe resa lecita non solo la coltivazione della cannabis, ma anche dell’oppio e della coca e non unicamente per scopi privati, in forma domestica. Infatti nel quesito non c’è alcun riferimento all’ “estensione” ma si parla di “coltivazione” senza specificare altro. Pensiamo alle conseguenze pratiche di ciò, che si possono intuire immediatamente, ovvero a quanti agricoltori farebbero dei freddi calcoli basati sul puro e semplice guadagno e si darebbero alla coltivazione della cannabis oltre che dell’oppio, anziché alla coltivazione di banali ortaggi. Pura retorica invece, è il riferimento, in questo caso, ai pazienti bisognosi di cure palliative: la loro sorte non cambierebbe granché, perché la terapia del dolore, ad esempio a base di morfina, viene già somministrata sotto dei controlli rigidissimi, in dosi proporzionali al livello di sofferenza fisica del paziente.
La seconda parte del quesito referendario, in più, prevede solo la multa, anziché la sospensione della patente, com’era previsto originariamente. E anche questo lascia molto perplessi, se si pensa allo stato sicuramente poco lucido con cui si può mettere alla guida chi fa uso di tali droghe “leggere”. E poco consola anche il fatto, sbandierato da alcuni, che continuerebbero ad essere illegali le sostanze prodotte chimicamente, in quanto la proposta si riferisce unicamente a quelle coltivabili, perché le conseguenze appena citate sono già disastrose di per sé"
e poi per i pazienti che si curano con la cannabis non cambierebbe un granchè...C'è LA MORFINA...:climb2:
https://www.provitaefamiglia.it/blog...droghe-leggere
Provita & Famiglia, gia' il nome doce tutto :icon_rolleyes:
ma che bell'articolo interessante...proprio illuminante! ora siamo arrivati al "falso scientifico" l'ultima scrofa (con la C) è una perla!:icon_study:
:wallbash:
Angelo Vescovi. «Vi spiego perché le droghe "leggere" sono un falso scientifico»
Il neurofarmacologo direttore scientifico di Casa Sollievo della Sofferenza è il presidente del Comitato per il No al possibile referendum sulla cannabis legale. E ha informazioni cliniche decisive
«Dal punto di vista scientifico, liberalizzare il consumo di sostanze psicoattive mi sembra una pura follia. Soprattutto verso le persone più fragili, per età o condizioni sociali o proprie». Angelo Vescovi, direttore scientifico dell’ospedale Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia-Roma), è il presidente del Comitato #nodrogalegale, costituitosi recentemente per sviluppare un’azione di contrasto – informativo e istituzionale – in vista del possibile referendum per liberalizzare consumo e coltivazione delle cosiddette droghe leggere. A 17 anni dall’impegno logorante nella campagna referendaria a favore della legge 40, Vescovi si è convinto a tornare in campo: «Non potevo evitarlo. In molti campi la società non aiuta i giovani, ma credo che questo sia il pinnacolo della falsità».
Nel vostro primo comunicato si legge che la definizione di droghe leggere è scientificamente inappropriata. Perché?
Stiamo parlando di sostanze che sono veri farmaci (i quali, non a caso, in inglese si chiamano drugs): come non esistono farmaci leggeri o pesanti, non esistono droghe leggere o pesanti. Esistono sostanze con effetti farmacologici "mediamente" intensi o meno intensi. Trattandosi di sostanze neuroattive, cioè che agiscono sul sistema nervoso centrale (al punto tale che gli stessi proponenti del referendum suggeriscono di utilizzarle come farmaci per legittime terapie), è paradossale chiederne la liberalizzazione. Sono sostanze (cioè farmaci) che con varie gradazioni di intensità procurano dipendenza, in primis psicologica, ma anche biochimica e neurochimica. Gli effetti potrebbero – e sottolineo potrebbero – essere meno intensi, ma la parola "leggere" è fuorviante: tende a minimizzare effetti che a lungo termine possono essere devastanti. Ci sono chiare modificazioni delle attività cerebrali, che si possono addirittura vedere nelle risonanze magnetiche funzionali di soggetti che di queste droghe "leggere" fanno un uso reiterato intenso e prolungato. Un referendum per liberalizzarne il consumo a me non sembra un approccio sensato, ma una pura follia.
Procurano sempre dipendenza? E perché sono pericolose?
