\"Ho fatto un'esposizione sommaria della legge finanziaria e ho trovato un'ottima accoglienza sia
da Prodi sia dal commissario Pedro Solbes\" (10-10-2001) . Così Berlusconi al termine di un
incontro ufficiale a Bruxelles con il presidente Romano Prodi e gli altri membri della
Commissione europea. Senonché Prodi cade dalle nuvole: \"Non ne abbiamo neanche parlato\".
Anche Solbes lo smentisce: \"Non ho espresso alcun giudizio sulla finanziaria italiana, la valuterò
insieme al patto di stabilità \". Berlusconi è costretto alla retromarcia: \"Io ho illustrato l'azione del
mio governo, Prodi e Solbes mi hanno ascoltato in silenzio\". Poi, in conferenza stampa, se la
prende con il \"club della menzogna della sinistra\" che gli attribuirebbe frasi mai dette.
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\"La tv pubblica è interamente nelle mani della sinistra, e anche la tv privata si sbilancia a
sinistra\" (30-1-2002, a Le Figaro). Appena tornato al governo, Berlusconi, che già detiene il
monopolio assoluto della televisione commerciale (Canale 5, Italia 1, Rete 4), nomina suoi
uomini al vertice delle tre reti pubbliche Rai (presidente Antonio Baldassarre, direttore generale
Agostino Saccà ). Costoro allontanano dal video i due giornalisti più famosi della Rai, sgraditi al
premier - Enzo Biagi e Michele Santoro - nonché il comico Daniele Luttazzi, anche lui inviso al
Cavaliere. Poi, quando il primo consiglio di amministrazione si dimette agli inizi del 2003,
Berlusconi riunisce gli alleati in casa propria per decidere i nuovi consiglieri, facendo infuriare
addirittura i presidenti delle due Camere, che rifiutano di ratificare le nomine. Alla fine, viene
creato un nuovo Cda Rai formato da 4 esponenti del centro-destra e uno solo del centro-sinistra.
Anche il direttore generale, amico di Berlusconi e del fratello Paolo, è di stretta obbedienza
governativa.
\"Comprare Alessandro Nesta (difensore della Lazio e della Nazionale, ndr) per il Milan? Sono
cose che non hanno più nulla di economico, di morale. Nel calcio abbiamo sbagliato tutti, ora
basta\" (23-8-2002). L'indomani il Milan di Berlusconi annuncia l'acquisto di Nesta, avvenuto da
almeno una settimana.
\"Non capisco tutta questa fretta per la legge Cirami sul legittimo sospetto (che gli consente di
spostare i suoi processi da Milano a Brescia, ndr)\" (31-7-2002 ). \"La legge sul legittimo sospetto
è una priorità per il governo\" (30-8-2002).
\"E se in Irak non ci fossero più armi di distruzione di massa? Come parere personale, non credo
che ci siano più quegli ordigni\" (16-10-2001, al termine di un lungo incontro con Vladimir
Putin). \"Sono e resto con Blair, l'alleato più vicino a Bush. Non ho mai detto che Saddam non ha
armi di distruzione di massa. Dico solo che potrebbe avere avuto il tempo di distruggerle o di
metterle da qualche altra parte\" (17-10-2002, dopo le incredule proteste di Londra e
Washington).
\"Mediaset non farà alcun ricorso al condono fiscale\" (30-12-2002). Berlusconi smentisce le
rivelazioni del quotidiano La Repubblica, il quale calcola che il condono fiscale contenuto nella
legge finanziaria Berlusconi consentirà al gruppo Mediaset di chiudere la lite col fisco per il
possesso di società off-shore risparmiando multe per 100 milioni di euro, pari a 200 miliardi di
lire. Cinque mesi dopo, il settimanale l'Espresso scoprirà che Mediaset ha regolarmente fatto
ricorso al condono, risparmiando così circa 120 milioni di euro di imposte.
\"Ho assoluta fiducia nella Cassazione, fiducia che non né mai mancata. Altra cosa sono certi pm
che vogliono un ruolo particolare e imbastiscono processi che finiscono nel nulla\" (26 gennaio
2003).L'indomani la Cassazione gli dà torto e non sposta i suoi processi da Milano. Lui, il
premier, tuona subito contro i \"giudici golpisti\".
