Thanks Thanks:  0
Mi piace Mi piace:  0
Non mi piace Non mi piace:  0
Risultati da 1 a 2 di 2

Discussione: Lettera aperta al Ministro Riccardi: è ora di dismettere il DPA

Visualizzazione Elencata

Messaggio precedente Messaggio precedente   Nuovo messaggio Nuovo messaggio
  1. #1
    Data Registrazione
    Apr 2012
    Località
    Valsusa
    Messaggi
    8,195
    Mentioned
    925 Post(s)
    Il testo è lungo, ma è interessante. Lo inserisco in due parti.

    Egregio Ministro Riccardi,
    E' neccessario iniziare a trattare il tema della legalizzazione della cannabis e la rivisitazione delle politiche sulle tossicodipendenze. A questo proposito rinnovo con vigore la richiesta di dimissioni del dott. Giovanni Serpelloni a capo del DPA (acronimo che dovrebbe indicare, più appropriatamente, il dipartimento per la propaganda antidroga, piutosto che le poltiche antidroga), e di dismissione di tale organo istituzionale, in quanto inadeguato ad un dialogo su politiche alternative alla proibizione delle sostanze stupefacenti.

    I documenti pubblicati e firmati dal consiglio dei ministri sulla posizione Italiana nelle politiche per il contrasto della diffusione degli stupefacenti, sono documenti di mera propaganda, totalmente fuorvianti, sempre contraddittori che negano a priori qualsiasi politica che preveda forme alternative alla proibizione delle sostanze stupefacenti illegali per pregiudizio.
    E' "stupefacente" come il consiglio dei ministri abbia approvato simili documenti basati su opinioni personali ed una visione "etica" delle politiche sulle sostanze psicotrope illegali, che porta ad una negazione di risultati scientifici, economici e sociali, negando l' esistenza di studi, ricerche, esperienze storiche, mistificando il fallimento planetario delle politiche di proibizione sulle droghe.

    Ma veniamo ai documenti approvati dal consiglio dei ministri, che portano le firme del dott. Giovanni Serpelloni e dell' onorevole Carlo Giovanardi.
    "Le ragioni del perchè NO alla legalizzazione delle sostanze stupefacenti" è un documento deviato, incoerente, dannoso, che già nel titolo evidenzia la totale chiusura ad un dialogo, quello che invece sarebbe necessario al fine di ridurre la diffusione di sostanze stupefacenti. Viene fatto un elenco di ben 16 punti di argomentazioni contro la legalizzazione di qualsiasi sostanza stupefacente, ma la cosa che più risalta è il notevole sforzo di stigmatizzare il consumo di cannabis e allo stesso tempo negare questa stigmatizzazione, che al contrario viene considerata un valore deterrente nell'utilizzo delle sostanze stupefacenti e rinominata "disapprovazione sociale".

    "Quindi la disapprovazione sociale dell’uso delle droghe e dell’abuso alcolico, esplicitata anche attraverso una chiara legge sanzionatoria,è di fondamentale importanza ed è in grado di condizionare positivamente la maggior parte dei giovani nel loro stile di vita e nel comportamento di assunzione."

    Questo è proprio uno dei punti centrali della politica del duo Giovanardi-Serpelloni. Criminalizzare il consumatore, paragonandolo ad un complice della malavita organizzata, negando qualsiasi responsabilità legislativa (legata al decreto Fini Giovanardi) all' incarcerazione di semplici tossicodipendenti, o alla morte di persone incarcerate per uso di stupefacenti.

    "Soprattutto i giovani, quindi, devono essere resi consapevoli che il denaro che viene messo nelle mani ad uno spacciatore è esclusivamente sotto la responsabilità di chi glielo dà. Non c'è nessuna giustificazione né morale, né sociale, né legislativa che può assolvere o giustificare tale gesto che ricade unicamente nell’ambito della responsabilità individuale."

    "Nessuna persona tossicodipendente è stata arrestata semplicemente per aver usato sostanze stupefacenti, ma sempre e solo in relazione alla violazione delle leggi che puniscono penalmente il traffico, lo spaccio, la coltivazione illegale, ecc. di sostanze stupefacenti, oltre che altre violazioni delle altre leggi non in relazione con le droghe."

    E' giusto menzionare i "successi" del decreto Fini-Giovanardi ricordando le morti in carcere di Bianzino, Aldrovandi, Cucchi, Mercuriali, Schiano, Ales e tutte le altre persone decedute in carcere a seguito di arresti per uso di sostanze stupefacenti o a causa della "disapprovazione sociale" fatta passare con il decreto Fini-Giovanardi.

    L' introduzione al documento "Le ragioni del perchè NO alla legalizzazione delle sostanze stupefacenti" recita:

    "la legislazione (pro legalizzazione o sanzionatoria dell’uso) è solo una (e probabilmente non la più importante) delle componenti in grado di influenzare l’andamento del fenomeno nel suo complesso."