Io sono neurofarmacologo, ho cominciato la tesi sui fenomeni di dipendenza da parte dei neuroni, a partire da farmaci per il Parkinson. Il meccanismo è comune: qualunque sostanza direttamente attiva sul cervello (cioè che ha una azione biochimica diretta sulle cellule nervose) tende a creare la dipendenza, proprio per il modo in cui è stato creato il cervello. La dipendenza è prima a livello recettoriale, dove la sostanza agisce, poi a livello di reti nervose. Queste sostanze vanno a influenzare il "sistema di appagamento" (reward system) per cui fanno provare una sensazione di piacere, legata all’appagamento che tende – per sua natura – a dare assuefazione. La morfina, per esempio, dà ottundimento stimolando il sistema dei recettori degli oppiacei, che sono chiave nel sistema di appagamento. Dopo due o tre assunzioni però, il sistema di recettori – su cui il farmaco agisce – tende a reagire di meno, va in adattamento: quindi il soggetto aumenta sempre più la dose. Fino al punto in cui, se non assume la sostanza, il sistema ne ha bisogno e scatena la crisi: questa è la dipendenza da oppiacei, di tipo recettoriale, fisica. Le sostanze che danno dipendenza partono dal cibo e arrivano alla morfina: in mezzo ci sono tutte le altre, dall’alcol alla nicotina. Sono gradazioni, ma quelle di cui si vorrebbe la liberalizzazione stanno nella parte medio-alta.
Il vostro rifiuto della "cultura dello sballo" è un discorso morale?
No, puramente logico, questa richiesta di liberalizzare le droghe è illogica a livello di scienza, ed è una gigantesca bugia per la società. Soprattutto nei confronti dei giovani, che hanno un sistema psicologico ed emotivo in via di formazione, e delle persone più fragili per mille altri motivi. Fuorviate dalla dicitura "leggere" e dalla liberalizzazione, possono pensare di trovare un aiuto non pericoloso nell’uso e poi nell’abuso: lo trovo un gigantesco inganno. Senza dimenticare che va protetto il carattere delle persone in formazione. Nel referendum vedo una forma di demagogia che mi preoccupa. Ai giovani, cui lasciamo un mondo pieno di problemi e privo di riferimenti, ai quali fatichiamo a dare un futuro (anche economico), cosa proponiamo? Non un referendum per abolire ciò che ostacola il loro sviluppo ma per rendere loro facile l’accesso alla droga: non vi diamo soluzioni, vi diamo l’oppio, l’oblio. Si danneggia un’intera generazione.
Crede che l’informazione sia falsata su questo tema? :icon_lol:
È importante fornire un’informazione onesta e puntuale, per tradurre la scienza in espressioni comprensibili anche alle persone semplici. Certamente esiste un mainstream che – senza essere documentato – parla di droghe leggere, non pericolose, a cui tutti devono avere accesso, per un liberismo totale. E dimentica che queste sostanze danno dipendenza e sono neuroattive. Non è da illuminati promuoverne l’accesso, serve una discussione chiara e seria: noi ci basiamo su una disamina oggettiva dei fatti scientifici e miriamo allo sviluppo di una società sana, in tutti i sensi.
https://www.avvenire.it/vita/pagine/...so-scientifico
l'ennesima propaganda proibizionista basata su concetti e principi ormai vetusti
sicuramente il dott. vescovi ha "amicizie" politiche di destra:patpat:
Oramai non ci credono più neanche loro, i teatrini che mettono in atto sono cose viste e riviste. Sono assolutamente dei pagliacci, viva la legalizzazione.
Fonte avvenire (volutamente con la minuscola)... vabbe quasi quasi visto che ci credono cosi' tanto possono sempre raccogliere 500.000 firme :patpat:
certo che di stronzate sulla cannabis ne ho lette...ma quella che in caso di legalizzazione, un bambino di 8 anni può andare in tabaccheria e acquistare un kg di cannabis le batte tutte!...:yikes:
qui mantovano riesuma vecchi cavalli di battaglia proibizionisti come quella TEORIA del passaggio, che trattasi appunto di TEORIA (come la terra piatta, i rettiliani ecc ecc) smentita piu volte SCIENTIFICAMENTE, o droghe leggere e pesanti sullo stesso piatto ecc...
Spero di trovare una copia del suo ultimo (speriamo) libro, che sicuramente andrà a ruba...pare che le pagine siano triplo velo!
https://www.provitaefamiglia.it/blog...e-non-ha-senso
In tema di droghe pesanti e leggere, nonostante la bocciatura della proposta referendaria avanzata dai Radicali, i pericoli in agguato sono sempre dietro l’angolo, soprattutto perché sembrano non placarsi ma le istanze – e le argomentazioni, pur prive di fondamento – che vorrebbero una loro legalizzazione. Se n’è parlato in particolare lo scorso 6 maggio, al convegno Droga, le ragioni del NO. Scienza, contrasto, prevenzione e recupero, organizzato dal Centro Studi “Rosario Livatino”, con l’intervento, tra gli altri, di Alfredo Mantovano, vicepresidente del Centro “Livatino”, magistrato di Cassazione ed ex sottosegretario agli Interni, che ha tra l’altro presentato proprio il suo ultimo volume, con il medesimo titolo del convegno. Mantovano ci ha dunque illustrato la pluralità di ragioni per cui non ha alcun senso contrastare il traffico di stupefacenti legalizzandoli e del perché non bisogna assolutamente abbassare la guardia.
Spesso si parla delle droghe “leggere” come un aiuto per tenere i giovani lontani da quelle più dannose. Perché in realtà è un ragionamento che non regge?
