il più grande processo in Italia viene celebrato a Roma presso il*Tribunale Penale*nei confronti di un prete, Don Ruggero Conti, parroco della parrocchia di*Selva Candida*a Roma, che dal 2001 si era reso responsabile di abusi sessuali nei confronti di 7 minori. Il prete nel 2008 viene arrestato e tradotto a giudizio. Le vittime ottengono una condanna a 15 anni e sei mesi di reclusione e a una provvisionale.

Il caso Bertagna
Don Pierangelo Bertagna, è l'ex-abate dell'abbazia di Farneta, nel comune di Cortona, in provincia di Arezzo.
L'11 luglio 2005 il sacerdote, 44 anni, viene arrestato a seguito della denuncia di un bambino tredicenne. Nei giorni successivi don Bertagna confessa di aver abusato di 38 bambini in tutta Italia. Diventato sacerdote a 39 anni, confessa abusi dal 1988, quando non era ancora entrato in seminario, compiuti ai danni di bambini e ragazzini dagli 8 ai 15 anni.
Ordinato sacerdote nel 2000 dal vescovo di Arezzo Gualtiero Bassetti, per tre anni presta la sua opera nell'abbazia di Farneta, a cui viene messo a capo nel 2003. Don Bertagna si ispira alle ritualità dell'associazione cattolica dei Ricostruttori nella preghiera, che conducono una vita ascetica con influenze new age e attirano a loro i nostalgici del*Sessantotto.
Nella confessione don Bertagna ammette che le violenze sono iniziate dapprima nella sua zona di origine, la Lombardia e il Bresciano, poi tra i Ricostruttori nella preghiera, di cui faceva parte, poi nel seminario e infine nell'abbazia di Farneta. Nel corso degli interrogatori don Bertagna confessa che i Ricostruttori nella preghiera e in particolare padre Vittorio Cappelletto, ottuagenario e carismatico gesuita a capo dell'associazione, ne erano a conoscenza. Padre Cappelletto ha sempre smentito di essere a conoscenza delle tendenze pedofile di don Bertagna.
Ha destato particolare clamore il caso di Marco Marchese (minorenne all'epoca dei fatti), un ex seminarista che ha denunciato abusi nei suoi confronti da parte di don Bruno Puleo;il parroco ha poi patteggiato l'accusa dichiarandosi colpevole. Marchese ha chiesto un risarcimento di 65.000 euro alla Curia di*Agrigento, ma il vescovo,*Carmelo Ferraro, ha risposto con una richiesta di 200.000 euro per danni di immagini alla Chiesa.
Questo caso ha assunto particolare rilevanza anche perché:
la vittima è stata invitata a rimanere in silenzio e non rivelare l'accaduto;
alla vittima è stato chiesto di perdonare chi ha perpetrato gli abusi;
il sacerdote colpevole degli abusi, ha subito come punizione da parte delle istituzioni ecclesiastiche il solo trasferimento in altra località, nella quale, in seguito, è stato accusato di ulteriori abusi sessuali nei confronti di minorenni.
Marco Marchese ha fondato un'associazionecontro la pedofilia.

