Citazione Originariamente Scritto da GOM Visualizza Messaggio
Stimatissimo Avv. Zaina,

ho notizia certa di una prossima disponibilità sul mercato di sementi di varietà di cannabis con alto contenuto di Cannabidiolo (15-20% CBD), cannabinoide non psicoattivo, e una percentuale di THC mai superiore all' 1%.
In pratica piante del tutto simili alla Avidekel, la "super marijuana che cura ma non sballa" presentata al mondo poco tempo fa dall' università Hebrew di Gerusalemme.

tali varietà hanno un enorme potenziale terapeutico, non provocano alcuna alterazione psichica perchè non sono minimamente stupefacenti, e potrebbero rappresentare un' importante strumento terapeutico di facile accesso per chiunque possegga un vaso e una manciata di terra.

pur sapendo bene che il limite di THC imposto dalla legge è del 0,3%, vorrei porgerle la seguente domanda: la coltivazione personale di tali piante è sanzionabile esattamente come quelle ad alto contenuto di THC? .. o il fatto di non essere stupefacenti (possedendo un tenore di THC talmente basso) può rappresentare un attenuante tale da evitare le dure sanzioni previste dalla legge per le varietà normali?

La ringrazio anticipatamente per la risposta, anche a nome di coloro che potrebbero trarre giovamento da questa altra meraviglia della natura.

con grande stima, cordiali saluti

Roberto
La ringrazio perchè mi permette di soffermarmi, seppur sinteticamente, su di una tematica che ho già, solo incidentalmente affrontato.
Or bene, ad oggi la giurisprudenza ha recepito quell'orientamento scientifico che ha individuato nel valore dello 0,3% di THC la soglia oltre la quale si ritiene concretizzato l'effetto stupefacente.
Taluni giudici, ancor più lungimiranti hanno "arrotondato" allo 0,5%,tale valore discriminante.
Se, dunque, lei ipotizza la coltivazione di una cannabis, che per la presenza di un alta percentuale di cannabidiolo, contiene un thc che si aggira attorno all'1%, devo purtroppo dirle che, nonostante la buona volontà interpretativa. verteremmo ancora in ambito di condotta penalmente rilevante.
Devo, poi, evidenziare - per rispondere ad un altro suo quesito - che i giudici non sono adusi a valutare in termini di circostanza attenuante, eventuali bassi dosaggi di thc, quanto piuttosto - al contrario - essi sono assai lesti a rilevare la portata negativa di percentuali di thc che si discostino da quelle usualmente basse, per ricavare, così, considerazioni idonee ad aggravare la pena.
Dunque, nonostante il M5S abbia lanciato "trionfalmente" l'idea (assolutamente di effetti limitati e quasi inutile visto che la giurisprudenza è già giunta a tali conclusioni) di codificare ex lege la percentuale dello 0,3% quale elemento di discrimine fra cannabis industriale e cannabis assumibile, ritengo che si dovrebbe avviare una riflessione in ambito scientifico per verificare con buona esattezza quale valore possa costituire effettivamente un effettivo spartiacque fra le due ipotesi, ritenendo che esso possa essere realmente superiore a quello attuale.
Se si raggiungesse un'indicazione certa e condivisa si potrebbe usare tale dato come punto di partenza per discutere della applicazione della scriminante della destinazione ad uso personale anche alla coltivazione.