Gentilissimo Avv. Zaina la ringrazio molto per la sua precisazione ma forse conviene ricordare che giustizia e legalità troppo spesso nel nostro paese non viaggiano sullo stesso binario.
Estratto di una testimonianza presente su legalizziamolacanapa.org
"....Entriamo in casa ed iniziano a perquisire ovunque, uno di loro mi continua a chiedere urlando se avessi cocaina o hashish, ed io rispondo che ho solo le mie piantine di cannabis per me e mia moglie e che sono contrario all’uso di qualsiasi droga e agli alcolici. Intanto dividono me e mia moglie, io ad un piano e lei all’altro, mentre mi smontano la casa, mi strappano le prese della corrente. Lo stesso carabiniere dopo avermi minacciato di sequestrarci il PC, mi dice che mi vogliono aiutare e mi dice di dirgli chi avesse l’hashish e la cocaina, io rispondo che non saprei neanche dove andare a procurarmi delle marijuana, e al più posso indicargli i grow shop dove si vende tutto ciò che serve per la coltivazione, ma lui mi risponde che non gli interessa perché possono vendere “quei prodotti”, e quindi più incazzato di prima riparte anche lui con la perquisizione. Dico ai carabinieri che tutto quello che trovano è mio, e di lasciare stare mia moglie, ma loro dicono che non possono in malo modo............. …..dopo tutto questo trambusto, ci portano in caserma, e in seguito dopo averci portati in un’altra caserma a fare foto segnaletiche e impronte digitali, ci comunicano che ci avrebbero condotti in carcere. Ci fanno spegnere i telefoni cellulari che ci sequestrano, e prima di condurci in carcere , in seguito a nostra richiesta ci concedono una chiamata. Quindi parlo con mia sorella informandola dell’arresto, lei sapendo che non avevo nessun “giro” mi dice di stare tranquillo che avrebbe sistemato tutto, mentre io in stato confusionale e in modo ingenuo le dico sottovoce “E’ stata la vicina!!”, che lei conosceva per le descrizioni che le avevo fatto e con cui spiegavo quanto fosse maleducata, malvivente e viscida.
Mia moglie avverte suo fratello, e dopo essere passati da casa ci portano in carcere, dove entriamo con due sacchi neri, usati abitualmente per l’immondizia, contenenti i nostri vestiti e dove ci dividono. Io vado nella parte maschile e lei nella femminile. Non so più nulla di mia moglie, sto 38 ore in “infermeria” per la prassi di “osservazione suicidio”, poi dopo aver svolto alcune procedure di rito, essere stato minacciato per due volte da una guardia penitenziaria che mi voleva prendere a schiaffi fino a rompermi la faccia......."