BERLUSCONI IMPUTATO
\"Giuro sui miei cinque figli che non so nulla di quanto mi viene contestato (le tangenti alla
Guardia di Finanza, ndr). Sono vittima di una grande ingiustizia. Mi dicono che questo avviso è
la risposta a quanto stiamo facendo\" (23-11-94). \"E' come se mi avessero mandato un avviso di
garanzia accusandomi di non chiamarmi Silvio Berlusconi. Siccome sono certo di chiamarmi
Silvio Berlusconi, non credo che nessun tribunale giusto al mondo possa condannarmi perché mi
chiamo Silvio Berlusconi. Può esserci una condanna, ma allora non sarà un atto di giustizia, ma
sovversione \" (1-12-94). \"Io corruttore? Sarebbe come incolpare suor Teresa di Calcutta, dopo
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una vita di sacrifici, se una bambina dell'istituto allungasse una mano per pigliare un quarto di
mela dal fruttivendolo, non per sé, ma per darlo ad un altro \" (27-10-95). \"Nessuno si è reso
responsabile di corruzione, il capo del gruppo non era minimamente a conoscenza di quanto gli
viene addebitato. Il vero scandalo sta semmai nel fatto che la mia impresa, come quasi tutte le
imprese italiane, sia stata sottoposta a pressioni concussive da parte di un corpo armato dello
Stato... Siamo stati costretti a pagare da un'associazione a delinquere come la Guardia di
Finanza, da elementi deviati di un corpo armato dello Stato\" (16-1-96). Con buona pace
dell'incolpevole prole, due dirigenti Fininvest verranno definitivamente condannati per corruzione
della Guardia di Finanza, un consulente legale definitivamente per favoreggiamento, i due
segretari per falsa testimonianza in primo e secondo grado, mentre Berlusconi verrà condannato
dal Tribunale per corruzione, dichiarato prescritto (cioè responsabile, ma non più punibile) dalla
Corte d'appello, infine assolto dalla Cassazione. Ma solo per \"insufficienza probatoria\".
\"Publitalia non ha mai emesso fatture false, e funziona come un orologio\" (31-5-95) .Ma i
massimi dirigenti di Publitalia, dal presidente fondatore Marcello Dell'Utri in giù, hanno
patteggiato condanne per decine di miliardi di false fatture e frodi fiscali.
\"Sono pronto a lasciare la guida del Polo, la Camera e la vita politica se verrà dimostrato un
rapporto mio o della Fininvest o di una società del gruppo col signor Bettino Craxi, diverso da
quello della pura amicizia!\" (29-11-95). Craxi è colui che nel 1984 impose con il suo governo al
Parlamento ben due decreti ad personam, i \"decreti Berlusconi\", per salvare le televisioni
dell'amico finite sotto inchiesta (e minacciate di sequestro dai magistrati) perché trasmettevano
illegalmente su tutto il territorio nazionale. La Corte di Cassazione, confermando la prescrizione
del reato di finanziamento illecito nel processo sulla società berlusconiana off-shore \"All
Iberian\", ha ritenuto dimostrato che Berlusconi versò illegalmente a Craxi, tra il 1990 e il 1992,
ben 21 miliardi estero su estero. Ma Berlusconi non ha lasciato la vita politica.
\"Non ho mai fatto alcun attacco alla magistratura\" (10-10-95). \"Se c'è una cosa che mi viene
addebitata e che non risponde al vero è da parte mia un giudizio negativo nei confronti dei
magistrati\" (25-11-95). \"Io sono un grande estimatore della magistratura e l'ho dimostrato nella
mia attività di governo, durante la quale sono sempre stato vicino ai problemi dei giudici\" (7-12-
95). \"Mi consenta ancora una volta di esprimere ammirazione verso la magistratura e i giudici\"
(23-1-96). Una costante dell'azione politica è l'attacco sistematico, scientifico, incessante alla
magistratura di ogni ordine e grado: dai pm di Milano (ma anche di Palermo, Napoli, Torino: tutti
quelli che si sono occupati di lui o di sue aziende) ai giudici per le indagini preliminari, da quelli
di tribunale a quelli di appello, su su fino alle sezioni unite della Corte di Cassazione, massima
istanza giurisdizionale del Paese.
