In altra sezione del sito, PAWAN KUMAN solleva un'intelligente tematica concernente l'omicidio stradale.
Condivido in toto le preoccupazioni che ha espresso e che, seppure sotto altri profili ho - a mia volta - espresso martedì 2 gennaio, in un'intervista che ho rilasciato a Radio Capital sullo specifico tema.
Mi permetto di sottoporvi alcune brevissime riflessioni.
Lo stato dell'arte relativo all'accertamento delle condizioni di sottoposizione a stupefacenti da parte di un conducente in Italia e', attualmente ad un livello confuso e, comunque, poco chiaro.
Qualsiasi accertamento tecnico non permette, infatti, di individuare il dato fondamentale e cioè di definire esattamente il momento di assunzione della cannabis da parte dell'interessato, in quanto ciascuna forma di controllo tramite analisi non permette di superare lo spettro temporale retroattivo che risulta ampio.
Per le droghe pesanti, esso e' di circa 96 ore, per la cannabis può giungere addirittura a 40 giorni.
Sussiste invece, necessità di identificare esattamente e con certezza scientifica lo stato di abilità o disabilità temporanea del conducente, che apparentemente ha assunto in precedenza al controllo cannabis, per evitare esiti cd. falsi positivi.
Nel dubbio la Cassazione, dovendo accogliere questo dato metodologico scientifico (che risulta favorevole ai cittadini), si basa (quando i verbalizzanti lo scrivono) sulle percezioni soggettive dirette, vale a dire "occhi rossi, pupille dilatate, frasi sconnesse, andatura traballante".
Ci si trova ,quindi, alla merce' delle capacità percettive delle ff.oo. (e della loro ottima fede).....