L’assemblea nazionale del cartello “ILLEGALE E’ LA LEGGE” tenutasi il 19 gennaio a Roma al CSOA Forte Prenestino, preso atto che arrivavanoproposte di partecipazione indesiderate, in linea con la storica posizione del Movimento Antiproibizionista, ha ribadito che non sarebbero state accettate adesioni dei radicali né delle associazioni da loro usate come cavallo di Troia, né ovviamente, di associazioni o partiti di destra .
Nessun cartello, frutto di un agire collettivo riflessivo che cerca di tracciare i nessi tra appartenenze e identità multiple, è obbligato ad accettare adesioni in maniera acritica e dissonante con l’agire comune.
I cartelli così ampi sono tenuti assieme da un collante che non è mai e solo l’obiettivo principale, ma il risultato di un agire che con tutte le differenze possibili, non può essere in netto contrasto su tutto il resto.
Come tenere insieme forme di attivismo antiproibizionista, e orientamenti liberisti, comunità di pratiche libertarie e politiche filo atlantiste.
Come è possibile trovare interstizi di incontro tra pratiche di movimento dal basso e offerte di appoggio a candidature a leaders della destra, tanto per citare alcune delle differenze inconciliabili tra chi propone la piattaforma e la legittimazione di esperienze condivise e chi chiede di aderire, senza esplicitare un mutamento di paradigma nelle proprie politiche , senza denunciare criticamente le posizioni assunte nel corso di questi anni dalla propria coalizione al cartello.
Ciò che ci unisce, non è solo l’antiproibizionismo, ma unala visione del mondo critica nei confronti di politiche filoatlantiste favorevoli alla guerra in Kosovo , in Irak e in Afghanistan,al liberismo e alle sueatrocità.
Se cosi non fosse, se questo fosse un movimento qualunquista e privo di coscienzaidentitaria, allora, potremmo accogliere, se arrivasse, anche l’adesione del consigliere Fava della Lega Nord che giorni fa si è espresso in favore della decriminalizzazione del consumo di Cannabis. Ma, anche solo leggendo le adesioni, è facile comprendere che siamo ben altro. .
Da sempre i nostri percorsi, dall’antirazzismo ai diritti degli immigrati, dalla difesa dei beni comuni alle attività nei territori, dalle lotte ecologiste e contro tutte le mafie alla difesa dello stato sociale, dalla sanità pubblica alla pubblica istruzione, si sono scontrati con la visione opposta, liberista e reazionaria della destrache attraverso le privatizzazioni trasforma diritti e servizi in merci acquistabili, lussi solo per chi può, venduti dalle lobby degli amici degli amici.
Ed è sempre stato così, anche negli anni precedenti l’approvazione della Fini/Giovanardi avvenuta nel 2006, l’assemblea nazionale del cartello CONFINIZERO, composta dal Movimento di Massa Antiproibizionista ( MDMA ), da operatori dei servizi pubblici e del terzo settore, da realtà istituzionali non punizioniste, forze politiche e sindacali e altro ancora, lanciava una serie di mobilitazioni nei diversi territori contro l’approvazione del decreto di legge Fini-Mantovano poi divenuto Fini-Giovanardi. L’obiettivo era e rimane quello di reclamare un cambiamento sostanziale in materia di politiche sulle droghe. Procedendo verso la depenalizzazione e il desanzionamento totale delle condotte legate al consumo di sostanze psicotrope, rafforzando il sistema dei servizi impegnati nella riduzione del danno, introducendo elementi di innovazione e ipotesi alternative.
In quel cartello, che non escludeva la partecipazione dei partiti, il partito radicale non c’era e non a caso. Perché ? Perché la rottura di “un insieme” sta in un frammento che assume il valore di una ferita aperta non cicatrizzabile
Quando si cocostruisce un evento comune significa che si aderisce a una visione del mondo.
Cosa c’entra il nostro sentire comune, per quanto possibile dissimile e variegato, con tutte le possibili differenze e le molteplici posizioni al suo interno, con la visione del mondo di personaggi come Marco Pannella, padre storico e simbolo dei radicali italiani,europarlamentare italiano fu il propositore e primo firmatario, il 10 luglio del 1990, di una risoluzione all’Europarlamento per abolire le sanzioni Internazionali al Sudafrica dell’apartheid.che fortunatamente non passò: “ ….- chiede che sia immediatamente avviato da parte della CEE e degli Stati membri un processo di totale cancellazione delle sanzioni, di immediato aiuto allo sviluppo dell’economia …”. Motivò il suo agire come critica pacifista e non violenta alla scelta della lotta armata di Nelson Mandela e dell’ANC “…- considerato che l’ANC, principale forza di opposizione a questo Governo, conferma le sue opzioni politiche e militari violente, fornendo in tal modo un indiretto ma fortissimo aiuto alle forze reazionarie e della conservazione dello status quo…”.
L’Apartheid, un aberrante regime di segregazione razziale istituita dall’etnia bianca nel dopoguerra fu dichiarato crimine internazionale da una convenzione delle Nazioni Unite e inseritonella lista dei crimini contro l'umanità nel 1973. Cadde nel 1993 grazie anche all’embargo internazionale che i radicali volevano cancellare tre anni prima.
Quel Pannella, lo stesso che nel 1991, insieme ad una pattuglia di radicali (Cicciomessere , Dupuis,Lorenzo Strik Lievers e Renato Fiorelli), trascorre il capodannoal fronte di Osijek indossando la divisa della guardia nazionale Croata di Franjo Tuđman, in difesa di quel nazionalismo neofascista cheè stato il re-start della balcanizzazione della ex Yugoslavia.