\"Le inchieste sul mio gruppo sono iniziate soltanto dopo il mio impegno in politica. Prima non
avevo mai subito nulla del genere\" (17-6-2003). Ma è vero il contrario: prima nascono le
inchieste sulla Fininvest di Berlusconi, poi (e forse proprio per questo) Berlusconi \"scende in
campo\" politico. La prima indagine (poi archiviata) sul Berlusconi imprenditore, per traffico di
droga, fu aperta a Milano nel lontano 1983. Nel 1989 poi, sempre a Milano, Marcello Dell'Utri
finì per la prima volta sotto inchiesta per mafia (prosciolto). La tesi della persecuzione politica
per via giudiziaria, già esposta dal premier in una denuncia a Brescia, è stata così smontata dal
gip Carlo Bianchetti nell'archiviazione del 15 maggio 2001: \"Risulta dall'esame degli atti che,
contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante, le iniziative giudiziarie…
avevano preceduto e non seguito la decisione di \"scendere in campo\"… [Il pool di Mani pulite ha
compiuto, tra] il 27 febbraio '92 e il 20 luglio '93, ben 25 accessi presso Fininvest e Publitalia\".
Lo stesso Berlusconi, al momento di entrare in politica verso la fine del 1993, aveva confidato ai
famosi giornalisti Enzo Biagi e Indro Montanelli (che l'hanno poi raccontato): \"Se non entro in
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politica, fallisco e mi arrestano\".
\"E questo potere arbitrario e di casta è stato illiberalmente esercitato nel 1994 contro un
governo sgradito alla magistratura giacobina di sinistra, governo messo platealmente sotto
accusa attraverso il suo leader in un procedimento iniziato a Napoli mentre presiedeva una
Convenzione delle Nazioni Unite e sfociato poi, per assoluta mancanza di fondatezza, in una
clamorosa assoluzione molti anni dopo\" (29-1-2003). Berlusconi si ostina a ripetere che, nel
1994, il suo governo fu rovesciato dall'invio di un \"avviso di garanzia\" per le mazzette Fininvest
alla Guardia di Finanza, a Napoli, mentre lui presiedeva un convegno sulla criminalitÃ
organizzata. Si trattava in realtà di un \"invito a comparire\" (una convocazione per un
interrogatorio), dovuto per legge, che non fu affatto notificato a Napoli, ma a Roma. E fu
preannunciato al telefono all'interessato la sera prima (21 novembre '94) dai carabinieri. Fu
dunque Berlusconi, pur sapendo di essere sospettato di corruzione, a decidere ugualmente di
presiedere il convegno anche l'indomani (giorno 22), esponendo il buon nome dell'Italia al
ludibrio internazionale. Ai magistrati milanesi, secondo un'informativa dei carabinieri, risultava
che lui, la sera stessa del 21, sarebbe rientrato a Roma abbandonando il convegno napoletano
inaugurato la mattina. Perciò inviarono i militari per la consegna a Roma, non a Napoli. Quanto
alle ragioni della caduta del governo, quell'atto non ebbe alcuna conseguenza. L'hanno stabilito i
magistrati di Brescia, ai quali Berlusconi aveva presentato un esposto contro i magistrati milanesi
per \"attentato agli organi costituzionali\" (cioè al suo primo governo). Nell'ordinanza del giudice
Carlo Bianchetti che il 15 maggio 2001 archivia l'inchiesta e assolve il pool di Milano, si legge:
\"Alla causazione del cosiddetto \"ribaltone\" è stata sostanzialmente estranea la vicenda dell'invito
a presentarsi, dal momento che, secondo la testimonianza dell'allora ministro Maroni, la decisione
della Lega Nord di \"sfiduciare\" il governo Berlusconi (decisione che era stata determinante nella
caduta dell'Esecutivo) era stata formalizzata il 6 novembre 1994, e perciò due settimane prima;
trovava comunque le sue radici in un insanabile contrasto tra la Lega Nord e gli altri partiti del
Polo delle Libertà risalente a fine agosto '94, allorché l'on. Bossi era venuto a sapere
dell'intenzione del capo del governo di \"andare alle elezioni anticipate in autunno\".
