Parlatene. Continuate a parlarne. Entro gli stretti limiti legali concessi, ma comunque esistenti grazie alla nostra Costituzione.
Li costringete a conoscerla, a confrontarsi con lei. Con la cannabis. Sono costretti dall’evidenza delle prove a riconsegnarle il suo nome, la sua dignità , la sua qualifica di pianta medicinale, che porta da 3.000 anni.
Era il demonio, la rovina, la follia. E’ soltanto una pianta medicinale. E la riconosceranno nella sua autentica natura. E per decidere si deve conoscere.
Grazie mariuana.it, grazie enjoint, utenti, moderatori, Dolce Vita, Soft Secret, antiproibizionisti.it, il suo servizio legale, grazie Gessa, grazie Veronesi, grazie a tantissimi. In modo diverso, comunque contrari ad ogni proibizione. Perché la proibizione è basata sulla menzogna.
Il governo delle cose invece si basa sui dati dell’esperienza e della ricerca. Sulla conoscenza.
Grazie. Grazie alla marce, alle fiere, ai canti, agli errori, alle strumentalizzazioni, alla buona ed alla cattiva fede. Grazie. Ai medici degli ospedali dove la cannabis scaccia il dolore. Ai ragazzi che imparano a comprenderla e la usano con rispetto per divertirsi. Agli artisti che ascoltano meglio i loro sensi.
Se ne continua a parlare. Se ne parla quasi ogni giorno. Alcuni non vorrebbero. Ora devono informarsi, confrontarsi, ammettere ignoranza.
Grazie al dottor Arnao, che per primo in Italia parlò di cannabis in termini scientifici, fissando i termini dell’uso e dell’abuso.
La legge non cambia. La cultura delle persone sì.
Se ne parla. Si citano numeri. Dati. La verità scientifica, dopo aver sfatato le bugie sul cosmo, elimina altre menzogne.
E toglie il nome droga alla cannabis. E dà fiducia agli uomini.

Io lo so’ che i volantini della THC produzioni sono capitati nelle giuste mani. Ottimo lavoro. Grazie. Sarà un caso, magari il ministro non vorrebbe parlarne, ma deve.
La legge non cambia, ma le persone sì.
Domandano, chiedono, dubitano. Conoscono.
Ed un giorno la vedranno legale.
Perché noi ne parliamo. E siamo in tanti. A tutti noi, molte persone, un giorno, diranno: grazie.