    Se la legislazione non è così importante nell' influenzare l' andamento del consumo delle sostanze stpefacenti, come mai è presente un così forte rifiuto nel discutere una legalizzazione della cannabis? Allora perchè si richiama la necessità di una esplicitazione sanzionatoria nella legge, se la legislazione non è in grado di influenzare la diffusione di stupefacenti e perchè la si ritiene allo stesso tempo "di fondamentale importanza"? O la legislazione influenza i costumi oppure non è influente, di certo non può essere entrambe le cose.

    Le contraddizioni in questo documento si sprecano. Sempre l' introduzione al documento citato continua:

    "Molto più rilevanti infatti risultano le azioni correlate alla legislazione e cioè gli interventi e l’organizzazione generale costruibile e sostenibile che dovrebbero stare attorno a queste due scelte diametralmente opposte (proibizionismo e antiproibizionismo ndr), valutando nel complesso quindi anche il loro costo, la loro sostenibilità reale, la loro accettabilità sociale, l’organizzazione sanitaria e di controllo legale necessarie per mantenere nel tempo tali scelte, la reale efficacia nel medio lungo termine sui consumi e una attenta valutazione su tutto ciò che comporta il sostenere scelte ad alto impatto sociale e sanitario di questo tipo, con un’ ottica che non può essere di breve termine ma necessariamente di lungo termine."

    Il secondo documento che porta la firma del direttore del DPA e di Giovanardi riguarda la "posizione italiana contro l' uso di droghe". Ed ecco cosa realmente si pensa della valutazione delle politiche proibizioniste e antiproibizioniste:

    "Le prove di efficacia (evidence based approach) cosi come le analisi economiche di costo beneficio e costo efficacia, non possono da sole bastare a giustificare la scelte strategico-politiche di programmazione sanitaria per la prevenzione, cura e riabilitazione delle malattie quali la dipendenza da sostanze. Queste scelte devono essere basate, oltre che sulle evidenze scientifiche, anche su criteri di tipo etico e cioè sulla necessità di assicurare il totale rispetto dei principi di solidarietà sociale, di legalità, di conservazione del diritto umano di avere cure adeguate a raggiungere e mantenere il massimo grado possibile di una vita dignitosa, socialmente integrata e libera da sofferenze."

    Ecco che entra in gioco una visione soggettiva etica di ciò che è giusto operare a prescindere dall' oggettività dei dati. Infatti:

    "Nessuna opzione che preveda la possibilità (regolamentata o no) di un aumento della disponibilità di sostanze stupefacente (e quindi in grado di far aumentare il numero dei consumatori e delle persone con evoluzione verso forme di addiction) può essere eticamente e socialmente accettabile, anche in presenza di evidenze scientifiche che comprovino la diminuzione dei costi sociali e sanitari. Pertanto, i costi/investimenti per la prevenzione e il contrasto devono essere considerati costi indifferibili e in nessun modo sacrificabili."

    La preoccupazione del DPA, non è verificare che una legalizzazione o una proibizione delle sostanze stupefacenti possa ridurne la diffusione; la preoccupazione del DPA è contrastare la diffusione di sostanze stupefacenti creando una macchina divora risorse, condizionata da una visione "etica" personalistica della "guerra alla droga" che, incurante delle evidenze scientifiche e sociali, tollera costi, economici ed umani (le vittime del proibizionismo), che potrebbero essere ridotti o eliminati. Di più: implicitamente rifiuta proprio la proibizione delle sostanze stupefacenti, che è proprio l' opzione che in questi anni ha previsto un aumento della disponibilità di sostanze stupefacenti a fronte di un aumento di costi sociali e sanitari.
    Basterebbero già questi presupposti per licenziare in tronco il direttore del DPA, ma effettivamente, le giustificazioni di una "politica Italiana contro la droga" sono troppo enormi, per essere ignorate e non portate ad argomentare la richiesta di dimissioni. Non è accettabile che le affermazioni presenti in un documento ufficiale del governo italiano, che rappresentano la nazione a livello internazionale, possano scartare, a causa di una "visione etica personalistica", tutto quello che è contrario a questa posizione.

    Aduc Droghe - Lettera aperta al Ministro Riccardi
    Ultima modifica di Yomi; 07-09-12 alle 11:26
    Hidden Content

    "Rammentiamoci sempre che ogni qualvolta lasciamo scritto qualcosa,si lascia solo delle parole messe li,ognuno poi le interpreta come vuole,non é la stessa conversazione fatta faccia a faccia .." cit. Dantep

Chi Ha Letto Questa Discussione: 0

Attualmente non ci sono utenti da elencare.

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  

Questo sito utilizza cookies di analytics su dati esclusivamente aggregati e cookies di terze parti per migliorare l'esperienza dell'utente tramite plugin sociali e video.
Cliccando su oppure continuando la navigazione sul sito accetti i cookies. Per l'informativa completa clicca qui.