Pietro Ispano, "Il tesoro dei poveri", in Practica Jo. Serapionis (fol. CCLVII)

Dolore all'orecchio.
Item: la stoppa di canapa intinta in bianco d'uovo fa molto bene. L'ho provata.

In tema di raccolta e di pettinatura della canapa, mi si permetta una rapidissima parentesi, per rispondere indirettamente a un dubbio che deve avere tormentato il lettore piú versato in botanica e in tassonomia vegetale: in che misura la specie Cannabis sativa europea è comparabile per composizione chimica, e quindi per i suoi effetti psicoattivi, alla Cannabis indica egiziana e mediorientale?


Charles Baudelaire, Il vino e l'hashish (capitolo IV)

Durante la mietitura della canapa, avvengono talvolta degli strani fenomeni a quelli che, maschi o femmine, vi lavorano. Si direbbe che si alzino dalla messe non so quali spiriti vertiginosi che circolano intorno alle gambe e salgono maliziosamente fino al cervello. La testa del mietitore è ora piena di turbinii, ora carica di fantasticherie. Le membra si indeboliscono e si rifiutano di rendere servizio.

La fitochimica moderna ha dato ragione a Baudelaire: anche se piú povera in derivati cannabinolici, la cannabis delle nostre regioni non è priva di effetti psicotropi.
Riprendendo il filo cronologico del nostro discorso, viene da domandarsi se nelle città marinare del Mediterraneo la medicina e la cultura dell'Islam non avessero lasciato qualche segno piú esplicito delle azioni psicotrope della cannabis. La cosa può sorprendere, ma sembra proprio di no: uno dei testi piú autorevoli della Scuola di Salerno, Le medicine semplici di Matteo Plateario, praticamente la ignora, tranne una brevissima menzione fra certe "cure aggiuntive delle ferite". Lo stesso vale per la Pratica di Serapione (ibn Sarabiyun) e per altri testi arabi coevi.
Come spiegarci questo silenzio? Forse bisogna ricordare che la cannabis è pianta dai forti effetti disinibitori sul sistema nervoso centrale: si pensi agli "spiriti vertiginosi" di Baudelaire che "salgono maliziosamente fino al cervello", o all'impiego afrodisiaco che ne ha fatto per secoli, in India, la medicina ayurvedica. Ebbene, per tutte le religioni di un solo libro l'eresia è, come sosteneva a ragion veduta san Paolo, opera dei sensi. La disinibizione diventa facilmente sensualità, e quest'ultima ancora piú facilmente eresia (soprattutto se l'azione fisiologica di una pianta è figura, secondo lo spirito di Agostino, di realtà trascendenti). Un buon esempio di questo sillogismo, in campo musulmano, ce lo offre un mercante dell'epoca; anzi, il mercante per antonomasia: Marco, figlio di Niccolò Polo, Veneziano.


Marco Polo, Il Milione, XV (8)
(trad. it. di G.B. Baldelli Boni, 1837)

[Siamo nell'anno 1170, gravi scismi turbano la legge di Maometto] Hassan, figlio di Sabbah, nativo di Thus, per sottrarsi all'oscurità a cui parevano condannarlo i suoi natali, volle farsi promulgatore di nuova setta, via per la quale molti in Asia sperarono nominanza, ed abiurata ogni legge, spaziò quanto a lui piacque in imaginarie opinioni, e volendo ogni culto esteriore abolito, perciò i suoi seguaci detti furono Bateniani. Ei fece i suoi studi


sotto abili professori maomettani, e si diè fama con dispute, con lunghe peregrinazioni, e dopo varie vicende tornò in Persia, e in Damagan ebbe numerosi seguaci, consentendo a ciascuno dissoluzione di massime e di costumi. Fece l'acquisto del castello di Alamut da uno dei suoi discepoli ... Le rivoluzioni operate in Persia dai Selgiuchidi favorivano il suo ingrandimento, poté fabbricare o usurparsi altre castella nella parte alpina della Persia detta Rudbard, che la natura scabrosa e aspra della contrada, e l'arte renderono inespugnabili, perciò Veglio o Signore della Montagna fu detto, essendo che in Arabo abbiano i due vocaboli un medesimo suono. Qui fondò la piú nuova, la piú empia tirannide di cui parlino le storie. Poco formidabile per l'ampiezza di stato si rendé tale col terrore ... Il Veglio inondò di predicatori della setta le terre maomettane, s'accerchiò di giovinetti robusti, e prestanti, che faceva rapire, ed usava ogni arte per farli ciechi ministri dei suoi voleri. All'uopo nudrivali dell'inique sue massime, gli affascinava co' prestigi delle voluttà. In amena e segreta parte del suo castello fece costruire incantevoli giardini, ove raccolse tutto ciò che diletta, eccita, appaga la fervida imaginazione giovanile. Colui che voleva mandare, o trarre da quel giardino, che appellava paradiso, inebriava con una polvere. Ed i donzelli, che uscivano da quel pantano di voluttà, sel ricordavano come d'una visione, d'un incanto ed ardevano d'esservi ricondotti. E il Veglio prometteva loro, che se cieca obbedienza gli presterebbero, se spenderebbero al suo servigio la vita, eterni sarebber quei contenti. Cosí tanto gli inanimiva, tanto gli affascinava, che reputavasi beato colui, che si avventurava pel Veglio ai piú dubbi cimenti.

