Redattore Sociale - Dire, 7 ottobre 2009
Secondo uno studio sugli effetti dell’articolo 75 del Dpr 309/90, la maggior parte dei consumatori non sono al corrente delle sanzioni. Prina (università di Torino): \"Conoscenza nulla o approssimativa\".
Le sanzioni previste nell’articolo 75 del Dpr 309/90 per la detenzione di sostanze stupefacenti non sono un valido deterrente per i consumatori. È’ quanto afferma uno studio sugli effetti dell’articolo 75, presentato questa mattina presso la Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma, all’incontro di Consultazione permanente inaugurato dal Dipartimento politiche antidroga in occasione della Conferenza Nazionale sulle droghe di Trieste. Secondo quanto afferma uno studio condotto dalle università di Torino, Piemonte Orientale, Milano Bicocca, Catania, Parma e Roma Tor Vergata, nel 2007 le persone segnalate per possesso di droga erano 32 mila, di queste il 76% segnalate per la prima volta e il 73% per uso di cannabis. Lo studio è stato realizzato su 18 nuclei operativi per le tossicodipendenze (N.o.t) sparsi in tutta Italia, su 311 consumatori segnalati in 9 province italiane e 232 consumatori non segnalati, i cui dati sono stati raccolti attraverso schede on line. \"Abbiamo fatto una ricognizione su un sistema complesso - ha spiegato Franco Prina, docente di sociologia della devianza dell’Università di Torino - e che funziona in molte parti d’Italia in modo differenziato, sistema in cui le prefetture assolvono questo compito dato loro dalla legge con grande differenza tra la situazione prima del 2006 e quella del post\".
Dai dati della ricerca emerge, prima di tutto, una scarsa conoscenza dell’articolo 75, che prevede per il possesso di stupefacenti la sospensione della patente di guida, quella del porto d’armi con il divieto di conseguirla, sospensione del passaporto e di ogni altro documento con stesso peso, e permesso di soggiorno per motivi di turismo con conseguente divieto di conseguirlo se cittadino extracomunitario. Il grado di conoscenza della norma da parte dei consumatori segnalati risulta variabile, in relazione all’età e alla condizione del soggetto. \"Sia gli operatori - ha spiegato Prina -, sia gli stessi consumatori segnalati intervistati dimostrano che la conoscenza dell’articolo è o quasi nulla o comunque è approssimativa, fatto di passaparola per quanto riguarda i più giovani. I più adulti, invece, spesso si avvalgono della competenza di un avvocato e sono aumentati i ricorsi\".
Nonostante quasi la totalità degli intervistasti fosse consapevole del consumo illegale, il 54,1% consumatori segnalati non era a conoscenza del procedimento dell’art. 75, mentre non lo è il 58,2% dei consumatori non segnalati. La maggior parte dei consumatori, però, ha dichiarato di aver continuato a consumare sostanze illegali dopo la sanzione. È questo uno dei motivi per cui, secondo lo studio, l’effetto deterrente della norma è stato messo in discussione.
\"Gli operatori sembrano essere concordi - spiega Prina -. sul fatto che la norma non incida molto sui comportamenti dei giovani in generale: non esiste una conoscenza del rischio di sanzioni tale da scoraggiare le esperienze di consumo e, anche se ne sono a conoscenza, ciò non li scoraggia né li spaventa\". Per molti dei consumatori, infatti, la sanzione spesso coincide non proprio con una riflessione sugli stili di vita, ma sulle modalità con cui procurarsi gli stupefacenti.
\"Incontrare la sanzione significa cambiare strategia per continuare a consumare - ha detto Prina -, esporsi di meno, approvvigionarsi in maniera più furba, senza dimenticare che per qualche persona, più maturi o spaventati dalla sanzione, in qualche caso la sanzione ha portato a non far uso di sostanze, ma non abbiamo tanti elementi per dire che questo sistema funzioni davvero\".