Da tempo sostengo che le perizie tossicologiche in materia di stupefacenti, spesso non vengono redatte in maniera corretta, in quanto i consulenti utilizzano criteri errati.
In materia di coltivazione, infatti, è assai raro che si dia corso ad una verifica di ogni singola pianta, venendo, invece, preferito il ricorso ad un criterio superficialmente qualitativo, teso ad acclarare la generica presenza di thc nei vegetali. E', invero, doveroso verificare il sesso di ogni pianta, lo stato di maturazione di ogni pianta, nonchè sia la percentuale che l'effettiva quantità di principio attivo di ciascuna pianta, onde inferire la idoneità concreta di ciascuno arbusto a produrre sostanza drogante. Non è ammissibile, dunque, un dato puramente generico. Per quanto attiene alla detenzione, invece, in presenza di più reperti, il consulente sovente opera un esame o campione (prendendo un solo reperto ed estendendo presuntivamente agli altri i dati, i risultati ottenuti), oppure compie una somma algebrica dei singoli risultati, anche in presenza di percentuali tra loro differenti e sostanziali diversità organolettiche. Deriva da ciò (ad esempio) che un reperto che ha una percentuale di thc del 3% viene impropriamente sommato ad un altro che presenta un thc del 4%, e, quindi, oltre alla somma si opera una inammissibile media ponderale percentuale tra prodotti non assimilabili.
Queste osservazioni sono state odiernamente recepite dalla Corte di Appello di Brescia, che in un procedimento, ove la perizia di primo grado era incorsa in errori del tipo di quelli sopra indicati ha disposto una nuova perizia sullo stupefacente. Nella fattispecie, infatti, a fronte della circostanza che erano stati rinvenuti 7 reperti di marijuana, era stato esaminato uno solo di essi, mentre in presenza di due campioni di hashish, uno solo degli stessi era stato analizzato. In buona sostanza il consulente aveva ritenuto che fosse sufficiente l'esame di uno solo di essi, per desumere le caratteristiche di tutti, operando un sillogismo del tutto inaccettabile, attraverso la presunzione che tutti fossero identici. Per quanto, invece, concerneva la coltivazione si era proceduto ad una disamina generica di presenza di tracce di thc. Vi è solo da chiedersi a distanza di molti mesi quali saranno le risultanze peritali, ammesso che le sostanze e le piante non siano state già distrutte.