«Non regge non sulla base di affermazioni di principio ma in base all’esperienza e, in modo particolare, all’esperienza giudiziaria. Intendo dire che è ormai consolidato il fatto per cui le “droghe di passaggio”, come i derivati della cannabis, determinano una fascia importante di assuntori. Parliamo di una percentuale non irrilevante di consumatori, soprattutto i più giovani, che cominciano con lo spinello, per poi passare a sostanze ancor più devastanti. Lo dicono i medici che divulgano questo tipo di accertamenti ma lo dicono anche gli operatori delle comunità di recupero: è un dato acquisito che nella sua oggettività smentisce questo tipo di argomentazione».
A proposito di droghe “leggere” e “pesanti”. Ha senso questa distinzione?
«In realtà no. Al di là degli aspetti prettamente tecnici, basta un solo dato: trent’anni fa la percentuale media di principio attivo (THC) che si trovava in circolazione nei derivati della cannabis era dell’1,5%. Oggi, quella percentuale è salita al 16%, quindi, nella media, è praticamente decuplicata; teniamo presente, però, che, grazie alle manipolazioni genetiche, ci sono derivati della cannabis che arrivano al 60% di principio attivo. Ora sfido chiunque a dire che bere un terzo di litro di birra col 5% di gradazione alcolica è la stessa cosa che bere una grappa col 40%. Se nell’ambito degli alcolici, la differenza è immediatamente percepibile, diverso è il caso della cannabis, i cui effetti sono molti più potenti che in passato, con conseguenze anche molto gravi sulla salute dei consumatori, in particolare degli adolescenti. Chi usa cannabis, rischia effetti anche irreversibili sul suo organismo, così come rischiano molto le donne in stato di gravidanza, anche se l’hanno assunta anni prima. Tutti questi dati dovrebbero stimolare un approccio diverso anche a livello legislativo. Grazie alla Corte Costituzionale, abbiamo evitato il referendum per la depenalizzazione ma, come ben sappiamo, alla Commissione Giustizia della Camera, è in discussione una proposta di legge, che punta agli stessi obiettivi del referendum».
La pandemia ha modificato anche le abitudini dei consumatori di stupefacenti e purtroppo anche quelle della criminalità dedita allo spaccio. . .
«Le organizzazioni criminali sono molto abili nel modulare i loro traffici sulla base delle caratteristiche del mercato. Durante la pandemia, che ha diminuito drasticamente i contatti fisici, è cresciuto il traffico di droghe online. In modo particolare, è cresciuta la vendita online delle piantine di cannabis, che permettono di disporre di questa sostanza all’insegna di una sorta di fai-da-te. Questo tipo di adattamento credo sia la risposta a chi dice che, legalizzando il commercio della cannabis, possano venir meno i proventi e le ingerenze delle organizzazioni criminali in questo tipo di traffici. La realtà dei Paesi dove si è legalizzato dimostra che non è così. Per certi aspetti, ciò è anche un dato logico, nel senso che nessuna legalizzazione è priva di limiti. Anche il più acceso sostenitore della legalizzazione non può consentire che un bambino di otto anni vada dal tabaccaio e si faccia impacchettare un chilo di cannabis con un’elevata percentuale di principio attivo. Qualunque legalizzazione farà comunque sì che siano posti dei limiti di età, quantità e percentuale di principio attivo. Così come, durante la pandemia, le organizzazioni criminali si sono riposizionate e hanno rimodulato il traffico sulla base delle nuove caratteristiche del fenomeno, allo stesso modo, in presenza di una legalizzazione che necessariamente dovrà avere dei limiti, non farebbero altro che posizionarsi un centimetro oltre ciascuno di questi limiti. Quindi, se il limite d’età sarà a 18 anni, ci sarà ancor più offerta, davanti alle scuole e ai luoghi di aggregazione adolescenziale. Stesso discorso per il principio attivo. Mi sembra una constatazione veramente elementare».
Quali, invece, i passaggi più significativi del suo ultimo libro in materia?
«Sia il libro che il convegno sono stati caratterizzati da un approccio multidisciplinare che affronta vari profili, da quello medico-scientifico a quello giuridico. L’attenzione dell’opinione pubblica è inversamente proporzionale alla gravità del fenomeno. C’è molta approssimazione e superficialità da parte di chi affronta queste tematiche, a partire dalla scorretta distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere, purtroppo contenuta anche nella legislazione vigente. Da questo punto di partenza errato derivano tutta una serie di conseguenze preoccupanti che mettono a rischio la salute di milioni di persone. Durante il convegno, il biologo Angelo Vescovi, che ha presieduto il comitato per il No al referendum sulle droghe, ha spiegato perché nei derivati della cannabis non c’è nessun elemento di leggerezza. Lo stesso concetto lo hanno espresso nel libro Luca Navarini, Massimo Gandolfini e Massimo Polledri».
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