Dai ragazzi, ancora con le scie chimiche?!?!?!?!?!

Silvia Bencivelli sulla Stampa racconta la storia delle teorie del complotto sulle “scie chimiche”, tra le più popolari e diffuse online: si sostiene – senza prove, naturalmente – che dei misteriosi aeroplani (ma secondo alcuni anche aerei di linea) disperdano dell’atmosfera sostanze nocive con gli scopi più disparati: modificare il clima, diffondere malattie, modificare le opinioni delle persone, sedarle. Il tutto per conto dei governi mondiali, della CIA, delle multinazionali, eccetera. Negli anni queste teorie hanno ottenuto una diffusione crescente: solo negli ultimi dieci anni, tra il 2003 e il 2013, sono state presentate al Parlamento italiano almeno una quindicina di interrogazioni parlamentari sulle scie chimiche, quasi tutte da parte di deputati o senatori del centrosinistra (e ci sono un paio di nomi ricorrenti). Quando Report se ne occupò, descrivendole come bufale, Milena Gabanelli ricevette centinaia di email identiche.

Il padre delle scie chimiche si chiamava Richard Finke: non era uno scienziato, né un esperto di aeronautica, non aveva nessuna competenza in ambito di spionaggio ma si mise in società con un certo Larry Wayne Harris che aveva aperto un’ambiziosa ditta di consulenza contro gli attacchi terroristici (la LWH Consulting).
Era il 1997: i due, per farsi pubblicità, cominciarono ad inviare a chiunque email in cui annunciavano l’imminenza di un attacco. Ma le cose andarono male, il batterio della peste bubbonica non si fece vedere, e i due non si procurarono clienti. Fu così che Finke passò al contrattacco e scrisse a una mailing list sul bioterrorismo la seguente mail (riportata dal giornalista Jay Reynolds):
“Il direttore di Aqua-tech Environmental… rivela oggi di aver trovato 1,2-dibromoetano (una sostanza molto tossica e cancerogena, ndr) in campioni di acqua… raccolti da contadini di Maryland e Pennsylvania.
La sostanza sembra essere mescolata al carburante degli aerei e dispersa costantemente nei nostri cieli.
Le linee che riempiono i nostri cieli non sono scie di condensazione: vengono disperse e possono durare ore, rilasciando lentamente il flagello”. Il titolo, in perfetto stile complottardo, era scritto in maiuscolo, cominciava con Genocide on a wholesale (genocidio all’ingrosso) e conteneva la bellezza di cinque punti esclamativi su quindici parole. La bufala cominciò così a volare. Finché nel 1999 non trovò una legittimazione mediatica in un programma radiofonico dedicato a complotti e ufologia, Coast to Coast AM di Art Bell, grazie a William Thomas, un giornalista americano che tuttora ha un sito internet sulle chemtrails (cioè le scie avvelenate) e tuttora scrive libri sul tema. La sua homepage lancia oggi skyder alert: il primo social network per appassionati di scie chimiche che può essere scaricato sugli smartphone e permette di inviare foto del cielo solcato da strisce bianche direttamente ai propri politici di riferimento.