Le loro posizioni sioniste sul medio oriente sono note, I Radicali hanno sempre aderito al mito di Israele come esempio di democrazia in Medioriente, tanto da volerla proporre nella comunità europea, mentre per i palestinesi nulla, tanto per i radicali sono tutte/i terroristi.
Non ci stupisce quindi se ex radicali siano in seguito approdati alla destra, non sono casi isolati o incidenti di percorso ma la logica conseguenza di quel percorso: Daniele Capezzone, segretario del partito dal 2001 al 2006, e di lì a poco portavoce del Popolo della Libertà e di Forza Italia; o Marco Taradash, eletto al parlamento europeo per i radicali, poi capogruppo di Forza Italia e dal 2013 aderente al Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano; o Benedetto Della Vedova, eletto con la Lista Pannella antiproibizionista e referendaria, poi passato al Popolo delle Liberta e a Futuro e Libertà. E tanti altri (Giorgio Clelio Stracquadanio , Sergio Stanzani, Gaetano Quagliariello, Tiziana Maiolo, Paolo Vigevano, Giuseppe Calderisi, Elio Vito, Francesca Scopelliti ecc.)
Nell'aprile del 1994 i radicali danno vita al Movimento dei Club Pannella del Polo delle liberta, vengono eletti con la destra sei deputati e due senatori.
Alle elezioni politiche del 1996 la formazione della Lista Pannella - Sgarbi, ci riprova ma gli va male e con l’1,8% dei voti ottengono un solo senatore nelle liste del Polo per le Libertà.
Saranno stati pure antiproibizionisti, ma cosa centrano con noi, cosa centriamo noi con i radicali e la loro visione liberista in totale antitesi con il nostro sentire, i nostri sogni, i nostri principi di condivisione orizzontale e la nostra visione della giustizia sociale.
Tra la Thatcher e le vittime della sua aggressione al welfare noi sappiamo da che parte stare, tra l’ideologia della guerra preventiva di Bush ed Emergency non abbiamo dubbi, tra chi scatena la tempesta di “piombo fuso” su Gaza e chi ci ricorda di restare umani, noi facciamo la stessa scelta di Vittorio Arrigoni. Restiamo umani, senza fingerci Ghandiani , e poi basta manipolare in senso revisionistala memoria del grande Mahatma che nulla centra con le indecenti scelte di Giacinto Pannella detto Marco e dei suoi accoliti.
Come potremmo emozionarci nel cantare o ballare gli oltre ottanta bellissimi brani musicali dedicati a Nelson Mandela e alla lotta all’apartheid, facendo percorsi con quella forza politica che ha tentatodi salvare quel regime che l’apartheid praticava? Siamo e saremo sempre con Madiba e mai con Pannella e i suoi discepoli.
Noi siamo una parte di mondo che pratica resilienza,siamo un movimento che reclamaforme di libertà,diritti, dignità e equità sociale. Nonrappresentiamo né vogliamo rappresentare il mondo dei mercati finanziari, non quello dei governi, delle banche, degli eserciti, delle lobby, degli interessi delle multinazionali, dei loro brevetti sulle biodiversità e degli OGM, per questo siamo antiproibizionisti e resistenti.
C’è la segretaria di una associazione radicale antiproibizionista che continua da settimane ad intervenire sulle pagine del nostro evento FB, tentando di impietosire il nostro pubblico lamentando che nonostante abbia inviato la sua adesione è stata ignorata, non comprende le ragioni del nostro dissenso.
Abbiamo ricevuto inoltre una mail di adesione da una associazione di pazienti della quale la presidente onoraria è la segretaria dei Radicali Italiani. Non abbiamo nulla contro questi pazienti, se volessero aderire tutte/i come pazienti di Racale, senza nominare l’associazione, non avremmo nulla in contrario, ma prenderli come associazione significherebbe accettare i radicali e le loro politichee questo non è possibile. Non abbiamo nulla contro questa associazione di pazienti, pensiamo sia giusto si associno in gruppi di auto mutuo aiuto, ma non li abbiamo costretti noi a scegliersi come presidente onorario una presenzaincompatibile con i nostri percorsi comuni.
La memoria è un lungo filo ininterrotto che traccia i percorsi a ritroso, un bene comune, un ingranaggio collettivo che innesca processi di autoriconoscimento e riappropriazione, in una parola, la memoria è progetto di partecipazione e a noi questa pratica non manca.
Alla manifestazione dell’8 potranno partecipare a titolo personale, senza bandiere e simboli, come del resto chiunque altro. Perché questo è un movimento di massa dei consumatori autorganizzato dal basso.
Nell’aprile del 2003, tre anni prima della approvazione della 49/06, eravamo a Vienna quando G. Fini andòalla conferenza mondiale sulle droghe a pubblicizzare la legge che porta il suo nome e che allora, nella prima stesura, si chiamava Fini/Mantovano. Abbiamo accerchiato il palazzo dell’ONU, lo abbiamo fattocon una street internazionale che attraversò la città, dopo giorni di controvertice costruito assieme alle realtà antiproibizioniste mondiali. Anche allora, i radicali italiani non c’erano, come non c’erano alla contestata, accerchiata e poi da noi invasa Conferenza Governativa sulle Droghe a Genova nel 2000.
Alla seguente pagina, tratto da “UPPERGROUND, opere e testi contro il proibizionismo” della Manifesto Libri, c’è la narrazione del Movimento Antiproibizionista Di Massa, dalla conferenza governativa di Genova 2000 alla Conferenza Mondiale sulle droghe ONU di Vienna 2003,
http://www.millionmarijuanamarch.inf...d_png_Page_013.
Assemblea nazionale del 19 gennaio.