\"Nel processo Sme non ci sono né indizi né prove contro di me, c'è solo il teorema della signora
Stefania Ariosto, una mitomane che ha fatto dei pettegolezzi. Per la Sme mi aspetterei non un
processo, ma una medaglia d'oro al valore civile per avere salvato l'Italia da una svendita di un
bene pubblico per 500 miliardi quando ne valeva 2500\". La teste Stefania Ariosto non parla
dell'affare Sme: si limita a raccontare ciò che ha visto e sentito a proposito di Previti e della
corruzione di alcuni giudici romani. In realtà , nel processo Sme, gli imputati sono sotto accusa
per alcuni bonifici bancari. Il primo riguarda l'industriale Pietro Barilla (deceduto nel '93): il 2
maggio e il 26 luglio 1988 da un conto estero di Barilla partono due accrediti (1 miliardo e 800
milioni di lire) destinati all'avvocato Attilio Pacifico, braccio destro dell'avvocato berlusconiano
Cesare Previti. Pacifico versa, secondo l'accusa, 200 milioni in contanti al giudice Filippo Verde,
e tramite bonifico 850 a milioni a Previti e 100 al giudice Renato Squillante. Il secondo bonifico
chiama invece direttamente in causa la Fininvest. Il 6 marzo 1991, dal conto svizzero \"Ferrido\",
aperto dal capo della tesoreria Fininvest Giuseppino Scabini, vengono accreditati 434.404 dollari
sul conto \"Mercier\" di Previti, da dove, un'ora dopo, vengono girati sul conto \"Rowena\" del
giudice Squillante. Secondo l'accusa, il conto Ferrido (della galassia All Iberian) era alimentato
con fondi personali e familiari di Berlusconi. Di qui l'accusa, per tutti, di corruzione giudiziaria.
Per la Sme (la finanziaria alimentare dell'Iri), Berlusconi non sventò alcuna svendita: la quota
dell'azienda in vendita da parte dell'Iri era stata valutata 500 miliardi da due esperti dell'universitÃ
milanese Bocconi, e dunque Carlo De Benedetti, unico offerente nel 1985, aveva offerto quella
cifra. Poi Berlusconi, su ordine di Craxi, si intromise nell'affare, rilanciando per un 10% appena:
il minimo indispensabile per entrare in partita. Dunque offrì 550 miliardi, poco più di De
Benedetti, poco meno di un quinto rispetto al valore che oggi egli pretende di attribuire alla Sme
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del 1985.
\"La magistratura politicizzata, nel 1992-'93, ha cancellato cinque partiti dalla vita pubblica,
risparmiando i comunisti per portarli al potere\" . A parte il fatto che, a Milano, il pool Mani
Pulite arrestò e inquisì quasi l'intero vertice del Pci-Pds, esattamente come quelli dei partiti
moderati, va detto che le prime elezioni dopo Tangentopoli non le vinsero le sinistre. Le vinse
Berlusconi, occupando lo spazio lasciato libero dal pentapartito che si era sciolto per mancanza di
voti dopo lo scandalo. Il 24 gennaio 1994, al momento della sua discesa in campo, il Cavaliere
elogiò il pool di Milano per avere scoperchiato lo scandalo di Tangentopoli: \"La vecchia classe
politica è stata travolta dai fatti e superata dai tempi [...]. L'autoaffondamento dei vecchi
governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e del finanziamento illegale dei partiti, lascia
il paese impreparato e incerto...\". E il 6 febbraio rincarò la dose: \"Basta con i ladri di Stato, noi
siamo per una politica nuova, diversa, pulita. Siamo l'Italia che lavora contro l'Italia che ruba\".
Subito dopo tentò di avere nel suo governo i due simboli del pool di Mani Pulite: Antonio Di
Pietro al ministero dell'Interno e Piercamillo Davigo alla Giustizia. I due, però, rifiutarono. Ma
evidentemente, all'epoca, Berlusconi non li considerava \"toghe rosse\".
