La crisi globale, europea in primis non è a mio avviso una crisi ciclica come se ne sono susseguite diverse nel corso della storia contemporanea, ma bensì una crisi di sistema.
Ci (im)pone un imperativo: cambiare paradigma.
Nei decenni passati, lo strascico dell'industrializzazione ha permesso una crescita parallela tra l'economia reale (ciò che si costruisce, si usa, di cui ci si alimenta) e quella finanziaria e virtuale (risparmi e investimenti). Oggi questa correlazione ha un significato diverso. Ci è imposta la depressione, la disoccupazione per creare sacche di povertà suscettibili di impiego a basso prezzo alle comodità di chi ha interesse speculativo.

Credo che la responsabilità di questo stato di cose sia da imputare in capo alle grandi lobbies finanziarie e industriali neo-mercantiliste, oscura faccia della medaglia delle istituzioni del fondo monetario internazionale, banca mondiale, Banca centrale europea.

Anche i cittadini hanno colpe ovviamente. Nei post più sopra si parlava di come, avendo fiducia smisurata nel sistema, si è vissuto oltre i limiti delle proprie ed aggregate disponibilità, in virtù di un presunto miracolo economico di cui ora paghiamo le conseguenze.

Non credo sia questa la nostra colpa. In verità credo che abbiamo sbagliato a prendere per giusto ed unico possibile questo modello di economia, cercando di difenderlo in nome della crescita. Parola che non fa per niente rima con benessere.

Potreste trovare importanti ed interessanti spunti di riflessione dalla lettura del libro Shock Economy di Naomi Klein e del saggio Il più Grande Crimine di Paolo Barnard disponibile gratuitamente online.

L'attuale recessione è solo l'inizio di una orribile spirale deflazionistica. A noi il dovere di svegliarci.