Sai @Dungle io sono convinto che la credibilità stia alla base di tutto, la società italiana è molto superficiale e si permette di giudicare al primo impatto, quando si dice che l'abito non faccia il monaco, beh io non la pensò esattamente così. Ho scritto il post a cui mi hai risposto dopo aver scansionato sui social i vari commentatori seriali, pagine e profili associati (si lo so ogni tanto mi annoio), magari sono capitato anche nella tua pagina, chissà. Da questo giro turistico nel profili social degli antipro italiani ho capito che chi vorrebbe rivoluzionare il sistema è per la maggior parte impreparato, inadeguato ed inefficace. Manca la credibilità, mancano le idee, gli slogan, mancano le facce giuste per aprire un dialogo con chi non la pensa come noi. Dopo aver passato un oretta a leggere e vedere video mi sono quasi dimenticato di chi sono e di come la penso, certi discorsi ti fanno venire la voglia di proibire e non certo il contrario. Io rientro nella categoria di consumatori protetti da questi personaggi, perché fumo e coltivo varietà selezionate accettate dal grande pubblico, ma per il resto è un tiro al bersaglio nei confronti di una sola persona, un solo prodotto è una sola azienda. Sempre detto che lungi da me difendere tale persona, prodotto e azienda, non me ne può fregar de meno, poi però scopri che i ragazzi che hanno l'associazione no profit con diversi utenti al seguito spala merda su l'azienda più popolare in ogni singolo post degli ultimi sei mesi e poi che fa? Pubblicizza la propria produzione, perché loro sono più bravi, più etici e più onesti. Si ma in base a cosa?
Ma davvero l'antipro si è trasferito su Facebook? Ma per quanto ancora ci dobbiamo sorbire le foto comparative Olanda/Spagna o quelle in cui si sonda quale varietà preferireste rispetto ad un altra con sotto la schiera di commenti di 15enni che sbavano?
Ieri mi sono fatto un giro al growshop, era troppo che rimandavo i travasi, quindi ho preso la macchina e son partito in direzione. Dovevo prendere solo un paio di cose, però come sempre una chiacchiera tira l'altra e sono stato dentro quasi un oretta. Vi sto dicendo questo perché fondamentalmente sono venute fuori due tematiche inerenti alla discussione:target clientela e cannabis light.
Frequentando i forum ho sempre immaginato i miei interlocutori a mia immagine e somiglianza, tutti più o meno coetanei in base ai vari periodi della vita, interessi e frequentazioni più o meno simili. La realtà dei fatti e ben diversa. Ricordl i primi raduni di Enjoint, gli sbarbati erano sempre in minoranza a dispetto di una percentuale maggiore di coltivatori più esperti e non sto parlando di cannabis
Infatti parlando con il ragazzo dietro al banco pare che siano rarissimi i ragazzi che coltivano, la clientela è variegata, uomini e donne 25/60 anni. Tutti quegli insospettabili, gente all'aspetto normale, il tuo vicino di casa che coltiva illegalmente in casa propria. A quanto pare gli sballoni non frequentano i growshop insomma. Semi-cit.
La supercazzola può sembrare fine a se stessa ma non lo è, descrivo questa situazione perché uscendo di li mi sono domandato: io, alla soglia dei trent'anni, con un'attività più o meno avviata e con una vita normale a tratti forse anche noiosa, cosa ho in comune con 18/19/20 enni che iniziano oggi un percorso che in 30 anni non ha portato a niente fatto di street parade, partybag e video denuncia su fb? La voglia di far festa e l'antipro non devono necessariamente andare di pari passo eh! Il popolo se vede le immagini del canapisa non è che ha voglia di indire un referendum perché guarda cazzo che ingiustizia gli abbiamo tolto le canne a questi ragazzi così perbene.
Scusaste lo svarione incompleto ma devo andare a pranzo, se riesco dopo continuo e concludo il post. Spero che nessuno se la prenda a male, è solo la mia idea che si basa sul mio dogma, una filosofia che ti permette di vivere più o meno tranquillo nella mia cazzo di citta: "vestirsi bene, comportarsi male".
Ciao a tutti e buon pranzo, per i dissing canaposi rivolgersi a @green_youth