27 febbraio 2012
ERGASTOLO FINANZIARIO
(Maurizio Gazzoni)

Non sono riuscito a leggere come avrei voluto, tutti i commenti conseguenti alla pubblicazione della mia lettera sul blog di Beppe Grillo poi ripresa da altre testate, ma mi permetto di precisare alcune cose per completezza d'informazione. So di non essere stato uno stinco di santo, almeno secondo le convenzioni sociali e la morale comune, non voglio passare da vittima sacrificale e non credo vi sia una volontà vessatoria da parte del sistema, nei miei confronti, cosi come non v'è acredine in senso opposto. Ho approfittato del fatto in se per sollevare alcune questioni di maggior respiro e la risposta che la rete ha dato, in termini numerici e di immediata reattività ha stupito anche me. Se cosi tante persone si prendono la briga di leggere e di rispondere, credo che il tema abbia una rilevanza sociale, altrimenti sarebbe passato inosservato in quell'oceano mediatico ove circolano miliardi di notizie che diventano vecchie poche ore dopo essere state pubblicate. Credo sia innegabile che, seppur con diverse motivazioni e magari con fini se si vuole dettati dalla speranza piu che dalla convenienza, l'argomento è di interesse generale. Non credo nella malafede nemmeno di coloro che difendono (in qualche post) Equitalia come istituzione, vuoi per estrazione sociale, educativa, o di rettitudine granitica e che faticano a trovare un senso del loro passato cammino di perfetti cittadini ligi ad ogni dovere e quindi e per questo, mai incappati in disastri simili (a volte, forse per fortuna loro). Certo diventa difficile (cito De Andrè) “passare da una ginnastica dell'obbedienza . . . . ...fino a diventare cosi coglioni da non riuscire piu a capire che non ci sono poteri buoni” Credo più nell'autorevolezza che nell'autorità e credo che operazioni di una certa portata e di un certo impatto sociale dovrebbero essere, se non proprio accettate, quanto meno comprese da coloro che le subiscono, se non si rispetta che ci comanda, si digeriscono male anche le cose che ci vengono imposte nel suo nome. Il guaio è che diventa già difficile capire chi è l'interlocutore quando si viene risucchiati dalla spirale della burocrazia, diventa complicato e costoso muoversi. La mia condizione di “redento” e di “reinserito” sarà certamente danneggiata dall'esposizione che il mio nome, facilmente riconducibile alla mia faccia, ha avuto da questa vicenda. La convenienza suggerisce sempre, in certi casi, di restare schisci e cercare qualche via per cavarsela e tirare avanti, cosa che credo avrei potuto fare. Forse potrà apparire singolare agli occhi di coloro che non hanno mai sbagliato (o che non sono mai stati colti in fallo) che personaggi con macchie e paure si arroghino la presunzione di poter controbattere a quanto viene deciso per loro in altre sedi. Si sa, Le sentenze vanno rispettate. Vorrei però che in concreto mi venisse spiegato come sia stato possibile strutturare una sorta di strong arm of the low in grado di agire al di sopra di alcuni principi che credevo inalienabili per tutti, non solo per i cavalieri senza macchia e senza paura che devono comunque veder riconosciuta la propria condizione immacolata, . . . . altrimenti come sarà possibile in futuro mantenerli nei ranghi? Se non v'è la possibilità di crocifiggere per sempre, magari portandoli a commettere altri sbagli per poi sancire l'infallibilità dl sistema, coloro che devono essere l'esempio di come finiscono i cattivi, dividere i buoni dai cattivi potrebbe diventare complicato. Mi pare però che i cattivi siano in crescita e così, ci si trova sempre più tanti seduti dalla parte del torto perchè gli altri posti son già occupati.
In buona sostanza, ammesso e non concesso che la cartella di Equitalia sia legittima (non stà a me dirlo) e io non volessi sottrarmi all'espiazione delle mie colpe, come pensate sia possibile mantenere il decoro di far fronte ai propri doveri di base, senza la possibilità di percepire denaro per il proprio lavoro? O si sancisce il principio (a mio avviso presenta qualche rischio) che il recupero ed il reinserimento sia inutile se non addirittura sconveniente, oppure bisogna anche pensare che se una persona esiste, in qualche posto dovrà pur stare, qualcosa dovrà pur fare, mangiare etc, non vi pare?

M.