imone Farina, eroe buono del calcioscommesse, è rimasto senza squadra. Da simbolo del calcio pulito a disoccupato. In Italia non c’è posto per lui. Chiusa l’esperienza al Gubbio con la risoluzione del contratto per problemi di natura tecnica, andrà in Inghilterra a insegnare fair-play ai ragazzi inglesi. Poteva farlo ai bambini italiani, diventando ufficialmente il portavoce di uno sport sano e sgombro da ogni ipocrisia. Non sarà cosi. In questa scelta, certamente non voluta dal 30enne difensore, risiede tutta la contraddizione del sistema calcio italiano, che prima osanna i suoi protagonisti e poi li dimentica in fretta. Salito sul carro dei vincitori come esempio di correttezza - ospite d’onore della Nazionale, ambasciatore della Fifa -, adesso, si ritrova a terra. Da solo.
l suo nome ha fatto il giro del mondo dopo la denuncia della combine in occasione dell’incontro di Coppa Italia tra Cesena e Gubbio. L’ex compagno di squadra ai tempi delle giovanili nella Roma, Alessandro Zamperini, quasi fosse un’abitudine consolidata, gli chiese se era pronto a intascare una bustarella di 200mila euro pur di favorire il tarocco. Farina disse di no. Il risultato? Ora è senza una maglia da indossare. Come premio ha ricevuto tante chiacchiere e nulla di concreto in dote. A differenza di molti pentiti che grazie a sconti di pena, patteggiamenti vari, potranno tornare a giocare in tempi brevi.
Una vicenda tutta italiana, che rivela come spesso lo “spione” di turno non è visto di buon occhio. Anzi. Finisce per essere isolato ed emarginato. Nessuno lo vuole in spogliatoio, per paura che ciò che si dica dentro sia riportato fuori. Sarà vero? Sta di fatto che l’equazione spione-intruso sembra accostarsi bene alla storia dell’ex difensore umbro che ha vinto un campionato con il Gubbio e dopo aver disputato un discreto campionato in Serie B, non è stato cercato neppure da un club di Lega Pro. Che stranezza.
In realtà, Simone Farina, ha un’unica colpa: quella di aver compiuto il proprio dovere. E troppo spesso l’onesta non paga. Come non paga una certa mentalità che asseconda certi “favori” tra amici, specie nelle gare di fine campionato, cui spesso si assiste inermi, ma che si finisce per accettare (come tifosi) per il bene della squadra. Niente di più sbagliato. In questo caso a perdere è stato tutto il calcio italiano. Una sconfitta che poteva essere evitata, con l’aggravante che i nostri ragazzi avrebbero avuto bisogno dell’esempio di Farina per continuare a credere nello sport più bello del mondo.