Condivido in tutto e per tutto la recensione di Gam.
Mia prima fiera di settore, dentro la fiera ho fatto un paio di giri tra venerdì e sabato, ho visto tanta di quella canapa/cannabis light che il resto delle giornate l'ho passato fuori a parlare con amici e sconosciuti trovando dei momenti di scambio molto più costruttivi della fiera in sè, perché analizzava il fenomeno della light e del canapone, del mercato che c'è dietro volto a trarre profitto (sabato, a fine fiera, c'era pieno di persone che correvano da tutti a far annusare i sacchi pieni di canapone esaltandolo, quando fino a due minuti prima noi magari stavamo fumando cannoni di erba illegale ma autoprodotta, non comprata finanziando un mercato non di svolta sociale ma di profitto) e di come si potrebbe sfruttare il fenomeno dando una svolta positiva a livello sociale per l'antiproibizionismo legato alla cannabis e per chi autoproduce cannabis illegale.
Cosa che non ho riscontrato invece nella fiera, nessun punto di dialogo (a parte FreeWeed che provava ad instaurare discussioni che però son meno interessanti agli occhi di chi va con l'intento di prendere semi "scontati", attrezzi per indoor o prodotti per il growing a prezzi ridotti di quanto troverebbero nel growshop di fiducia) se non le conferenze alle quali non si poteva assistere se non abbandonando ciò che si stava facendo in quel momento (la maggior parte dei visitatori della fiera andava lì per comprare cose, non per informarsi costruttivamente, quindi figurati se abbandonavano le tipe agli stand per partecipare e dibattere).
Canapone, canapone e canapone dentro la fiera.
Primizie fuori.
Sinceramente in un momento in cui la coltivazione rientra nel reato amministrativo e non penale, vedere che ci sia così tanto movimento per produrre e vendere canapone ma nessuno interessato a organizzarsi per creare un percorso che volga alla regolamentazione dell'autoproduzione... a 21 anni perdo la speranza in ogni forma di cambiamento in positivo per noi... Poi ripenso alla frase postata settimane fa di Camus sulla speranza e quindi continuo a rompere le palle a quante più persone posso, perché so che al cambiamento si arriva solo se tutti gli operatori del settore (compresi i semplici fattoni) si impegnano ad organizzarsi ed organizzare, solo se non ci si chiude nei propri lochi ma ci si apre alle piazze con iniziative più che sensate, dalla distribuzione di piante di canapa alla regalo/vendita (dal prodotto gratuito a quello a 5 euro 20 grammi -non di semi-) di fiori, alle presentazioni/conferenze di avvocati e medici attivi.
Gli attivisti con conoscenze in tutta italia ci sono, associazioni, aziende, avvocati, medici, docenti, produttori, shopper, autoproduttori ci sono.
E' davvero così impensabile pensare meno al proprio profitto (che non vuol dire "non devi guadagnare", sia chiaro) ed iniziare ad intavolare tra tutti un percorso sensato nel quale far partecipare la scena antiproibizionista italiana?
Con la facoltà e la forza che se le grandi aziende si escludessero da questo progetto le riviste non gli vadano dietro arrivando a criticare gli "altri", accusandoli e tornando alla situazione statica in cui siamo tutti divisi perché ognuno pensa al proprio interesse. Anche solo i piccoli produttori con i quali creare reti regionali devono avere parola tanto quanto (se non di più) di chi compra e rivende...

Faccio sempre i soliti discorsi, sempre incasinati uguale che magari non si comprendono nemmeno, però se son attivo poco su questo foro è perché non ricevo risposte da chi è molto più grande di me e certe situazioni se le è già vissute in passato (anche se in contesti diversi) e sa se sia possibile interfacciarsi con ogni settore per portare avanti iniziative coordinate in un filo coerente, ed eventualmente perché no e perché non sia possibile andare oltre a certi scazzi o superare organizzazioni che hanno dimostrato pensare al proprio interesse e non alla causa...