\"I magistrati milanesi abusavano della carcerazione preventiva per estorcere confessioni agli
indagati\" (30-9-2002). Anche questo cavallo di battaglia della polemica berlusconiana antigiudici
è smentita dai fatti e, soprattutto, dalla relazione consegnata al governo dai quattro
ispettori ministeriali inviati contro il pool di Milano nell'ottobre 1994 dal guardasigilli Alfredo
Biondi (Forza Italia, primo governo Berlusconi). Relazione resa nota il 15 maggio '95: \"Nessun
rilievo può essere mosso ai magistrati milanesi, i quali non paiono aver esorbitato dai limiti
imposti dalla legge nell'esercizio dei loro poteri [...]. Non si è riscontrata un'apprezzabile e
significativa casistica di annullamenti delle decisioni che hanno dato luogo a quelle detenzioni
[...]. I provvedimenti custodiali sono stati spesso suffragati [...] dall'ulteriore e decisiva prova
della confessione dell'indagato. Né è risultato che tali confessioni siano state in seguito ritrattate
perché rese sotto la minaccia dell'ulteriore protrarsi della detenzione [...]. Non è possibile
ascrivere quelle confessioni alle \"condizioni fisiche e psicologiche disumane\" nelle quali si
sarebbero venuti a trovare molti indagati, alcuni dei quali suicidatisi, condizioni cui fa riferimento
l'on. Sgarbi: non è stata mai segnalata l'applicazione di regimi detentivi differenziati e inaspriti
rispetto alla generalità dei casi\".
\"I magistrati del pool di Milano avevano come obbiettivo quello di favorire la presa di potere da
parte delle sinistre\" (9-5-2003). A parte le considerazioni già esposte, è interessante leggere la
risposta data il 23 ottobre 1996 dal ministro dell'Interno britannico Simon Brown al Parlamento
britannico, per spiegare il diniego opposto al ricorso degli avvocati di Berlusconi, i quali
parlavano di inchieste e reati \"politici\" per opporsi alla consegna dei documenti sui conti esteri
della galassia All Iberian: \"Se ben capisco l'argomentazione dei richiedenti [la Fininvest], essi
sostengono che l'azione giudiziaria in corso in Italia per donazioni illecite di 10 miliardi al signor
Craxi è politica, e che le accuse di falso contabile [...] sarebbero reato connesso. Le donazioni
politiche illegali sono un reato politico? Non sono d'accordo. A me sembra piuttosto un reato
contro la legge ordinaria promulgata per garantire un corretto ordinamento del processo
democratico in Italia - reato in nulla diverso, diciamo, dal votare due volte alle elezioni [...]. Il
reato in questione è stato commesso per influenzare la politica del governo: non si pagano
clandestinamente grosse somme di denaro a un partito politico senza uno scopo [...]. Non accetto
in nessun modo che il desiderio della magistratura italiana di smascherare e punire la corruzione
nella vita pubblica e politica, e il conflitto che ciò ha creato tra i giudici e i politici in quel paese,
operi in modo tale da trasformare i reati in questione in reati politici. È un uso scorretto del
linguaggio definire la campagna dei magistrati come improntata a \"fini politici\", o le loro azioni
nei confronti del signor Berlusconi come persecuzione politica. Al contrario, tutto ciò che ho letto
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su questo caso suggerisce che la magistratura stia dimostrando una giusta indipendenza politica
dall'esecutivo ed equanimità nel trattare in modo eguale i politici di tutti i partiti [...]. [Il reato]
non è intrinsecamente politico, né lo diviene nel caso che l'autore del reato speri di cambiare la
politica del governo comprando influenza politica, e neanche se il potere giudiziario, perseguendo
lui, spera di ripulire la politica. Nessuno degli argomenti dei richiedenti riesce a persuadermi in
nulla che i reati in questione siano politici. Non riesco proprio a vedere i pagatori corrotti della
politica come i \"Garibaldi di oggi\", o cercatori di libertà , o \"prigionieri politici\".