Come si sa, la setta musulmana del Veglio della Montagna è quella Ismailita degli hashishiya, gli "uomini dediti al hashish", famigerata tra Crociati e Arabi ortodossi e temuta da entrambi per le sue dottrine esoteriche e il suo estremismo politico. Oltre che agli hashishiya, la cannabis si trova associata a partire dal XII secolo anche ad altri ordini mistici dell'Iran islamico, in sapore di eterodossia. Non diversamente, nel mondo cristiano l'uso di piante psicotrope sarà collegato a una nuova forma di eresia che prenderà definitivamente corpo soltanto qualche secolo dopo Marco Polo: lo heresis strigiatum, la stregoneria.


Dal saggio di Carlo Maria Cipolla, che si trova in Allegro ma non troppo (Bologna, Il Mulino, 1988), ho preso la citazione di Filippo di Vitry. Non a Cipolla si deve però ascrivere l'idea che le campagne dell'età di mezzo fossero teatro di esperienze "psichedeliche", ma a Piero Camporesi, che l'ha espressa e documentata forse meglio che altrove in Il pane selvaggio (Il Mulino, 1980).
Una santa come Hildegarda di Bingen, che oltre a essere estatica scriveva libri di storia naturale, componeva musica e conversava con papi e imperatori, non poteva non attirare l'attenzione dei biografi. Tra i numerosi libri apparsi su di lei suggerisco: Hildégarde de Bingen: Conscience inspirée du XII siècle, di Régine Pernoud (Monaco princ., Éditions du Rocher, 1994); la biografia, di Walter Pagel, pubblicata in Dictionary of Scientific Biography (New York, Scribner, 1972), con bibliografia; e il breve saggio del neurologo inglese Oliver Sacks in The Man Who Mistook His Wife for a Hat (New York, Harper, 1970. Trad. it. di C. Morena: L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Milano, Adelphi, 1989). Il passo di Hildegarda è dal Liber de plantis, cap. XI, e si può leggere nel suo originale quasi-latino nella Patrologia dell'abbé Migne (CXCVII, Parigi, 1855), o in traduzione francese (Grenoble, Millon, 1988). A proposito del latino di Hildegarda: non sono riuscito a identificare l'affezione che lei chiama "slim"; né il Glossarium di Du Cange né il Wörterbuch di Grimm ne danno notizia. Pierre Monat, che ha curato la traduzione francese, lo rende con écoulements d'humeurs.
Infine, il Thesaurum pauperum di Pietro Ispano si trova tradizionalmente in calce alla Practica Jo. Serapionis (Lione, Jacob Myt, 1525) ed è citato da quella fonte; ma ne esistono anche un'antica traduzione italiana (Libro dimandato il tesoro dei poveri, Venezia, Giovanni Alvise de Varesi, 1500) e un'edizione moderna (Obras medicas de Pedro Hispano, Coimbre, M. H. da Rocha Pereira, 1973). Sull'uso dell'hashish nel mondo arabo, si veda "The Pharmacohistory of Cannabis Sativa" di Raphael Mechoulam, in Cannabinoids as Therapeutic Agents (p. 1-19), volume edito dallo stesso Mechoulam (Boca Raton, CRC Press, 1986).

L'INVENZIONE DELLA STREGONERIA
E LA SCOPERTA DEL NUOVO MONDO
(XV-XVII SECOLO)

La stregoneria, dunque. Sulla vessata questione, gli uomini di cultura agli albori dell'età moderna si divisero, come spesso accade, in due categorie: quelli che ci credevano, e quelli che ci credevano ma...
I primi dicevano: le streghe si spalmano il corpo con un unguento diabolico e grazie a esso volano nella notte al Sabba infernale; lí incontrano il Demonio, ci fanno l'amore e ne combinano poi di cotte e di crude. I secondi dicevano invece: sí, è vero che ci sono delle donnette scimunite che raccontano di queste frottole, ma se le immaginano; e a dar loro queste credenze bizzarre sono certi unguenti che si preparano usando erbe e radici atte a produrre allucinazioni e delirio. Anzi, aggiungevano, abbiamo le prove: figuratevi che hanno trovato alcune di queste poverette in piena catalessi, abbarbicate a un pagliericcio o a una trave; ed esse, svegliatesi, sostenevano cocciutamente che no, loro non avevano dormito, avevano volato davvero su città e villaggi e avevano in

contrato bei giovani e avuto ogni sorta di avventure.
Uno di tali increduli, lo spagnolo Andres Hernandez de Laguna, medico nella città lorenese di Metz, spinge il suo scetticismo fino a cercare nella capanna di due vecchi, accusati di stregoneria, l'unguento con cui questi si cospargevano per immaginarsi il Sabba con i suoi annessi e connessi. Non solo lo trova, ma ne lascia la dettagliata descrizione che segue.