Permettemi - per una volta - di parlarvi di me.
Desidero affrontare un tema assai caldo, che involge le modalità dell'informazione giuridica dell'avvocato verso i cittadini, svolta per mezzo internet e con specifico riferimento alle novità giurisprudenziali e legislative.
Tutti voi conoscete il fine divulgativo e di confronto delle mie 2 pagine Facebook.
Esse non contengono mai vacue amenità, riferimenti personali privati, selfie di varia natura e gusto, commenti generici politici o sportivi, insulti, parolacce ed altro.
Tutti voi sapete, inoltre, che consultando le mie pagine Facebook - condivise da numerosi utenti - potete trovare costanti aggiornamenti in materia penale, con particolare e specifico riferimento al diritto degli stupefacenti.
Si tratta di un tema che, costantemente, appare in evoluzione (basti pensare le modifiche giurisprudenziali degli ultimi due anni) e che è divenuto una branca nevralgica della più ampia categoria penalistica e processualpenalistica.
La ricchezza degli argomenti e delle tematiche è fuori discussione.
Succede ora che con una pensata che non esito a definire "ironicamente" geniale il nuovo codice deontologico, concepito dagli alti vertici dell'Avvocatura, all'art. 35 comma 9 - pretendendo di regolare l'uso del web - vieti (come potete leggere infra) l'uso dei social network agli avvocati che intendano svolgere attività di comunicazione professionale (ma non a chi, invece, voglia raccontare pubblicamente questioni private, sciocchezze di vario genere, stati di animo et similia).
Non sto, qui, a riportare la capziosa ed inconcepibile ragione addotta, che mi appare del tutto irragionevole ed inconcepibile..
Seguendo, dunque, e rispettando questa stravagante idea, io (come altri avvocati impegnati in questo senso) non solo dovrei aprire un sito web ad hoc (assumendo ulteriori costi di istituzione e gestione), ma perderei, certamente quel contatto diretto ed immediato con voi che è il segreto dell'efficacia di questa comunicazione.
Voi che avete la pazienza di leggermi verrete, a propria volta, privati di un'iniziativa che, se non altro cerca di suscitare confronto e discussione su temi caldi e che è - a mio parere - un'evidente espressione dell'art. 21 Cost., in tema di libertà di pensiero.
Lungi, infatti, dall'assumere mai e neppure minimamente posizioni di collusione od in favore dell'uso degli stupefacenti e dell'istigazione a condotte illecite, il sottoscritto ha sempre cercato, invece, di informare rigorosamente i cittadini relativamente ai propri doveri ed ai propri diritti concernenti il rispetto del dpr 309/90, senza sconti od indulgenze.
Ho, infatti, sempre cercato di chiarire la mia tassativa posizione favorevole alla sola desanzionalizzazione di talune condotte, e, indi, favorevole alla legalizzazione solo in relazione al tema dell'assunzione o della coltivazione di cannabis per fini terapeutici.
Voglio, quindi, dirvi che :
1) ho consultato il mio Ordine di appartenenza affinchè mi dia il propri parere ed attendo risposta,
2) non escludo, peraltro, di sollecitare l'impugnazione di questa norma assolutamente incredibile (e sto usando a fatica eufemismi)
3) non escludo, inoltre di proseguire, anche dopo il 16 dicembre 2014, data di entrata in vigore del codice deontologico come forma di disobbedienza civile.
Consentitemi di osservare molto maliconicamente (dopo 35 anni di professione) che l'autolesionismo degli avvocati - intesi come categoria professionale - è certamente senza pari e non ha riscontri in altri settori.
Non abbiamo la capacità di difenderci da un disegno egemone (V. Commissione Gratteri), che vuole tacitare e neutralizzare il diritto di difesa, evidenziando ed amplificando abnormemente solo taluni aspetti negativi di malcostume e tacitando la funzione sociale del diritto di difesa tecnica.
In un momento di fermento normativo e giurisprudenziale concernente la cannabis e gli stupefacenti in genere, la decisione di vietare l'uso dei social network, [che proviene da un ente, che, invece, dovrebbe più preoccuparsi dell'uso sempre più demenziale degli stessi, da parte di molti professionisti che posto comunicati e foto autoreferenziali, privi di minimo interesse e di cui talora ci si dovrebbe addirittura vergognare], sanziona in modo discutibile chi, invece, intende usare correttamente questi mezzi di comunicazione, vi chiedo di manifestare il sostegno alle mie pagine (ed a tutte quelle che ritenete meritevoli perchè tante altre sono a rischio chiusura), soprattutto a STUPEFACENTI E DIRITTO facendo mettere alla stessa il "mi piace".
Potere dimostrare che la funzione culturale e divulgativa ha un riscontro è l'unica forma di opposizione ad una scelta ingiusta, per cercare di evitare che sia fatta tacere una iniziativa di informazione giuridica rigorosa e seria.
Grazie