\"I magistrati milanesi abusavano della carcerazione preventiva per estorcere confessioni agli
indagati\" (30-9-2002). Anche questo cavallo di battaglia della polemica berlusconiana antigiudici
è smentita dai fatti e, soprattutto, dalla relazione consegnata al governo dai quattro
ispettori ministeriali inviati contro il pool di Milano nell'ottobre 1994 dal guardasigilli Alfredo
Biondi (Forza Italia, primo governo Berlusconi). Relazione resa nota il 15 maggio '95: \"Nessun
rilievo può essere mosso ai magistrati milanesi, i quali non paiono aver esorbitato dai limiti
imposti dalla legge nell'esercizio dei loro poteri [...]. Non si è riscontrata un'apprezzabile e
significativa casistica di annullamenti delle decisioni che hanno dato luogo a quelle detenzioni
[...]. I provvedimenti custodiali sono stati spesso suffragati [...] dall'ulteriore e decisiva prova
della confessione dell'indagato. Né è risultato che tali confessioni siano state in seguito ritrattate
perché rese sotto la minaccia dell'ulteriore protrarsi della detenzione [...]. Non è possibile
ascrivere quelle confessioni alle \"condizioni fisiche e psicologiche disumane\" nelle quali si
sarebbero venuti a trovare molti indagati, alcuni dei quali suicidatisi, condizioni cui fa riferimento
l'on. Sgarbi: non è stata mai segnalata l'applicazione di regimi detentivi differenziati e inaspriti
rispetto alla generalità dei casi\".
BERLUSCONI E IL CONFLITTO D'INTERESSI
\"Dire che nell'attività di governo e politica ci sia stato qualche volta un interesse personale, non
solo del signor Berlusconi, ma anche di altri membri di Forza Italia, è una vergogna\" (14-12-95).
\"La vecchia classe politica che facendo politica prendeva soldi. Io posso dire che per fare
politica ne ho spesi parecchi\" (15-12-95). Il primo governo Berlusconi passerà alla storia per due
provvedimenti: il decreto Biondi, che vietava le custodia in carcere per corruzione alla vigilia
dell'arresto di Paolo Berlusconi per corruzione; e la legge Tremonti, che ha fruttato alla Mediaset
dello stesso Berlusconi (Silvio) sgravi fiscali per 243 miliardi.
\"Ho dato incarico ai miei manager di avviare le dismissioni delle mie proprietà \" (23-3-94). \"Ho
sempre riconosciuto che c'era un'anomalia da sanare... Sono il primo a proporre una soluzione
di separazione drastica tra l'esercizio dei doveri di governo e l'esercizio dei diritti proprietari\"
(2-8-94). \"Le mie aziende o le congelo o le vendo. Voglio assolutamente dividere i miei interessi
privati che ho come azionista Fininvest dalla mia attività pubblica che svolgerò nell'interesse di
tutti. Credo che quella del blind trust americano sia la soluzione ideale\" (11-4-94). \"Oggi vi
annuncio che ho deciso di vendere le mie aziende, perché credo che qualcuno, quando si prende
un impegno e dentro questo impegno ci sono certe condizioni che sono ostative allo svolgimento
globale dell'impegno, deve avere anche il coraggio di sacrificarsi... Non sarà facile trovare un
compratore, ma andremo in Borsa con la televisione e terrò una quota assolutamente non di
maggioranza\" (23-11-94). \"Da novembre ho dato mandato irrevocabile alla Fininvest di vendere
le tv\" (18-3-95). \"Venderò le tv ad imprenditori internazionali\" (Il Giornale, 1-4-95). \"Il conflitto
d'interessi sarà risolto nei primi cento giorni del mio governo\" (5-5-2001). Nove anni dopo il suo
primo governo e due anni dopo l'avvio del secondo, Berlusconi non ha risolto il conflitto
d'interessi né tantomeno ha ceduto alcuna delle sue aziende. Anzi, il 21 dicembre 2001,
comunica agli italiani che \"il conflitto d'interessi esiste solo nel senso che le mie aziende ci hanno
rimesso da quando sono entrato in politica al servizio del Paese\". E il 7 maggio 2003, ancora più
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esplicito: \"Il conflitto d'interessi è una scusa. Tutti vedono bene che non c'è nessun conflitto
d'interessi. Anzi, io non posso fare che cose sfavorevoli al mio gruppo. Non c'è stata una sola
decisione assunta da questa maggioranza e da questo governo che abbia portato cose a mio
favore. Da quando sono sceso in politica, il mio gruppo ha subìto soltanto danni enormi\".
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Viralvideo vi invita a contribuire alla diffusione di questo documento sulla
base della convinzione che la libertà di sapere sia la prima condizione della
libertà di giudizio.
Non disperate di potervi opporre a questi abusi, nessun capitale o governo
può tacitare la verità senza la vostra collaborazione, dovete solo decidere di
rifutare l’indifferenza e la rassegnazione.
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