Tre possibili soluzioni

Tre nuovi elementi possono far sperare in una soluzione in tempi ragionevoli per risolvere il problema della persecuzione contro i consumatori e coltivatori in proprio, innescato dalla Fini-Giovanardi.

- Il primo è la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare sulle droghe proposto da un cartello di 19 associazioni- Il secondo è una soluzione parlamentare attraverso un dibattito imposto e sostenuto dalle forze politiche più sensibili al problema

- Il terzo è rimandato al pronunciamento della Corte Costituzionale circa l’illegitimità della legge, la cui questione è stata sollevata dalla terza corte d’appello di Roma.

Quindi, se paragoniamo questo momento e le opportunità che ci offre, in comparazione con un passato molto prossimo in cui l’argomento era tabù, non possiamo che guardare con ottimismo all’evoluzione che queste tre nuove condizioni possono determinare per liberarci dalla legge più ottusa e oppressiva dell’Italia repubblicana.


Oltre ad invitarvi a firmare (nel vostro Comune o ai banchetti allestiti dalle associazioni promotrici) per l’introduzione di tre leggi relative a tortura, carcere e droga e assicurarvi che sarà nostro compito principale contattare ed informare i parlamentari di SEL e M5S affinché si arrivi nel più breve tempo possibile all’inserimento del problema “fini-giovanardi” nell’agenda parlamentare, vogliamo tornare sull’argomento “Corte Costituzionale” con una spiegazione di quanto è accaduto, ad opera dell’avvocato Luigi Saraceni:

La Corte di Appello di Roma (Terza Sezione, Presidente ed estensore Bettiol) ha mandato alla Corte Costituzionale la famigerata legge Fini-Giovanardi sulle droghe, ritenendola incompatibile con la Costituzione.

La vicenda nasce dalla condanna inflitta dal Tribunale a due ragazze, che erano state fermate dai carabinieri perché trovate in possesso di 4,6 grammi di marijuana. Nel giudizio di appello, svoltosi il 28 gennaio, il difensore delle ragazze ha eccepito la incostituzionalità della legge e la Corte di appello gli ha dato ragione.

La decisione è molto importante perché ritiene che la Fini-Giovanardi contrasta con la Costituzione sotto tre profili.

Anzitutto perché è stata inserita nel decreto-legge sulle Olimpiadi invernali del 2006, che con la droga non avevano nulla a che fare; inoltre i 36 articoli che compongono la Fini-Giovanardi sono stati inseriti al momento in cui il Parlamento ha convertito in legge il decreto, cosa possibile solo se i cambiamenti apportati non interrompono il legame logico-giuridico col decreto in approvazione e non ne cambiano la sostanza del contenuto (il decreto legge originario, 272/2005, aveva solo sei articoli; di questi articoli uno solo riguardava le droghe, con disposizioni per favorire il recupero di tossicodipendenti recidivi) .

A questo proposito la Corte romana si rifà ad alcune sentenze della Consulta, che hanno ripetutamente bocciato altri decreti-legge proprio perché il Parlamento li aveva approvati, stravolgendone il contenuto, al momento della conversione in legge.

I giudici romani sottolineano poi la assurdità della equiparazione di droghe “pesanti” e “leggere”, di cui “va rilevata la modestia degli effetti negativi sull’organismo, non differenti da quelli che provocano alcool o nicotina” e la “assenza di effetti di dipendenza nei consumatori di cannabis”. Perciò, dicono i giudici, comminare per la “cannabis” le stesse pene previste per gli oppiacei è irrazionale e contrasta con l’articolo 3 della Costituzione, che non consente di trattare allo stesso modo fatti fra loro così diversi.

Infine, secondo i giudici, la legge Fini-Giovanardi viola anche la legislazione europea perché “unificando la pena prevista sia per le droghe leggere che per le droghe pesanti” non si è attenuta ad una decisione del 2004 del Consiglio della Unione Europea.

Ora la palla passa alla Consulta, cui spetta di spazzare via una legge assurda che contribuisce quotidianamente al sovraffollamento delle carceri che tutti deprecano.

Auguriamoci che la decisione arrivi in tempi brevi, a meno che non sia il prossimo Parlamento a liberarci ancor prima di una delle peggiori mostruosità dell’era fini-berlusconiana.

Nel frattempo nessun giudice rispettoso della Costituzione può continuare ad infliggere condanne in base ad una legge che una Corte di appello della Repubblica ha dichiarato illegittima.

http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=5703