VERGOGNA!!!

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Storie di ordinaria ingiustizia quelle che ci vengono rese note dalla stampa o dall’esasperazione di chi è vittima della superficialità dei giudici e dell’indifferenza degli avvocati. Storie di persone che non avendo la possibilità di difendersi degnamente e con le dovute risorse economiche, spesso, quasi sempre, aspettano la mannaia con rassegnazione e sconforto.
L’anno scorso circa 20.000 persone hanno varcato le porte di un carcere per rimanervi solo due o tre giorni, reati minori, socialmente e facilmente assorbibili, ma che pur hanno stravolto la vita e il portafoglio di migliaia di famiglie.
Ci chiediamo ingenuamente perché persone innocenti non possano avere la soddisfazione di vedere proclamata la loro estraneità ai crimini imputatigli, perché alcuni altri vengono perseguiti e tartassati per colpe che non hanno commesso e come altri debbano pagare per un crimine che non provoca per la collettività né danni né vittime.
Nello stesso momento l’indignazione per come vengono invece trattati altri casi di criminalità provata o di dissoluzione nei comportamenti personali e nei confronti dell’etica sociale, non riesce ad essere trattenuta.
E così, impotenti e nauseati veniamo a sapere che una persona di 40 anni viene condannata a sei anni e due mesi di reclusione per il possesso di circa 400 g. di cannabis (http://www.ilfriuli.it/if/cronaca/63043/), mentre consultando internet per sapere a quali condanne siano stati assoggettati i responsabili di crimini relativi ai reati di pedofilia o violenza carnale, ci risulta insopportabile constatare che le pene sono spesso inferiori ai sei anni affibbiati ad un detentore di cannabis, ci risulta ripugnante di come molti “don” riescano a farla franca, di come riescano il più delle volte a sfuggire alla condanna con un semplice trasferimento di diocesi, di come molti uomini che hanno violentato sia il fisico che l’anima di povere sventurate, riescano a cavarsela con pene più che miti, ci risulta difficile da digerire di come molti potenti possano gestire droghe, donne e denaro sporco ricevendo solo delle ammonizioni o delle energiche tirate di orecchie, ci crea un fastidio esistenziale vedere di come i piatti della bilancia della cosiddetta “giustizia” possano salire e scendere a seconda di chi sia giudicato, di come sia considerato diverso l’uso di cocaina praticato da Lapo Elkan, da Marrazzo o dagli amici di Berlusconi in confronto all’inflessibilità esercitata contro innocui detentori di cannabis.
Non possiamo sopportare ulteriormente che per noi, per distruggerci la vita, possa bastare la richiesta di un drug test o la spiata di un cittadino “esemplare”, mentre per i nostri politici viene prevista una richiesta e una prova anonima e volontaria, che i tutori dell’ordine possano avere il diritto di ribellarsi alla richiesta e riuscire ad evitarla, che monasteri e accoglienze riservate vengano concesse ad esponenti politici, nonostante l’evidenza dei reati!
Non possiamo e non dobbiamo più vivere con rassegnazione le storie di ordinaria ingiustizia, ma dobbiamo riprendere per i capelli quella dignità che cercano di sottrarci per il semplice fatto di non essere come loro, di credere in quei valori di cui l’autocrazia imperante si riempie la bocca e tradisce ogni momento.
Rendiamo note le nostre vicende, scriviamo ai giornali che ci dipingono come criminali per spiegare la nostra versione, rispondiamo alle accuse con delle lettere aperte indirizzate a chi ci giudica, e soprattutto non patteggiamo mai, per il semplice fatto che non abbiamo commesso alcun crimine!
Siamo pronti a reagire sull’onda dell’indignazione montante, ma nel frattempo stiamo serenamente seduti sulla riva del fiume, non si sa mai che qualche cadavere possa iniziare a galleggiare davanti a noi, trascinato da quella corrente che loro stessi hanno generato!
Giancarlo Cecconi – ASCIA
Legalizziamolcanapa org Team