Per carità tutto vero, ma mi permetto di porre una domanda.
Come mai il tribunale di sorveglianza di Bologna invece di sollevare un problema, non cerca di risolverlo?
Mi spiego meglio.
Se l'abrogazione della L. 49/2006 permette la scarcerazione di circa 300 detenuti, perché non procedere celermente senza tanti proclami?
Perché mai ricorrere ad un condono, quando basta applicare le pene della Jervolino-Vassalli (almeno per quanto concerne la cannabis) ricomputandole?
Perché è' proprio la magistratura a non essere rapida nelle fissazioni degli incidenti di esecuzione, che costituiscono la procedura ad hoc per risolvere la questione?
Perché una istanza presentata a fine febbraio ad oggi non è stata ancora fissata? Perché un'altra e' fissata solo a maggio?
Eppure si tratta di procedimenti la cui discussione e decisione importa pochi minuti.
Perché non vi è assunzione di responsabilità ed oneri da parte dei giudici?
E' sorprendente leggere che la trattazione dei singoli procedimenti (che ribadisco non richiedono tempi lunghi) crea rallentamenti, forse che i detenuti non sono persone che meritano un trattamento rispettoso dei loro diritti?
Quale tipo di difficoltà crea valutare una posizione singola?
Istruire una pratica dinanzi al Tribunale di sorveglianza diviene una procedura farraginosa in quanto di accavallano numerose ed inutili competenze di figure (assistenti sociali, educatori, organi carcerari, magistrati) che spesso si contraddicono o si ostacolano a vicenda.
Diciamo che ci vogliono procedure più snelle e che la magistratura di sorveglianza operi in maniera più penetrante e senza resistenze.
Pensate (e non faccio nomi per carità di patria) che in taluni tribunali di sorveglianza a distanza di mesi, una richiesta di liberazione anticipata (con la quale il detenuto potrebbe vedere ridotta la pena ed accedere a misure alternative al carcere) non è stata ancora presa in esame, ne' e' dato sapere quando verrà considerata.
Ed allora di cosa stiamo parlando?Meno proclami e più lavoro.