Sono completamente nuovo a questo tipo di forum on line, per cui chiedo venia se non seguirò la netetiquette, ma giuro che se redarguito imparo velocemente.

Sono d'accordo con chi dice nella vostra discussione \"la coca non serva ad un mnkia\", che qualcosa è cambiato.
Parto da una esperienza personale per arrivare a una o più domande di carattere sociale.

Ho passato da un pò la 30ina, da alcuni anni non frequentavo gli ambienti giovanili, però prima fino a 26/27 anni sì.

Sapevo che le droghe erano diffuse, ho sempre avuto una grandissima simpatia culturale e politica per chi si fa le canne, non disdegnando mai una sana condivisione e l'amicizia e una specie di anticorpo culturale ad ogni altro genere di sostanza più pesante e poche volte mi erano state proposte.

Ora di colpo, mi pare di avere aperto gli occhi su un mondo completamente diverso
prima senza accorgermi sono stato per alcuni mesi vicino ad una persona più giovane che tirava su (purtroppo il fatto di averle detto straincazzato che se lo avesse fatto, con me aveva chiuso non deve aver facilitato il dialogo)
poi ho iniziato a studiare il fenomeno (la diffusione della coca, in particolare tra i giovani, gli oggetti di uso comune come porta cd, schede telefoniche, il linguaggio) e mi pare di capire
che in giro ce n'è tantina di coca (così tanta che da interviste e interventi è emersa la preoccupazione di gente che fino a qualche anno prima conosceva bene il fenomeno).

Che c'è una contaminazione di generi (almeno rispetto all’immagine che mi ero fatto) rispetto una decina di anni fa, esemplifico brutalmente:

il tossico per vena lo potevi riconoscere perché si portava dietro una panchina del parco, aveva vestiti neri sdrucidi e diceva cose senza senso

il cocainomane era il ritratto perfetto di Lapo ELkan nella campagna della Doblo e tutti i figli di papà di centro destra e rampanti a vario titolo che volevano rassomigliare a quell'immagine (allora c'era ancora il nonno), portavano gli occhiali di sole, ma solo di notte o all’alba e quello che diceva aveva un senso, borsisticamente parlando, ma bisogno mandarlo al rallentatore

e poi c'erano quelli che erano impegnati nel sociale, banchetti per la pace e contro la guerra, spesso caratterizzati dalla presenza delle più belle e dolci ragazze, culturalmente e sempre di sinistra, senza disdegnare qualche influsso cristiano ma sempre riferito all'America Latina, mai al Papa, vestiti mai firmati, e che fumo e che profondità di discorsi e di esperienze e sempre sul punto di aprire una comune o partire per terre lontane

Ultimamente ho conosciuto più persone che in apparenza potevano appartenerere dell’ultima tipologia appena menzionata, ma non era così...e i confini tra gruppi caratterizzati da certi consumi culturali, stili di vita e valori si è polverizzato nel vero senso del termine, e in tutti questi, se la cocaina sta diventando la sostanza primaria, non si disdegna il poliabuso, speed e ketamine incluse.

Aprire una discussione sull’argomento, attraverso testimonianze dirette, mi sarebbe di grande aiuto per capire e studiare il fenomeno:
se è davvero così diffusa la coca?
allora perché se ne parla solo per Kate, Lapo e Paolo?
ci si preoccupa per il divo del cazzo e non per i nostri figli
Se è vero che permette di fare una vita normalissima (l’uso controllato di coca), o questa è solo una percezione di chi vi è dentro, del datore di lavoro e dei nonni ma chi rimane fuori vede gli effetti su amici e partner?
Permette di uscirne dopo qualche anno, tranquillamente?
Stili e rituali di consumo?
Che la coca sia la conquista del mercato capitalista in uno spazio dove si poteva ancora sognare un mondo migliore e di pace (ciò che offre la coca e come lo offre è la sintesi perfetta del capitalesimo, alimentato dal consumismo sorretto dai messaggi dei media: si consuma rapidamante, da le emozioni e sicurezze del vincente, le prestazioni del superlavoratore e del superconsumatore, lo sballo del divo, e non rallenta o distrugge il cliente, ma lo tiene dipendente e attivo per produrre e consumare rapidamente)?

Mi pongo con voi queste domande, perchè ho letto i vostri interventi e vi ritengo persone culturalmente aperte senza pregiudizi, che putroppo, per una cecità legaiola condividiamo i rischi , le esperienze di una terra di confine tra ciò chè è lecito e ciò che sano, tra ciò che è buon senso è ciò che è borghesemente accettato e ipocritamente nascosto e vorrei dedicare una pubblicazione (non so ancora se letteraria o scienifica, da quando ho proposto il tema, qualche mio superiore - sono un semplice assegnista di ricerca, precario dunque- è interessato, qualcuno mi ha suggerito cautela, qualcunaltro mi guarda come un drogato e mi ha invitato ad andare a lavorare nel sociale) a chi in questa terra di confine ha smarrito la via, spinto anche dal senso di colpa forse di non aver capito forse una richiesta di aiuto e cercare di capire e spiegare a me e agli altri della mia generazione che cazzo sta succedendo con la coca.

Concludo ammettendo che ho la triste sensazione che le canne siano diventata roba da vecchi e tutto ciò, mi fa sentire un dinosauro anche se ho meno di 35 anni e mi fa paura l’idea di fare un figlio in un mondo di drogati con la C maiuscola, mi sarebbe piaciuta l’idea di fumare con i miei nipoti, ma cazzo, se mi dicessero: nonno, all’asilo, mi sono fatto la prima striscia, che bello!!! Forse farei una strage

H_Schnier



[ Questo Messaggio è stato Modificato da: h_schnier il 08-06-2006 16:25 ]


[ Questo Messaggio è stato Modificato da: h_schnier il 08-06-2006 16:27 ]