Il caso Govoni
Il 20 maggio 2000 il sacerdote modenese Giorgio Govoni è stato stroncato da un infarto mentre si trovava nello studio del suo avvocato. Era sotto processo e attendeva il verdetto della sentenza di primo grado che sarebbe stato emesso qualche giorno dopo. Il 5 giugno del 2000 il tribunale di Modena in primo grado dichiara colpevole il prete della Bassa assieme ad una decina di indagati. La Corte d'Appello di Bologna dichiara che il prete morto non può essere giudicato in appello (art. 69). Il processo per accuse di pedofilia vedeva 15 imputati tra cui il Govoni, tutti condannati in primo grado. L'11 luglio*2001*la Corte d'appello di Bologna assolse con formula piena 8 dei 15 imputati e ridusse per i restanti la pena inflitta in primo grado dichiarando che nella Bassa Modenese non era mai esistito un gruppo di «satanisti pedofili». Per la Corte d'Appello, erano avvenuti solamente alcuni abusi entro le mura domestiche, argomento che faceva cadere l'accusa mossa al sacerdote e ad altri coimputati di violenze e riti satanici nei cimiteri. Varie interrogazioni al Ministro della Giustizia sottolinearono «l'errore professionale» di una ginecologa che relazionò di «centinaia e centinaia di violenze sessuali», cui seguì il decesso di Giorgio Govoni e di altri accusati e l'allontanamento di 17 bambini dalle proprie famiglie.
Il caso Cantini
L'ex-priore della parrocchia Regina della pace di Firenze, don Lelio Cantini, 85 anni, fu accusato nel 2004 da una ventina di fedeli e, successivamente, da alcuni sacerdoti di violenze sessuali, psicologiche e plagio con una missiva inviata alla Curia di Firenze.
La lettera fu inviata al vescovo ausiliare di Firenze mons. Claudio Maniago, già discepolo di don Cantini. Secondo gli autori della missiva don Cantini si sarebbe anche fatto consegnare denaro e beni dai suoi parrocchiani, risorse con le quali sarebbero stati ristrutturati la parrocchia di Regina della Pace e la canonica di Mucciano utilizzata per villeggiature e campi estivi.
Nell'ambito delle vicende di abusi sessuali rivelati dagli autori della denuncia, questi sostennero che all'interno delle «farneticanti visioni del futuro» don Cantini aveva costruito un «oscuro progetto» di costruzione di una «vera Chiesa contrapposta a quella di fuori corrotta e incapace», rappresentava «il primo», il «predestinato» del gruppo di giovani «eletti» da avviare al sacerdozio perché andassero poi a costituire il futuro clero della nuova Chiesa.
Una successiva missiva del 29 gennaio 2006 fu consegnata al card. Antonelli, in cui gli autori chiesero «un segno inequivocabile e definitivo». Successivamente si rivolsero alla Santa Sede in due lettere del 20 marzo e 7 aprile 2007, con cui lamentarono «la mancanza di una chiara e decisa presa di posizione da parte del vescovo». Una successiva missiva alla Santa Sede fu inviata il 13 ottobre 2006 da alcuni preti, venuti a conoscenza della vicenda. Alle lettere rispose il cardinale Camillo Ruini, ricordando alle vittime che don Cantini dal 31 marzo 2007 lasciò la Diocesi e augurandosi che ciò "infonda serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti"
Il 2 aprile 2007 l'arcivescovo di Firenze*Ennio Antonelli*e il suo ausiliare Maniago furono ricevuti in Vaticano da Benedetto XVI proprio per affrontare la vicenda. Fu avviato un procedimento canonico
A seguito dello scoppio dello scandalo, nell'aprile 2007, il card. Antonelli dichiarò che don Cantini è colpevole dei delittuosi abusi sessuali attribuitigli dal 1973 al 1987, nonché di falso misticismo di controllo e dominio delle coscienze. Gli fu proibito per cinque anni di confessare, celebrare la messa in pubblico, assumere incarichi ecclesiastici. Gli fu ordinato di fare un'offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna
Della vicenda si interessa la trasmissione televisiva Annozero del 31 maggio 2007 in cui due vittime raccontano alcuni dettagli degli abusi subiti da bambini.
Nel marzo 2008 si ha notizia dell'apertura di un'inchiesta penale nei confronti di don Cantini. Gli inquirenti si sono soffermati sia sulle accuse di abusi sessuali sia sugli aspetti patrimoniali. È stato ridotto allo stato laicale da Benedetto XVI.
Il caso Inzoli
Il sacerdote Don Mauro Inzoli, ex dirigente del movimento cattolico di Comunione e Liberazione e fondatore del Banco Alimentare, è stato processato secondo rito abbreviato e condannato a quattro anni e nove mesi di carcere per sentenza emessa dal giudice Letizia Platé in data 29 giugno 2016, con l'accusa di abusi su minorenni con aggravante di abuso di autorità.
Gli episodi di violenza sessuale contestatigli dal procuratore capo di Cremona Roberto Martino sono in tutto otto, commessi nell'arco di tempo che va dal 2004 al 2008, mentre altri dodici casi sono caduti in prescrizione e non più perseguibili.
Le vittime, di età compresa tra i 12 e 16 anni, sono state spesso abusate in più istanze e in diverse locazioni tra le quali l'oratorio, lo studio del prete*e nelle località di vacanza dove i gruppi di preghiera si riunivano. L'aggravante dell'abuso di autorità è motivata dai ruoli che il sacerdote ricopriva nell'esplicazione delle sue funzioni religiose e non, quali rettore del liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità. Dalle testimonianze delle presunte vittime è infatti emerso come la figura di Don Mauro Inzoli esercitasse su di esse una forte sottomissione psicologica, considerato dai genitori delle stesse vittime come "idolo meritevole di venerazione".
La prima azione di denuncia fu portata avanti tra il 1999 e il 2001 da parte dei genitori di uno dei ragazzi che si rivolsero all'allora vescovo di Crema, Angelo Paravisi, successivamente deceduto nel 2004, che dichiarò allora, a quanto riportato dal fratello della giovane vittima, che avrebbe preso in carico la faccenda ma che essendo una vicenda piuttosto delicata sarebbero occorse prove certe.
Negli anni successivi non vi fu però di fatto alcuna azione intrapresa nei confronti di Don Mauro, il quale continuo nell'esercizio del suo ministero. Nel 2009 due delle vittime si rivolsero inizialmente ad un religioso di loro fiducia a Milano e successivamente, insieme ad alcuni genitori, al vescovo di Crema, monsignor Oscar Cantoni. Qualche anno più tardi fu inoltre presentato un'esposto da parte dell' on. Franco Bordo, parlamentare del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà che successivamente lamentò in una sua nota della "ritrosia dello Stato Vaticano che, se è pur vero che attraverso monsignor Cantoni ha interdetto Inzoli dalla nostra diocesi per abusi sessuali su minori, non ha trasmesso alla procura italiana gli incartamenti di quelle indagini".
Tra il 2009 e il 2010 prese quindi avvio il procedimento ecclesiastico con l'obiettivo di accertare le condotte di abuso del sacerdote Inzoli, procedimento che culminò con la pronuncia della Congregazione per la dottrina della Fede, in data 6 giugno 2014, che invitava Inzoli ad una vita di preghiera e riservatezza prescrivendo al contempo una serie di condotte "la cui inosservanza" ricorda il gup nella motivazione "avrebbe comportato le dimissioni dallo stato clericale".
A seguito della pubblicazione dell'esito del pronunciamento ecclesiastico da parte del vescovo Cantoni, il 26 giugno 2014, il sindaco di Crema presentò un esposto alla Procura della Repubblica. Nello stesso periodo giungevano quindi in procura gli esposti dell'on. Franco Bordo e Giovanni Panunzio, quest'ultimo fondatore del comitato di volontariato dell'osservatorio Antiplagio, e di Francesco Zanardi, legale rappresentante dell'associazione Rete L'Abuso onlus.

Ora se dico che la Chiesa fa schifo, sono un qualunquista o siete voi cattolici ad essere peggio dell'Isis?